Cava de’ Tirreni: Abate Petruzzelli “Impegno vocazionale”

Rita Occidente Lupo

Lui è Padre Abate: Mons. Michele Petruzzelli, sguardo sereno e semplicità nel tratto. Già accattivati i consensi, in 15 giorni all’austero monastero benedettino, che avendo svoltato le spalle alle solenni celebrazioni per la fondazione millenaria, riprende il suo corso, scandito dal ritmo “Ora et Labora” tra il verde ameno. Quello dell’Abbazia, come un mondo a parte: un po’ relegato anche nell’immaginario collettivo. Non solo per quel Nome della Rosa, che Umberto Eco pose nei best seller della curiosità, scorciando secrete stanze consacrate, in uno spaccato epocale dove anche il ruolo del monaco, da arginare nella curiosità dotta! Una vita mistica, quella del benedettino che, in ossequio alla regola del fondatore, coniuga attività spirituale alla manuale. “Affascinato dal dettato norcese, in giovane età la chiamata alla consacrazione, non senza precedenti esperienze di fidanzamento. Dopo i momenti estivi nell’adolescenza, presso una colonia a Noci, il parroco di San Marcello di Bari n’ebbe felice intuizione, la ricerca vocazionale fino all’entrata nell’Abbazia di Noci.” Così Mons. Michele Petruzzelli, 52 anni portati con tartto discreto per le spesse pareti dell’Abbazia metelliana, rievoca le tapppe del suo iter, prima di pervenire nella nuova realtà, che confessa di lasciarlo ancora perplesso sui disegni divini. “A 23 anni nel Monastero di Noci, la cui sola vista mi richiamava: per circa 30 anni, maestro dei novizi, oltre ad esser Priore. Il mio nuovo incarico,  non mi fa ancora comprendere il disegno divino. Giuntami dal Santo Padre, contattato dalla Congregazione dei Vescovi, tramite il nunzio apostolico in Italia, Mons. Adriano Bernardini, la nomia ad Abate ordinario cavese: sgocciolava lo scorso anno, 14 dicembre 2013. Dopo  tre giorni, le mie valigie nella nuova dimora ed il 26 gennaio, la benedizione abbaziale, con Mons. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Qui, sereno ed appagato, con altri 7 monaci, tra cui Fra Leone Morinelli, 74 anni  tra tomi antichi della biblioteca annessa, patrimonio inestimabile nazionale e qualche nuova vocazione, come la recente, di circa due anni or sono: Domenico Zito, Gravina di Puglia. Il nuovo incarico, ulteriormente mi fa rizzare l’attenzione alle vocazioni. Importante il discernimento, pertanto terremo dei week end allo scopo. La giornata di un monaco, scandita da ritmi di preghiera e di lavoro, a partire dalle 5-10 del mattino. Non mancano momenti ricreativi e di  riflessione. Nei nostri tempi, la crisi vocazionale pesa enormemente, per cui profonderò le mie energie nel continuare a curare specialmente i giovani, orientando le loro ansie e sostenendoli negl’interrogativi che, la vita consacrata, inevitabilmente comporta. Spero che tanti possano esser contagiati dalla Regola di San Benedetto, come fu per me, sì da sceglierne la sequela.”

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