L’Italia, il Paese più motorizzato d’Europa

 Giuseppe Lembo

In Italia circolano, nonostante la crisi ed il sempre più crescente declino economico, ben 50 milioni di mezzi a motore. Consumano petrolio, tanto petrolio, una risorsa da una fonte energetica sempre più esauribile che importiamo da altri Paesi con un costo che pesa e non poco sulla bilancia dei nostri pagamenti. Siamo il Paese più motorizzato d’Europa; il trasporto pubblico, per altro con tante ombre nel suo funzionamento a servizio dei cittadini, è sempre più indifferente agli italiani che, per i loro spostamenti, preferiscono prima di tutto l’automobile. L’Italia è all’avanguardia nella sua passione per le quattro ruote che costano e non poco, sia al pubblico che al privato. Nonostante le crescenti difficoltà economiche preferiamo vivere di confusione e di ingorghi da traffico. Tutto questo succede soprattutto per poca informazione; tanto, nonostante l’informatica che da noi proprio non riesce a trovare quell’applicazione intelligente per migliorare nel nostro Paese la qualità della vita sia individuale che collettiva.

Mentre in altre realtà del mondo pensano a ridurre e/o addirittura eliminare il traffico privato (uno sguardo sul mondo ci dice che le città come Helsinki e Lione hanno programmato addirittura il loro addio al traffico privato), nel nostro Paese, con indifferenza per tutto quello che di negativo comporta, ci si continua ad ubriacare di traffico ed a fare dell’automobile il mezzo che riesce ad ottimizzare come niente altro, la propria quotidianità, facendo così delle quattro ruote, un insostituibile compagno di vita.

Tutto questo ha un alto costo; incide e non poco sulla stessa qualità della vita sia individuale che collettiva.

Incide, prima di tutto, sul mancato risparmio di tempo e di denaro; ma incide in senso più generale, con grave danno ambientale, soprattutto sull’inquinamento per effetto degli scarichi che avvelenano la nostra vita, creando gravi danni alla salute.

Mentre il mondo si attrezza sempre più all’uso del mezzo pubblico (i newyorchesi percorrono ogni anno oltre 18 miliardi di miglia con mezzi pubblici), in Italia si preferisce rimanere soffocati nel traffico, in un quotidiano megaingorgo da vera e propria trappola mortale.

L’Italia è un Paese sempre meno virtuoso; è sempre meno attento a difendere la qualità della vita verso cui cresce inopportunamente l’indifferenza della gente che, oltre a fare male agli altri, riesce molto bene, a fare male anche a se stessa.

In Italia lo stress da traffico è una costante nazionale; il Paese è unito in questo, dal Nord al Sud.

A Roma i cittadini romani passano ben 92 ore all’anno intrappolati nel traffico, respirando veleni di scarico e perdendo tra l’altro il diritto alla libertà di movimento che viene tolta al malcapitato cittadino italiano da un sistema di megaingorgo con l’impossibilità assoluta di evitarlo; a Palermo le ore annuale dei cittadini sequestrati in un ingorgo fortemente soffocante sono 87; a Milano, poche meno, ossia 83 le ore vissute dai cittadini milanesi nell’ingorgo soffocante e fonte di mala salute.

Intanto le auto, nel loro divenire fatto di gioie e di dolori, dopo un secolo di continuità fine a se stessa, si vanno preparando a cambiamenti epocali fortemente stravolgenti.

Una vera e propria svolta; saranno sempre più interessate dalle tecnologie digitali che si spera, ne disciplineranno l’uso in modo intelligente e sempre meno invadente.

Tanto succederà positivamente per il bene di tutti sempre che lo vogliano gli uomini, tornando il più possibile ad una saggezza antica che ha al primo posto l’impegno umano finalizzato a saper garantire il rispetto dell’uomo per l’uomo e dell’uomo per la natura. È un’esigenza di vita ormai assolutamente inderogabile.

Se non si fa questo è veramente la fine.

Il futuro, il futuro del mondo, è ormai appeso ad un filo; può, fragile com’è, rompersi all’improvviso ed in ogni momento. Per il dovuto rispettoso impegno di tutti nei confronti del futuro che verrà, occorre cambiare; occorre ritrovare un insieme più umanamente socializzato. Occorre nel nostro Paese più che altrove, tornare ad essere virtuosi, rispettando così come si conviene, i propri simili e la natura sempre più ammalata di uomo. Se a Zurigo il 63% degli spostamenti avvengono sulla rete dei trasporti pubblici, se a Copenhagen il 36% della mobilità urbana è con mezzi pubblici, perché mai la poco virtuosa Italia da Torino a Palermo ha un utilizzo delle vetture pari al 70% ed un impiego dei mezzi pubblici molto inferiore al 10%? Non è forse questa una grave anomalia tutta italiana? Un’anomalia solo in parte dovuta all’inefficienza del servizio pubblico; è, purtroppo e prima di tutto, fortemente dovuta alla gente italica che, anche per soli cento metri da percorrere, continua a prendere la macchina sprecando risorse e facendo male, tanto male alla propria salute che, sembra in questo nostro malmesso Paese, non interessi a nessuno; proprio nessuno. L’importante è però avere il primato di essere il Paese più motorizzato d’Europa e forse del mondo.