La brutta fine dell’occidente per un disastro da tempo annunciato

Giuseppe Lembo

L’Italia, l’Europa e tutto l’intero Occidente sono in grave crisi; sono in grave difficoltà e non sanno che fare per una soluzione possibile ai gravi problemi di una quotidianità sempre più difficile;  per una soluzione che permetta di uscire dalla crisi e di incamminarsi, come nella volontà dei più su di un cammino di pace, di rispetto umano, di speranza per un futuro migliore; di cambiamento e di progresso come nelle attese globali dell’uomo globale del Terzo Millennio. Purtroppo non ci sono ricette miracolistiche per uscire dalle difficoltà che ha provocato una così forte fibrillazione in tutto l’Occidente, in Europa ed in particolare nel nostro Paese dove, oltre ai tanti mali estremi, c’è una profonda crisi economico-sociale e soprattutto politica al suo interno, confuso e senza un progetto del possibile da farsi per il bene del paese; per il bene di tutti, al fine di fare concretamente il bene italiano e così uscire da una crisi che rischia di impadronirsi del nostro futuro ormai privo di prospettive possibili a causa di un presente sonnacchioso ed ammalato di un male oscuro assolutamente inguaribile. C’è nell’aria una forte confusione; c’è la volontà diffusa del nuovo basato purtroppo sempre più spesso sul niente; tanto, cancellando modelli comportamentali spesso secolari, il frutto di un percorso di un insieme umano lungamente stratificatosi nel tempo. Purtroppo, viviamo una condizione umana fortemente confusa. Come si può dire a Massimo Riva (l’Espresso numero 37 del 18 settembre 2014), quando nel suo avviso ai naviganti, con proposte e suggerimenti per salvare il salvabile dell’Italia, dell’Europa e forse dell’intero Occidente, evidenzia il vuoto; quel vuoto di rappresentanza che porta inevitabilmente ed unicamente al disastro; al disastro da tempo annunciato. Purtroppo senza gli uomini giusti capaci di capire che cosa fare per cambiare il mondo, non si fa altro che assommare errori ad errori, senza trovare le soluzioni opportune e possibili ai tanti problemi che, così facendo, si aggravano e rendono sempre più difficile il futuro degli uomini sulla Terra, che hanno bisogno di scelte coraggiose per evitare di essere travolti da eventi sempre più globalmente complicati. Per far capire quanto siamo nel sacco Massimo Riva dice che, nell’orizzonte europeo, si vedono “solo ometti e donnicciole che si guardano l’ombelico”. Una frase che sta a dimostrare le reali condizioni di un orizzonte europeo drammaticamente al capolinea; umanamente è purtroppo privo di quelle risorse che possono far cambiare le cose, liberando tante realtà ammalate da mali oscuri, poi trasformate in realtà di speranza di vita; in realtà di vita in cui anche l’impossibile può diventare assolutamente possibile. Nel condividere e nel fare mia la simpaticamente tragica definizione dell’impoverimento umano così come visto da Massimo Riva, riferito all’Europa, con profonda amarezza, vi riconosco in modo drammatico, soprattutto l’Italia, il nostro paese, dove, ormai in profonda crisi di genialità umane, è diffusamente presente un mondo affollato di “solo ometti e donnicciole che si guardano l’ombelico”; una presenza inopportuna e scomoda di cui si potrebbe assolutamente e senza danno, farne proprio a meno. Così facendo, ossia liberando la scena affollata di comparse che non diventeranno mai protagonisti, si andrebbe a sgomberare il campo da quegli ometti e quelle donnicciole scomode di cui l’Italia, il nostro paese gravemente ammalato, proprio non ha che farsene, soprattutto in un momento come quello che viviamo che richiede necessariamente sulla scena “genialità” e “cervelli”, purtroppo fuori dal sistema, ma assolutamente necessari per quei nuovi orizzonti italiani ed europei e/o anche occidentali, come progetto per l’uomo che cammini intelligentemente insieme nel nuovo umanesimo globale, sempre più necessario per salvare il mondo, riallacciando il dialogo uomo-uomo ed uomo-natura, senza il quale dietro l’angolo c’è solo la catastrofe finale; una catastrofe, stando così le cose, assolutamente inevitabile che inevitabilmente coinvolgerebbe tutto e tutti, compresi i tanti ometti e donnicciole che si guardano in solitudine l’ombelico in bella mostra e con questo la scena della disperazione umana, facendo, tra l’altro, male anche a se stessi.