Salerno: processione San Matteo, bagno di fede tra fischi

di Rita Occidente Lupo

Bagno di fede, ala anche quest’anno alla festa patronale, preceduta da polemiche civiche, detenendo intatti i sapori della tradizione. In ossequio al decreto la Santa Sede, con linee di contenimento folkloristico alla pietà popolare. Il Direttorio del Vaticano ha così invitato i ministri del culto, al fine di scongiurare che gli stessi momenti di spiritualità possano tradursi in  spettacolarizzazione o pubblicità personale. In tale ottica, anche Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo metropolita salernitano, ha invitato i presbiteri a mantenere un carattere sobrio alle singole manifestazioni di  culto popolare, quali appunto le processioni. E la miccia, per il Santo Patrono salernitano. Ridisegnato il percorso del corteo religioso, contratti i tempi e sfrondato il superfluo. Almeno così nell’ottica del Pastore, ma in tale dictat, a fare i conti con autorità civiche, con portatori e con quanti da sempre partecipano alla processione come fatto storico o come atto di fede. Nei giorni scorsi numerose scaramucce: un ping pong tra Palazzo Arcivescovile e di Città. I due poteri, per dirla con una vecchia visione medievale, non paralleli: la teoria dei due soli fallace, nel momento in cui apparso più un braccio di ferro tra il vigoroso sindaco Vincenzo De Luca ed il Primate della Chiesa salernitana Moretti. Alla fine, un velo pietoso, tentando di coprire il tutto: Moretti non ha ceduto, giungendo perfino a chiedere i dati anagrafici ai portatori delle paranze, che non hanno lesinato sdegno perfino all’uscita del corteo. Dulcis in fundo, spettacolo pirotecnico tagliato. I tradizionali fuochi a mare, non offerti più dall’Amministrazione comunale. Per molti, la delusione, per una chicca aggregante: interpretata come la ripicca di De Luca su Moretti. Coperta da quella “pietas” economica che batte cassa anche all’erario comunale: in chiave d’austerity, d’economy, un segno da parte del Sindaco a contrarre le spese in nome dell’economia. Ma al popolino minuto, quello che sui balconi abituato a veder uscire dall’atrio del Duomo, il corteo con le statue dei Martiri, a preludio di quella di San Giuseppe e San Matteo, non è affatto piaciuto. La meraviglia, nel veder anche la fascia tricolore, ai fianchi del vice sindaco Eva Avossa, come già due anni fa avvenne, in cui già i rumors rimandavano della mancanza di sintonia tra De Luca e Moretti! Nei momenti di difficoltà, quando opta per non esporsi, compare il Vice Sindaco, che sfugge a tanti! Anche se in mattinata il Primo Cittadino presente al Pontificale in Cattedrale con un altro screzio, in sintonia con due anni fa: sempre per il posto mancato in prima fila! Per la processione,  nemmeno l’ombra! Qualcuno pensava che avrebbe snobbato l’evento, qualche altro invece puntava sulla visibilità anche in pole position regionale, che già registra il Sindaco agguerrito per la corsa verso il governatorato regionale. Fatto certo, la gente ha continuato a ritrovarsi agl’incroci, il clero più che mai compatto, la sosta davanti a Palazzo di Città, stranamente spalancato alle 20.15, in occasione del transito del corteo e l’ingresso come sempre nel Palazzo comunale, voluto dai portatori ribelli, che hanno ripetutamente trasgredito le disposizioni di Moretti, tra i fischi e le grida da stadio a disappunto durante la recita del Padre Nostro. Tra balletti dei portatori, giravolte, la tradizionale corsa al rientro sulle gradinate, dopo 3 ore e 30 di corteo, sotto un’afa asfissiante, la benedizione stringata di Moretti, con la benedizione finale per chi lo desiderava, a conclusione tra fischi ancora, solo per qualche istante interrotti sotto la guida del capoparanza di San Matteo, regista della folla tumultuosa, per raccogliere sintetico commento dell’Arcivescovo “Ringrazio tutti quelli che hanno contribuito a realizzare un bell’evento di fede!” ! Una processione, quindi, che s’è palesata non tanto evento religioso, quanto folkloristico locale. Questo il dubbio in quanti hanno storto il muso, masticando il classico panino con la milza, dinanzi al disappunto palese ad un atto di fede! Salerno, che ricorda l’apostolo gabelliere una volta all’anno, attende la Festività e plaude San Matteo o il Sindaco De Luca? La spettacolarizzazione va contenuta, al di là delle linee pastorali ed ognuno, nel proprio cuore deve verificare se tale evento risponde ad un bisogno spirituale, col quale intende porgere omaggio al Santo evangelista o se invece non assistere ad una kermesse di mera tradizione popolare. in tal caso farebbe bene a d assecondare il via vai per le sagre! La fede, altra cosa: anche gl’inchini dei portatori fuori prescrizione non hanno rimandato il polso di un ossequio al Santo, quanto di una sfida ad una disposizione ecclesiale: il che, in un pubblico atto di fede, francamente la dice lunga…proprio su che cosa sia la fede oggi!

2 pensieri su “Salerno: processione San Matteo, bagno di fede tra fischi

  1. Dopo il penoso spettacolo a cui abbiamo assistito, tutti gli attori della vicenda: Vescovo, Sindaco, portatori ma soprattutto i primi due dovrebbero fare un’attenta riflessione su quanto accaduto.
    Il Vescovo è il titolare unico delle iniziative religiose, è vero, e basterebbe questo per asserire che la ribellione alle sue disposizioni è stata una cosa indegna. Tuttavia non si può sottacere che nell’adesione alle direttive del Vaticano ogni Primate dovrebbe farsi guidare da prudenza, buon senso e moderazione, insomma dallo spirito del buon padre di famiglia. Ha mostrato tale spirito mons. Moretti? qualche dubbio è legittimo. Gli obiettivi, a volte, si conseguono con gradualità, lasciando sedimentare i messaggi del cambiamento. Una semplice considerazione sulla abolizione (non rispettata dai portatori) dell’entrata (non dell’inchino) a Palazzo di Città e alla sede della Guardia di Finanza. Dov’è il profano? Il “titolo” di Patrono della città e di Protettore dei Finanzieri lo abbiamo forse conferito noi cittadini al Santo? Se la Chiesa ha conferito tali “titoli” a San Matteo, cosa c’è di riprovevole in una breve entrata nei due luoghi? sarebbe bastato questo per trovare, poi, un’intesa su altri aspetti. Non commettiamo l’errore di mettere sullo stesso piano l’inchino al boss mafioso avvenuto in Calabria e l’incontro tra il Santo Patrono e l’intera Sua città che simbolicamente si realizza all’ingresso della Casa Comunale; errore già commesso, purtroppo, (in mala fede?) da qualche tg nazionale.
    Per quanto riguarda il Sindaco, un pò di umiltà e di disponibilità al dialogo non guasterebbe. Male ha fatto a contrapporsi al Vescovo in un modo così netto e plateale, altrettanto male ha fatto a litigare in Cattedrale per la questione del posto a sedere; bene ha fatto a dare forfait alla processione, ma sull’abolizione dei fuochi non ci siamo: dovremmo noi credere alla favola che la decisione è stata adottata per aderire all’invito alla sobrietà lanciato dal Vescovo? E dovremmo anche credere che il Sindaco assente fosse del tutto ignaro di quanto sarebbe accaduto?
    L’auspicio è che una serena riflessione riporti il dialogo tra le parti.
    Per i portatori una semplice considerazione: quando i vertici litigano, alla base si crea il caos e ognuno va per conto suo.
    E così è stato.

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