Intellettuali d’Italia unitevi!

Giuseppe Lembo

Dopo un lungo ed assolutamente inopportuno periodo di letargo umano-culturale, si avverte in lungo ed in largo per il Paese, la presenza degli intellettuali che molto opportunamente fanno sentire la loro utile voce  per affrontare e quindi risolvere i mali d’Italia. In maniera solitaria ma fortemente autodeterminata avevano deciso di mettersi da parte; di scomparire, non facendo più ascoltare la loro voce. Così facendo, in modo suicida non tanto e solo per se stessi, ma per il bene del Paese, avevano lasciato il campo alla sola politica, che nel corso degli anni ha dimostrato tutta la sua insipienza, la sua inutilità d’azione, la sua stupidità umana, facendo rimpiangere la presenza ormai cancellata degli intellettuali, intelligenti portatori di idee, senza le quali è assolutamente impossibile vivere bene insieme e soprattutto pensare al futuro del Paese. In questa scelta sbagliata di mettersi da parte, gli intellettuali italiani, hanno avuto ed hanno ancora oggi, le loro colpe; le loro precise responsabilità.

Scomparendo dalla scena hanno creato un vuoto assordante facendo male, tanto male al Paese che, con il solo arrogante e falso protagonismo dei politici, è ormai un declino Italia, senza ritorno.

Intanto, con grande compiacimento c’è felicemente da riconoscere nel nostro Paese un salutare ritorno degli intellettuali; tanto perché spinti dai disastri italiani provocati dal mondo della politica, un mondo, tra l’altro, scarsamente motivato culturalmente e sempre più privo di quelle idee nuove che sono necessarie a costruire il futuro, in continuità con il presente e con le radici nel passato che appartiene a tutti noi e di cui il futuro non può assolutamente fare a meno, per non camminare, facendo passi sbagliati.

Nel clima italiano, da veri e propri sepolcri imbiancati, abbiamo finalmente il ritorno di un mondo culturale che con sofferenza, non  riesce più a stare a guardare ed a sopportare i mali d’Italia, in quanto mali coinvolgenti e sconvolgenti per tutto l’universo italiano, sia materiale che immateriale, sia etico che proprio della ricchezza di beni del patrimonio italiano, una grande risorsa per il futuro delle nuove generazioni, tramandata così come ereditata, da una generazione all’altra ed oggi riconosciuta dall’UNESCO, come patrimonio dell’umanità, da ben conservare e da trasferire in eredità al futuro universale dell’uomo della Terra.

L’Italia, soprattutto negli ultimi decenni non ha avuto il comportamento virtuoso che meritava; si è, purtroppo, verificato un forte scollamento tra la classe politica, attenta a governare per garantirsi potere e privilegi e la società civile, sempre più impotente, abbandonata a se stessa ed assolutamente orfana di tutto, compreso il ruolo-guida degli intellettuali che ne avrebbero potuto in qualche modo cambiare le sorti.

L’Italia, in lunghi anni di un profondo oscurantismo, ha subito una forte crisi identitaria; chiudendosi a riccio, non ha saputo pensare a se stessa, pensando a costruirsi quel futuro possibile forte di una sua democrazia della rappresentanza, con al centro il popolo sovrano, purtroppo da sempre relegato al ruolo marginale di suddito senza valori e completamente senza cultura, espressione di una sussidiarietà umana indifferente ai saperi ed al bisogno di modernità.

E così l’Italia, mentre vedeva crescere l’arroganza del potere politico, andava perdendo importanti pezzi; perdeva, prima di tutto, il suo popolo di intellettuali che si chiudeva a riccio, del tutto indifferente a quel che di negativo capitava al Paese, sempre più confuso; nell’indifferenza, scivolava in una palude che lentamente l’andava sommergendo senza permettergli di salvarsi, così garantendo il futuro possibile alle nuove generazioni che oggi pagano le colpe dei loro padri, per un futuro assolutamente negato.

Ma per fortuna qualche segnale di miracolosa speranza nella palude Italia, fa timidamente la sua lenta ed indecisa apparizione.

