Lourdes: quando si è malati, per credere all’impossibile…

 Il 18 giugno 2013. Sasha, gio­vane americana di 26 anni col­pita da un tumore al cervello in fase terminale, guardava im­potente, dal terrazzo dell’Ac­cueil Notre Dame, all’interno del comprensorio del Santua­rio, dove era ospitata, il livello del Gave de Pau in piena, che quel giorno devastò Lourdes e la sua regione. La Grotta fu invasa da due metri d’acqua. Trascorsero due giorni. Due interminabili giorni d’attesa per Sasha che teneva gli oc­chi rivolti alla Grotta: avrebbe potuto raggiungerla e baciare la roccia prima della fine del suo soggiorno? Era quello il suo unico desiderio, il suo ultimo voto prima di morire: per quello aveva attraversato l’Atlantico riunendo le poche forze. Il deflusso iniziò. Gra­zie ad una speciale autorizza­zione, la sera della vigilia della sua partenza, Sasha venne ac­compagnata, sulla sua sedia a rotelle, fino alla Grotta. Baciò la roccia della Grotta e si rac­colse in silenzio. La sosta durò solamente alcuni minuti, ma di rara intensità! Sasha ripartì da Lourdes con la certezza di avere realizzato la sua ultima volontà. «Sono una scienziata, dice, ho sempre creduto nella medicina più che nei miracoli. Ma, nel mio caso, la medicina non può più niente, allora…»