I malati d’Europa

Angelo Cennamo

Mala tempora currunt : per l’Ocse l’Italia finirà il 2014 in recessione, unico Paese del G7 a cadere nel vortice della triple dit ( terza ricaduta), dopo le stime più ottimistiche ma sbagliate di bankitalia. E’ tutta l’eurozona, in verità, a non godere di buona salute, eccezion fatta per gli inglesi, tenaci conservatori della vecchia e gloriosa sterlina, e in queste ore alle prese con la delicata questione della secessione dalla Scozia. I malati d’Europa, però, con un misero -0,4% di Pil, siamo noi. Il dato è ancora più preoccupante se lo sovrapponiamo ad altri indicatori deludenti come la disoccupazione ( 12,6%) e la pressione fiscale, oramai altissima, anzi insostenibile, per imprese e famiglie. Ne viene fuori una fotografia di un Paese in affanno, alla continua ricerca di rilancio. Ma nessuno sembra in grado di dare la sterzata giusta per invertire la rotta. Non la società civile – in parte legata ai soliti carrozzoni degli Enti locali, in parte svuotata di ogni risorsa, anche culturale, utile a risalire la china  – né la classe politica, buona solo a fare proclami e reiterare promesse. Chi credeva che Renzi,  giovane rottamatore ed ennesimo “Uomo della Provvidenza”, riuscisse a farci uscire dal pantano dell’economia e delle istituzioni lente, farraginose, sta cominciando a ricredersi e lo si vede anche dai sondaggi : meno 15 punti in tre mesi. Il patto del Nazareno, vale a dire l’asse tra il premier e Silvio Berlusconi, che ha di fatto consegnato il Paese al terzo governo consecutivo di larghe intese, comincia anch’esso a scricchiolare; le lungaggini del voto per i giudici costituzionali e del csm ne sono un segnale eloquente. Renzi, dopo avere rottamato gli avversari più che le idee del suo partito, tra le altre cose, deve fare i conti con la spinosa questione del Jobs act – vale a dire la riforma del Lavoro che l’UE continua a chiederci per rendere più competitivo il sistema produttivo delle imprese, allineandolo a quello di altre realtà, più virtuose ed efficienti, della zona euro. Jobs act vuol dire contratto a tutele crescenti. Per il momento è una scatola vuota, un annuncio, una speranza, niente di più. I dotti ne conoscono due versioni, quella suggerita da Tito Boeri, che prevede la sospensione dell’art. 18 nei primi due o tre anni di contratto; la seconda, quella del prof. Pietro Ichino, più drastica, che contempla il solo indennizzo, e non la reintegra nel posto di lavoro, per il dipendente licenziato. Non vado oltre con ulteriori tecnicismi, anche perché è molto probabile che di questo Jobs act non vedremo nessuna delle due versioni citate. Toccare quel genere di legislazione, in Italia, non solo richiede dei numeri molto ampi – e Renzi non li ha – ma comporta anche dei rischi serissimi – le famiglie di Massimo D’Antona e di Marco Biagi ne sanno qualcosa. Cosa resta da fare, allora? Ben poco, oltre l’approvazione della nuova legge elettorale e ritornare al voto. I 1000 giorni che chiede il premier per salvare la patria – come se i primi 7 mesi di governo fossero andati in fumo – sono troppi: all’Italia e agli italiani ne restano molto meno. 

Un pensiero su “I malati d’Europa

  1. anche andare alle elezioni anticipate sarebbe un esercizio futile e un modo per allungare la minestra. mi spiego: constatato che berlusconi non funziona, sia nella versione sua propria originale, di destra, fatta di spettacoli e gossip che nella sua versione sinistra di un giovane scout che frega la merenda all’amico di banco; ma non ha funzionato nemmeno quel barlume illuminato di persone serie e riformatrici di sinistra e di destra. allora la domanda è ovvia ma si va a votare che? e chi?
    ma deve passare la nottata e sperare nello stellone.

I commenti sono chiusi.