Negli scenari italiani di un possibile riscatto umano, sociale e politico, riappare finalmente la voce, da lungo tempo silenziosa, degli intellettuali italiani (quelli veri e non falsi e bugiardi lacchè servili del potere) che vogliono riprendersi da protagonisti la scena e ridare all’Italia quell’anima del sapere che viene dalla cultura, una forza che è l’anima di utili percorsi di un insieme umano che sa guardare al futuro, cercando di vivere saggiamente il proprio presente.

Il percorso di questo ritorno sulla scena è segnato, in tempi recentissimi, da tre fatti nuovi; trattasi di episodi fortemente significativi del ritorno di un mondo culturale virtuoso, l’unico capace di contenere l’inesauribile smania di potere del mondo della politica, usata per propri fini, a tutto danno dei diritti umani dei cittadini sempre più sudditi, sempre più oscurati da una violenta azione di potere tendente, tra l’altro, a cancellare il diritto ad essere cittadini protagonisti nelle scelte e nella determinazione del proprio futuro.

Il primo segnale di rinascita italiana della cultura e del ritorno a pieno titolo degli intellettuali sulla scena è dato dal libro di Emanuele FelicePerché il Sud è rimasto indietro”; un libro che, evidenziando la coscienza silenziosa e per questo aspetto fortemente omertosa del Mezzogiorno d’Italia tra intellettuali e politici, ha richiamato con forza le responsabilità degli uni e degli altri ed ha finalmente spinto all’orgoglio quei silenziosi sostenitori del potere che hanno incominciato a capire le loro colpe, le loro responsabilità, trasformando così il silenzio complice in uno scatto d’orgoglio, per staccare la spina del consenso a quella dirigenza meridionale, tra l’altro, fortemente ignorante che ha approfittato di tutto e di tutti per governare sgovernando un mondo di uomini, predisposto ad essere suddito e ad avere il ruolo di ultimi degli ultimi.

Emanuele Felice ha creato un grande scompiglio aprendo un dibattito da confronto-scontro, fortemente salutare al rinascente protagonismo degli intellettuali, insostituibili portatori di idee, utili a costruire il nuovo e quindi il cammino di un futuro possibile.

Subito dopo la salutare presenza del libro di Emanale Felice, arriva un’altra pietra miliare per ricostruire nel Paese il ruolo dimenticato degli intellettuali negli anni di inizio del Terzo Millennio.

Questa volta a parlare è Domenico De Masi, uno dei più importanti sociologi italiani.

Il libro Mappa Mundi – Rizzoli Editore, focalizza la crisi del tempo in cui viviamo, evidenziandone una mancanza grave, da vedere nell’assenza di un modello di vita.

La società post-industriale italiana e non solo italiana si è ritrovata, con grave danno, senza riferimenti certi; si è ritrovata senza un modello di vita che, come ci insegna la storia, ha sempre accompagnato l’uomo di tutti i tempi, trattandosi di un riferimento senza il quale si va inevitabilmente, così come accade oggi, verso una crisi esistenziale profonda.

Mimmo De Masi nelle 870 pagine del suo Mappa Mundi, analizza i quindici principali assetti sociali e culturali che l’uomo ha cercato di darsi nel corso della storia; si tratta di modelli importanti, un riferimento concretamente utile, per vivere al meglio la propria vita sulla Terra.

Purtroppo, nei tempi vicini a noi, epoca meglio conosciuta come post-industriale, si è verificato un vero e proprio black-out, con la grave scomparsa di un modello di vita.

Nel nostro Paese ha portato ad una crisi dalle grandi proporzioni; l’ignorante, ma aggressivo e prepotente mondo della politica, con forte arroganza ha riempito la scena, sostituendosi al modello di vita con una visione falsa e bugiarda del mondo, fatta di un prevalente apparire; di falsi miti; di chimere sempre promesse, ma mai raggiungibili.

De Masi preoccupato ci invita ad essere nuovamente virtuosi, ricercando fortemente l’essere e sempre meno l’apparire, se veramente vogliamo garantirci un posto sicuro nel futuro dell’umanità.

