Il Beato Antonio Rosmini e angeli

  don Marcello Stanzione

 Antonio Rosmini nato a Rovereto nel 1797 e morto a Stresa nel 1855 è stato beatificato a Novara il 18 novembre 2007 .  Rosmini nato da  nobile famiglia , imparò a leggere esercitandosi sulla Bibbia, sugli Atti dei martiri e le Vite dei Santi. Svolse gli studi teologici a Padova tra il 1817 e il 1819, anni in cui il governo austriaco provvedeva alla riforma universitaria, rafforzando il momento storico – documentativo. Ordinato sacerdote nel 1821, dedicò tutta la sua vita allo studio e alla stesura di opere per rifondare cristianamente la cultura senza tralasciare l’impegno pratico, ecclesiastico e politico. Fondò l’Istituto dei Figli della carità (rosminiani) (con ramo femminile) e nel 1848 aRoma tentò di mediare la partecipazione del papa Pio IX alla guerra di indipendenza. Preconizzato dal pontefice, cardinale e segretario di Stato, non lo divenne mai a causa delle vicende politiche. Motivi politici portarono nel 1849 alla messa all’Indice di Delle cinque piaghe e di La costituzione secondo la giustizia sociale. Sospettato di errori dottrinali si ritirò a Stresa, aspettando il giudizio sui suoi scritti, i quali vennero “dimessi” alla letteratura del pubblico con il decreto  Dimittantur (1854), perché riconosciuti scevri  da errori. Dopo la sua morte, l’ Inquisizione riprese l’esame e con il decreto Post Obitum del 14 dicembre 1887 “condannò riprovò e proscrisse” ben 40 proposizioni estratte dai libri del Rosmini, offuscando la limpidezza della sua poliedrica personalità di teologo, filosofo, pedagogo, politico, ma non meno asceta e mistico. Le sue  Massime di perfezione cristiana come anche altre operette giovanili quali Storia dell’amore cavata dalle divine Scritture e Dell’educazione cristiana, rappresentano la testimonianza di una vita assorbita da un teocentrismo radicale. Nella situazione culturale europea tra il settecento e l’Ottocento, nel conflitto  tra Illuminismo e Tradizionalismo, egli puntava sul “risanamento della ragione”. Secondo le stesse parole di Pio VIII occorreva influire sugli uomini attraverso un esercizio rigoroso della ragione per condurli alla religione. L’intento era missionario e apologetico. E’ noto il suo progetto di una vera e propria “enciclopedia cristiana” da opporre a quella francese. La crisi in cui versava la teologia del suo tempo, espressa nei manuali dell’epoca, considerati in  Delle cinque piaghe della santa Chiesa, “senza spirito, senza principi, senza eloquenza e senza metodo”, (Città Nuova, Roma 1981, p. 56) aveva convinto il Rosmini che la via per la sua restaurazione non poteva non identificarsi con il compito di “risanare e rifondare” la filosofia, ripristinando il metodo di ridare alla teologia la propria capacità speculativa e una maggiore visione unitaria, prostrata com’era nelle sue disgregate specializzazioni. Il Nuovo saggio sull’origine dell’idee (1830) è il primo passo di questa rinnovata filosofia cristiana, che avrebbe ridotto la verità a sistema, costituito l’unificazione metodologica di tutte le scienze, ristabilendo la teologia nella sua regalità, come si evince dal progetto di Degli studi dell’Autore. A questo progetto si riferiscono gli Opuscoli filosofici (1827 – 1828), i Principi della scienza morale (1831) e Il rinnovamento della Filosofia in Italia  (1835). I suoi scritti si muoveranno in tutti i settori del sapere umano; dalla disciplina filosofica /gnoseologia, morale, metafisica, logica) a quelle più particolari (cosmologia, psicologia, teologia, diritto, politica, ascetica). Significativa è l’Antropologia in servizio della scienza morale, prima parte di una visione unitotalitaria dello scibile dal punto di vista dell’uomo, la cui parte seconda era  Antropologia soprannaturale, opera tipicamente teologica scritta tra il 1832 e il 1836, ma rimasta incompiuta e inedita, come diversi altri scritti teologici, quali ,L’Introduzione al vangelo secondo Giovanni e Il razionalismo che tenta insinuarsi nelle scuole teologiche. Quest’ultima (1842) non venne pubblicata in ottemperanza al decreto di “assoluto silenzio” imposto da Gregorio XVI nel marzo 1843 sulla prolissa polemica intorno alla questione del peccato originale, suscitata dal suo Trattato sulla coscienza morale (1840), che portò all’elaborazione di Le nozioni di peccato e di colpa illustrate e La dottrina de peccato originale, opere raccolte unitariamente negli Opuscoli morali. Alla fine della sua vita stava scrivendo Il linguaggio teologico allo scopo di precisare le fonti della difficoltà del linguaggio teologico, giustificando i motivi dell’incomprensione del suo pensiero, tutto proteso ad affermare la verità della fede  cattolica in dialogo critico con le correnti culturali del suo tempo, come la vastissima, inedita e incompiuta Teosofia testimonia.

