Aspettando Godot

Angelo Cennamo

L’8 dicembre Matteo Renzi verrà eletto segretario del Pd. Non sarà un elezione qualunque, un normale passaggio di consegne, all’interno di un partito, da un leader all’altro. Il sindaco di Firenze, infatti, a torto o a ragione, è considerato l’astro nascente della politica italiana. Per la sua giovane età che lo fa essere ed apparire  deideologizzato e fuori dagli schemi logori della prima e della seconda  Repubblica, per la brillante loquacità e la simpatica goffaggine con le quali riesce ad affabulare i ragazzi della sua generazione e non solo loro, ma soprattutto per l’insolita versatilità che gli consente di penetrare gli elettorati di sinistra e di destra come a nessuno era riuscito prima. Insomma, Renzi piace un po’ a tutti, anche se non tutti sanno spiegare il perché di tanto gradimento. Nel corso della sua lunga ed incessante campagna elettorale, cominciata con Bersani prima delle politiche, e finita in queste ore contro Cuperlo e Civati, il guascone fiorentino si è prima presentato come il rottamatore della vecchia nomenclatura comunista, per poi indossare le vesti dello statista programmatore, capace di guardare oltre il conflitto generazionale e di riempire di contenuti veri gli spettacolari comizi alla Leopolda. L’elezione di Renzi, data ormai per certa, fa discutere già da un po’.  A destra, temono la freschezza e l’ingenuità della sua proposta riformista che lo fa assomigliare al Berlusconi del ’94, e cioè  all’uomo della provvidenza che tutti gli italiani attendevano dopo il piattume dei pentapartiti e la rivoluzione giudiziaria di mani pulite. Renzi sa aggregare oltre che sparigliare; sa riaccendere la speranza di chi non ne può più della politica, e sa coinvolgere le persone di ogni estrazione culturale, socialisti o liberali che siano. I berlusconiani più incalliti ed aziendalisti direbbero: è un prodotto che funziona. Ma Renzi fa paura anche alla sinistra. Specialmente a quella pura ed ortodossa, dalemiana e bersaniana. Fa paura il suo piglio di eccentrico riformatore, indifferente al tabù della redistribuzione e del rigido giuslavorismo. Ingenera sospetto e diffidenza tra chi predica l’egualitarismo solidale e pone al centro del logos programmatico la difesa del posto di lavoro, più del lavoro stesso. La forza di Renzi è anche il suo limite : è così giovane che non ha fatto nulla, né di buono né di cattivo. Da segretario del Pd, il sindaco dovrà stare attento a non farsi divorare dalla nomenclatura che cerca di rottamare. Altri prima di lui hanno perso questa battaglia : Veltroni, Rutelli, Prodi. Renzi ha fissato 3 obiettivi per tenere in vita il governo del suo partito : nuova legge elettorale con doppio turno, eliminazione del senato ed abbattimento dei costi della politica fino ad un miliardo di euro. Ce la farà? Soprattutto, riuscirà Renzi a separare  il destino del Pd da quello della Cgil? Questo è il problema.

5 pensieri su “Aspettando Godot

  1. Guardi che Renzi oggi mira ad unificare, non ad abbattere, altrimenti sarebbe un pollo.

  2. Se unifica è un pollo (arrosto). Nel senso che il partito se lo divorerà.

    1. Tenderà ad unificare e in realtà lo sta già facendo quando, ad esempio, fa capire che non vuole più “le correnti”: non può permettersi di perdere dei voti a sinistra (che non sono pochi e non corrispondono in proporzione a quelli di Cuperlo e Civati). Tuttavia, noto che esiste un fenomeno opposto e cioè che un sindacato si intromette negli affari del PD in maniera molto diretta (e direi anche molto maldestra):
      http://www.europaquotidiano.it/2013/12/03/il-sindacato-pensionati-della-cgil-dirama-unemail-agli-iscritti-sosteniamo-cuperlo/

      Sull’unificazione la pensa allo stesso modo anche Pietro Ichino, quando fa capire che il compito alle precedenti primarie era quello di rottamare, mentre adesso deve trovare una sintesi:

      ” La contraddizione politica che egli oggi deve superare è questa: in quel suo ruolo si è affermato come figura divisiva al massimo grado, ma ora gli si chiede di proporsi come figura unificante; si è fatto forte del consenso esterno al partito contrastando l’idea assurda della “diversità antropologica” fra sinistra e destra, ma ora gli si chiede di riuscire a ridare un’identità al partito e incarnarla lui stesso ”
      http://www.pietroichino.it/?p=28090

  3. Renzi mi piace, ma temo che la momenclatura del Pd lo offocherà. Ieri a Napoli c’era la vecchia guardia ad applaudirlo. Sono gli stessi che lui vorrebbe rottamare con le loro idee. Ma ce la farà? Glielo auguro.

    1. Per la verità, tutti questi renziani dell’ultima ora (intendo quelli dell’apparato del PD) sembrano alla ricerca di una qualche forma di riscatto, altrimenti non si spiega. A Napoli c’era poca gente, ma a Salerno (presunta terra di Bersani fino a poco tempo fa) non è curioso che adesso ci siano tanti “renziani”? Chi vuole un futuro politico ha capito che Renzi è vincente e lo sostiene e questo non soffoca Renzi, credo, almeno nel breve periodo (anzi, lo rafforza). Allora, chi può soffocare Renzi? Una volta che avrà vinto nessuno, credo.

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