Chiede a viva voce di mettere ordine al disordine; chiede al Paese di ridurre i guasti dello strapotere politico ed un attivo ritorno degli intellettuali che fortemente responsabili per essersi messi da parte, ci hanno fatto trovare oggi senza un modello di vita; senza un riferimento certo per lo stare insieme sociale ed insieme costruire il futuro, seguendo i percorsi saggi del passato che responsabilmente hanno sempre avuto un modello ed un progetto di vita che ritroviamo non solo nelle memorie del passato, ma come insostituibili radici delle linee guida del nuovo che verrà.

De Masi riporta al centro dell’attenzione gli intellettuali; sono loro a costruire per la società del nostro tempo quel modello di vita che ci manca; sono loro che devono contenere i guasti di una politica padrona che si è impossessata di tutto, creando confusione ed un vuoto di valori assolutamente da colmare per ridare il giusto ordine alle cose; il giusto ed armonico equilibrio umano e sociale ad un mondo confuso e scombinato a tal punto da preferire lo stomaco alla mente, l’apparire all’essere.

Finalmente Mappa Mundi dà una forte scossa ad un presente silente, dove l’intellettuale si è messo da parte ed ha delegato inopportunamente al mondo della politica tutto della società; tutto della vita.

I guasti che si sono succeduti sono tanti e gravi; sono guasti ben visibili e sotto gli occhi di tutti.

De Masi da sociologo protagonista del nostro tempo,si pone al centro della scena e con atteggiamenti di opportuna sfida, invita gli intellettuali dell’Italia e del mondo a riprendere il loro ruolo; quel ruolo che compete alla cultura ed ai saperi, senza il quale, come in Italia, si ha un insieme da sepolcri imbiancati, con un sofferto vuoto di futuro; di un futuro del tutto cancellato.

L’invito che De Masi rivolge agli intellettuali è un invito-appello fortemente sentito e motivato.

Senza gli intellettuali è la fine; non ci può essere futuro possibile, mancando la verità; mancando l’anima, la presenza delle idee necessarie a costruirlo.

La società post-industriale ci ha messo di fronte ad un mondo nuovo; ad un mondo assolutamente privo di certezze; ad un mondo sempre più fatto di un vuoto assordante.

Manca, per riprendere a vivere bene il presente pensando al futuro, un modello di vita.

Gli intellettuali, di nuovo sulla scena, dovranno virtuosamente dare un contributo di idee che tutti si attendono; sgomberando la scena da quel silenzio complice che ha messo la politica in un ruolo inopportunamente dominante ed incisivo, gli intellettuali da protagonisti, devono saper fare il loro dovere, pensando al bene umanamente possibile e scrivendo quelle regole di un modello di vita che oggi non c’è, perché il nostro Paese decidendo collettivamente di suicidarsi, ha da tempo deciso di vivere in una condizione di non-modello.

Il libro di De Masi, il suo appello agli intellettuali affinché tornino a fare il proprio dovere uscendo dal silenzio complice in cui hanno deciso di vivere, è l’attesa scossa italiana per quella riscossa che gli uomini di pensiero sapranno regalare all’Italia gravemente ammalata, ma non morta per cui, volendolo, è possibile salvarla.

Sono certo che produrrà i suoi buoni frutti, regalando all’Italia quel modello di vita da cui partire per una nuova Italia, avendo a guida dell’atteso modello che andrà a riempire il vuoto con la forza di un nuovo modello di vita, per effetto del quale avremo un’Italia senza padroni da lungo tempo arroccatisi nel potere unico, regno assoluto degli ignoranti della politica che vanno necessariamente ridimensionati; che vanno, per molta parte cancellati, se ci sta a cuore l’Italia, il nostro Paese; se l’orgoglio italiano, vuole evitare al Paese, quel disastro di umanità tradita che è ormai dietro l’angolo.

La speranza-certezza è nella ancora viva presenza dei tanti virtuosi d’Italia e soprattutto degli intellettuali che, ormai stanchi del silenzio, si vanno unendo per dire ci siamo; per dire siamo pronti a costruire il modello di vita di cui necessitano gli italiani; quel modello, senza il quale non c’è assolutamente possibilità alcuna di futuro.