Originale e creativa fu la  riflessione angelologica di Antonio Rosmini. Certo, il Roveretano non ha scritto un trattato specifico sugli angeli così come non ha neppure affrontato la tematica angelologica in sezioni particolari dei suoi scritti. Pur tuttavia egli elabora e propone alcune idee davvero personali e profonde relativamente all’angelologia, che appaiono – almeno entro certi limiti – segnare una discontinuità nei confronti della tradizione angelologica, anche se rimangono radicate nella prospettiva cristiana e insieme innestate nel contesto culturale della sua epoca. Tali idee sono sparse nei suoi innumerevoli scritti, anche se egli aveva espresso l’intenzione di dedicare uno specifico trattato agli angeli, all’interno di una ricerca sulla Cosmologia,  come egli stesso scrive:

Riputiamo dunque che la dottrina degli angeli non possa costituire da sé sola una compiuta scienza filosofica, e però noi la esporremo insieme colla dottrina del mondo di cui gli angeli sono una parte, favellando dell’Essere supremo”.

Poiché la Cosmologia doveva costituire una parte della Teosofia, rimasta incompiuta , avendo egli portato a compimento solo la prima parte, l’Ontologia ,il promesso trattato sugli angeli non è mai stato scritto. Gli abbozzi e i frammenti intuitivi che possediamo sono comunque più che sufficienti per ricostruite in larga misura il progetto angelo logico del Roveretano. La sua riflessione sugli angeli va ovviamente ricondotta nell’ambito del suo sistema filosofico e in tale contesto emergono, secondo la divisione proposta dallo stesso Rosmini, gli aspetti più rivelanti della sua concezione angelologica e segnatamente: la questione se vi siano (meglio se vi possano essere) intelligenze separate, vale a dire il problema della reale esistenza degli angeli; la ricerca della causa cui si deve la loro origine; infine la loro natura, cioè la possibile conoscenze della loro essenza. Queste sono infatti  – per Rosmini -“le tre parti dell’Angelologia”.

L’espressione “principio corporeo” utilizzato da egli, non va ovviamente intesa nel senso di “ciò che possiede un corpo” (in questo senso gli angeli sono ovviamente incorporei), ma di “ciò che ha relazione con il corpo”, ponendolo, ordinandolo, conservandolo. Gli angeli sono da lui chiamati “principi corporei” appunto secondo questo secondo  significato. Dice egli: “Conservando noi dunque la determinazione di principio corporeo a quello che pone i corpi, chiameremo l’altro in generale principio di moto”. Il “principio corporeo” è dunque l’ente invisibile che pone il corpo in essere, non – ovviamente – nel senso di crearlo, ma di animarlo e formarlo; il “principio del moto” invece è quell’ente invisibile che muove il corpo facendolo passare dalla quiete al moto. Continua Rosmini:

I quali due principi, se ben si osserva a quello che abbiamo ragionato più sopra, dovendo essere due soggetti, perocché ogni attività si riduce ad un soggetto, e ogni principio reale è un soggetto; ne viene che debbano essere due enti a cui nulla mancherebbe di ciò che si suole esprimere sotto la denominazione di Angeli”.

E infatti il “principio corporeo” viene descritto da egli come una forza immateriale e intelligibile, ordinata a formare un corpo. Nella Psicologia egli spiega che qualsiasi corpo materiale, considerato e nella sua struttura generale e negli atomi che lo compongono , non è altro che il termine di qualche principio senziente, il quale “sentendo” le singole parti del corpo, le compone, le unisce e le organizza, le cementa, formando infine la sua struttura unitaria. Tale “ente-termine” esige dunque, necessariamente, l’esistenza del principio senziente di cui esso è termine. Ma egualmente un tale ente senziente, a causa della passività della sensazione, poiché è riferito a un termine che viene sentito, è un principio senziente “passivo”, ed allora implica ed esige a sua volta un altro principio “attivo” diverso da sé, dal quale riceve il suo “ente – termine”, di cui principio sensitivo. Tale principio attivo dev’essere però immateriale, perché il principio che pone in atto la materia, che è inerte e priva di qualunque attività. Se anch’esso fosse materiale, avrebbe bisogno di qualche altro principio da cui essere posto…e così all’infinito. La materia, e quindi i corpi, derivano allora per egli da un’azione esercitata dai “principi corporei” sui “principi sensitivi”. Inoltre il “principio corporeo” dev’essere anche spirituale, ossia intelligente. Infatti non vi è ordine se non dove vi è una intelligenza. Ebbene, nell’originaria formazione degli atomi così come nella composizione dei corpi e in tutti i fenomeni della natura, si osserva un ordine davvero mirabile. Allora la causa, cioè l’attiva forza aggregante e strutturante da cui tutte queste cose vengono ordinate e messe in relazione tra di loro, è per l’appunto il principio intelligente. E questo non avviene solo per le realtà corporee a noi estranee, ma anche per il nostro stesso corpo, che è – come tutta la materia – “termine proprio del principio corporeo”. Non sembra a Rosmini ragionevole “scomodare” – per così dire – la causa prima dell’essere, cioè Dio stesso, perché intervenga direttamente “in prima persona” in tutte queste complesse operazioni. Piuttosto appare conveniente, secondo il modo concreto e proprio dell’agire divino, servirsi delle cause seconde, che sono per l’appunto quei “principi corporei” intelligenti, immateriali e sovrasensibili in virtù dei quali si compone e si attua l’ordine dei corpi materiali e il loro incessante movimento. Sono dunque gli angeli, identificati da egli in tali “principi corporei” immateriali e intelligenti a porre in essere una loro singolare collaborazione nel governo divino del mondo.