Usi, Consumi e Abusi

Giovanni Trombetta

La società contemporanea risulta essere sempre più assuefatta al consumismo nel pieno significato del termine. Fenomeno questo che non si verifica solo per i cosiddetti generi di prima necessità, ma che si specchia nei beni non primari; quindi tranquillamente classificabili in secondari a parità di scaletta. Va da se che il consumo è subordinato  ovviamente all’uso. Si ma quali usi? Usi di apparecchi sofisticati per esempio, frutto delle più recenti tecnologie ovviamente, quali smarthphone,tablet, pc portatili dalle dimensioni sempre più ridotte e, dalle funzioni sempre più spaziali,  che sembrano essersi  insinuati ad effetto edera nella quotidianità di tutti o quasi. Schiere di giovani, attaccati letteralmente al cellulare, ma non per effettuare le semplici classiche telefonate, ma per condividere post, foto e quant’altro sui più svariati social network. Una  realtà quella del web, che ormai ci pervade assorbendoci  quasi completamente. Si raccontano cosi ormai i giovani, si confrontano a suon di link, palesando i loro stati d’animo con frasi il più delle volte già fatte, ma che sentono più loro vicino in determinati contesti. Ma non è solo il mondo della tecnologia ad essere interessato dal  fenomeno consumo. Quelli  che un tempo erano definiti i classici vestiti della domenica, sono ormai diventati vestiari dell’ora o della mezz’ora;  a seconda del ritmo in cui vengono intercambiati. Armadi ormai stracolmi di jeans, maglie, felponi, camicie maglioncini e ultime ma non certamente ultime scarpe. La società impone anche questo in un certo senso. E’ una irrefrenabile corsa al  “Il mio e’ piu’ trend “ oppure “le mie costano di piu’”. Tristemente conosciuta è anche la forma di emarginazione sociale cui sono vittime determinate categorie di persone, che non potendosi permettere abiti alla moda o meglio ancora griffati da tutte le parti, subiscono il peso di critiche dettate sicuramente da mentalità ristrette che ruotano intorno solo al Dio denaro. Tutte azioni strettamente conseguenziali ai fenomeni prettamente consumistici. Di secondaria importanza è diventato ormai il riparare, troppo spesso ci limitiamo semplicemente a buttare il vecchio  per acquistare il Nuovo.  E’ sacrosanto affermare che la pubblicità è il sale del commercio, il risvolto della medaglia però ci insegna anche che comprare e straspendere risulta essere un fenomeno quasi compulsivo. Questi nostri tempi moderni, ci mostrano aumenti di consumo di alcool e altro soprattutto tra giovanissimi, segno di grande sconfitta e decadimento dei valori prima e, del poco amor proprio dopo. Eppure basta accendere la tv per capire e quasi toccare con mano che il Terzo mondo esiste ancora. Mentre in Italia, un ragazzo getta via mezza bottiglietta di acqua frizzante, un bambino in Africa, benche’ disidratato, è costretto suo malgrado a farsi chilometri a piedi  per un secchio d’acqua sporca sicuramente poco potabile. Mentre noi ci divertiamo a gettar via il famigerato vecchio televisore perché dobbiamo comprarne uno ultrapiatto, un’ intera famiglia muore di fame. Quindi penso sinceramente, che il consumismo sfrenato sia segno evidente di un livello bassissimo di coscienza. Anche sull’argomento farmaci  c’è  da spendere qualche parola. Centinaia di confezioni di farmaci generici e non, giacciono nei cassetti, cosi quasi come a voler tenere una specie di scorta che non useremo mai, e non ci accorgiamo o facciamo finta di guardare altrove, che migliaia di bambini muoiono per delle banalissime infezioni. E allora cerchiamo di rientrare nella nostra pelle. Perché sembra quasi una scusa il volersi uniformare alla moda o alla società. La società civile quella vera è costituita da persone che sicuramente spendono, ma con coscienza e in base all’esigenza, si ma quella vera, non quella dettata a vivavoce dalla voglia di voler essere vip. Usare è lecito, consumare è previsto, abusare è da incoscienti.