Sempre dal mondo intellettuale continuano i segnali della viva presenza del pensiero italiano per il nuovo italiano; per il futuro italiano che, come sempre, troverà la sua forza generatrice nel saggio pensiero italiano, un pensiero creativo che, come ci insegna la storia, i suoi miracoli, li ha saputi sempre fare.

Altri utili segnali da parte del mondo degli intellettuali italiani ci vengono da più parti d’Italia; hanno a protagonisti le attive menti italiane, nuovamente attente e preoccupate per il difficile futuro italiano; per il futuro, che di questo passo, sarà purtroppo, sempre più un futuro negato.

Ancora attivamente sulla scena italiana è un sociologo; è il sociologo Luciano Gallino; uno studioso italiano che ha saputo regalarci, tra l’altro, oltre ad importanti studi sui processi economici, del lavoro, della tecnologia e della formazione, importanti studi sulle teorie sociali, in tanti campi di ricerca con al centro la teoria dell’azione e la teoria dell’attore sociale.

Gallino con Elio Veltri ed Antonio Caputo, ha riempito la scena da intellettuale preoccupato dei mali d’Italia, sottoscrivendo l’allegata petizione al Parlamento Europeo per una legge di riforma del sistema finanziario – banche e finanza onnipotente.

L’obiettivo è quello di una nuova governance dell’Europa; di una governance capace di dettare le regole per salvare la democrazia che, purtroppo, corre gravi rischi per volontà di quei poteri forti d’Europa che pensano diabolicamente solo a costruire un sistema finanziario UE, compromesso da tanti difetti strutturali, avente come unico obiettivo, l’arricchimento dei pochi a tutto danno della vita sempre più dannata degli ultimi degli ultimi.

La petizione italiana all’UE, primo firmatario il nostro intellettuale sociologo Luciano Gallino è un’ulteriore riprova che qualcosa di intelligentemente utile si sta muovendo nel mondo dei saperi italiani; sembra sia ormai finito il lungo periodo quaresimale; sembra, in senso diffuso, si sia risvegliata la coscienza degli intellettuali italiani che hanno ormai rotto gli argini di una loro brutta consegna del silenzio complice e si sono ripreso il protagonismo delle idee, dando un utile scossone al potere unico dei politici arrogantemente padroni.

Il vento è cambiato; l’Italia è riuscita finalmente a capire che con la scena vuota degli intellettuali, non si va da nessuna parte se non, come sta accadendo, verso il disastro annunciato.

Credo che la petizione, un fatto utile al futuro italiano, potrebbe avere il consenso e quindi la firma di tanti intellettuali italiani, ormai stanchi di un’Europa dei forti, assolutamente indifferente ai deboli; al popolo sovrano, ormai cancellato dai banchieri, la vera ed unica anima padrona del governo stellato dell’UE.

Tutto questo ci sta capitando per la debolezza umana che nel nostro Paese ed altrove, è indifferente all’Europa dei popoli, senza la quale non ci sarà mai una vera Europa unita.

Nello spirito attivo del comunicare autentico per fare dell’informazione utile, rinnovo il mio compiacimento per il ritorno degli intellettuali, non più autosospesi, non più silenziosi, non più indifferenti, ma che di nuovo, così come deve essere, dimostrano con gli importanti percorsi richiamati, di essere i sicuri protagonisti del futuro italiano, un futuro possibile e certo, solo se ha, come deve avere, le radici nei saperi d’Italia, necessari ieri come oggi per quel modello di vita di cui si avverte fortemente la mancanza, ma che a breve sarà di nuovo al servizio dell’Italia, per una nuova coscienza italiana; per un nuovo futuro italiano che sicuramente saprà riscattare le nuove generazioni dall’oscurantismo del presente, con la speranza-certezza di averlo ormai alle spalle e di ricordarlo come il negativo italiano, frutto di una politica-padrona, assolutamente orfana della cultura e del necessario protagonismo degli intellettuali.