Orizzonti di speranza esistono ancora?

Giuseppe Lembo

Niente può cambiare dalla sera al mattino le cose italiane. Neanche la forza populista di un voto che metterà in forte movimento gli scenari politici del nostro Paese. L’Italia è, purtroppo, in una condizione di grave crisi; una crisi che alimenta le nostre quotidiane paure; per contrastare il pessimismo, un male italiano che da lungo tempo non ci permette di avere quel giusto orizzonte di speranza, senza il quale crescono sempre più gli affanni italiani che producono disperazione e cancellano ogni possibile attesa di futuro, occorre con assoluta urgenza, un nuovo modo di vivere; occorre una condizione italiana giusta e saggia. Gli italiani che per natura sono portatori di ottimismo, da anni vivono, purtroppo, privi assolutamente di speranza. In un misto di sofferta malinconia e di tanta, tanta rabbia, non sanno pensare positivo e positivamente guardare al proprio futuro, minacciato com’è da un presente che, così come si presenta, purtroppo non promette niente di buono soprattutto in prospettive generazionali e nelle prioritarie opportunità occupazionali, sempre più lontane dal nostro Paese che così, diventa un Paese sempre meno normale. Di fronte alla tristezza degli scenari italiani, le emozioni delle umanità italiane sono sempre più cariche di profondo pessimismo. Sono sempre più numerosi gli italiani, soprattutto i giovani italiani, che guardano al futuro con grande preoccupazione; è questa un’amara e diffusa considerazione che, anche a voler essere ottimisti a tutti i costi, non ci permette di sperare in un mondo migliore.

Ad incoraggiare l’Italia, nonostante le tante sue difficoltà, è la nuova politica dei sentimenti con due leader contrapposti Renzi da una parte e Grillo dall’altra.

Il risultato elettorale ha dato ragione a Renzi, oggi attivo protagonista sulla scena di una politica dei sentimenti mai prima conosciuta con tanta intensità; neppure il ventennio berlusconiano aveva raggiunto una tale forza.

L’attuale competizione politica con il rinnovato Parlamento europeo è tuttora, tutta basata sullo scontro tra la speranza e la rabbia.

Da una parte, a dominare la scena italiana c’è Renzi, leader della speranza da non cancellare per non cancellare il futuro possibile; dall’altra, c’è Grillo l’istrionico protagonista di una rabbia che va impadronendosi sempre più dei sempre più numerosi italiani che ormai non ce la fanno più a campare; nonostante le attese della vigilia, la rabbia grillina ha registrato un risultato elettorale deludente, molto al di sotto dei sondaggi che lo davano in sorpasso, come il primo partito d’Italia. Al centro della rabbia grillina ci sono soprattutto i giovani che si vedono cancellato il proprio futuro; senza prospettive certe di un futuro possibile, non si fidano più di niente e di nessuno. Ed ecco sulla scena Grillo, il leader della rabbia, il leader della disperazione che nonostante tutto, non ha intercettato come sperava, il loro rabbioso consenso. Siamo ormai in un Paese impaurito dal futuro; siamo un Paese con un passato dal dito accusatore sempre alzato; oggi, oltre al dito, sempre più spesso, si alzano anche i pugni; si inveisce con forte risentimento sociale contro i corrotti da una parte ed i privilegiati dall’altra. Le arrabbiate piazze italiane dicono questo ed esprimono questa amara disperazione. Ma a Grillo non è assolutamente bastato fare della rabbia una forte volontà del consenso elettorale; non ha in questo centrato l’obiettivo. Il credo politico del niente, può forse cambiare l’Italia? Basta forse a Renzi coltivare e fare leva su quella speranza che di fatto non è per niente facile trasformare in realtà salvifiche oltre le grandi narrazioni, in fatti veri di nuova vita vissuta e non solo disperatamente sperata? Renzi ha affascinato a fondo gli italiani, facendoli ancora una volta sognare, rendendoli protagonisti di sogni sempre più proibiti; tanto, con le sue belle parole che promettono un mondo nuovo con risultati mai prima pensati e tanto meno raggiunti o raggiungibili per il solo effetto di un grande miracolo. Non hanno pensato gli ingenui italiani che si poteva trattare ancora una volta solo del solito falso messaggio che resterà purtroppo, come il solo fatto di una speranza solo annunciata ed anni luce lontana dalla complessa realtà italiana; una realtà grave, estremamente fragile che non permette assolutamente di poterci considerare un Paese normale e tanto meno di fare sperare alla gente di poter vivere una vita normale in un Paese che ha alla base le concrete condizioni per essere definito “normale”. Non siamo purtroppo un Paese normale perché abbiamo rinunciato ad essere tale; accettiamo dall’esterno di tutto e di più; così facendo, andiamo cancellando il nostro futuro. Accettiamo come naturali le tante sofferenze italiane che naturali non sono; accettiamo come normale anche i suicidi eccellenti. È forse normale un Paese che non sa difendere il diritto alla vita dei suoi cittadini? Purtroppo, non è assolutamente naturale ed ancor meno normale; sul suolo italiano sono sempre più numerosi quelli dei poteri forti dell’Italia, dell’Europa e del mondo, che continuano a crescere sulle nostre disgrazie. Non è per niente normale che la Germania, da motore consolidato dell’eurozona, ci costringa ancora oltre a sacrifici da lacrime, sangue e morte, con politiche di rigore, sempre più ingiuste ed inopportune per il nostro presente e soprattutto per il futuro dei nostri figli. Proprio non è normale subire in silenzio le tante imposizioni violente che, fino ad oggi e per troppo lungo tempo, ci hanno tolto tra l’altro la dignità di un Paese sovrano che, inopportunamente cancellata, non ci viene più riconosciuta. Mentre è sempre più importante condividere il mondo per garantire il futuro all’uomo della Terra, da più parti come in Europa con la Germania, si pensa ancora egoisticamente solo a se stessi, con indifferenza assoluta per quella ecologia dei beni comuni che è assolutamente necessaria per evitare un giorno non lontano la fine della Terra e degli uomini che la abitano.