A te che leggi entro mezzanotte…”Più di te, più di me…”

Giuliana Rocci

“Io più te…Un cuore sarebbe ti amo se… Tu mi regali un po’ di allegria… Se giro per strada in tua compagnia… Io più te… Uguale sarebbe mettiamo che… Volassimo un poco più in alto…noi… L’Amore più… Dimmelo ancora…” Canticchiava, seguendo più i peniseri che lo spartitraffico biancastro, poco chiaro col sole accecante di fronte. Acceleratore pigiato, case sfilanti, guard rail a correr più della sua quattroruote. Biglietto incastrato, casello inceppato: tanti anni prima, con lui, un pomeriggio, sua prima salita con uno semi-sconosciuto. Sos analogo! Non sapeva più da che parte far pendere la propria immaginazione nel sentirne ancora il sorriso a pelle. Non si capacitava di come i giorni, sfilassero sempre più ghiotti d’assenza. Mesi interi quiescenti e poi riesplodeva quel sentimento, consumato di lacrime. Eruttava la sua smania d’incontrarlo, maledicendo l’assenza di fisicità che forse avrebbe, senza astinenza di sensi, spenta quella miccia costante. La sua, una marcia verso una meta che poco la riguardava. La raggiungeva abulica, spegnendo nervosamente la radio, che le rimandava una Vanoni perennemente innamorata. Una sintonia d’intenti con lui, ormai esautorata dalle attese. Bilancio fallimentare i suoi anni giovanili: nel dare, aveva accantonato il secchio, per attingere! Non s’era lesinate energie, nel sentirsi madre e compagna, senza chiedergli nulla. Maestra di vita la saggezza: l’amore, non chiede che di donare! Se l’era imposta per secoli quella verità, immaginando che prima o poi sarebbe pur giunta l’ora della riscossa, della giustizia alla generosità. Invece, contava solo kilometri di nostalgie, guardando quei monti così familiari, che le appartenevano per abitudine. Non aveva mai rinnegato il verde, ma aveva sempre prediletto l’azzurro. Poi, con lui, riviste le sue mode anche umorali:  ancor di più prediletto il silenzio, amato il verde in ogni tempo. Ora si ritrovava ai piedi di quei monti, tra strie scavate nella roccia ed alberi verso il cielo a farle compagnia. Un’altra serata senza lui: braccia incrociate alla parete, giammai tappezzeria, la mente vaporosa, fuori da un novecentesco balcone spiovente: trine romantiche, tra soffitti affrescati. Desideri d’un tempo, tra polveri e ricordi: con lui avrebbe voluto riappropriarsi di un passato, fluente nel suo presente senza più attese, per vivere quella comune sintonia in cuore. Testimonianze sbiadite da approvare, sotto lo sguardo:  il loro, un destino senza alternative “Più di te, più di me…”. Al di sopra di quella linea che l’accomunava a lui, senza reincarnazioni e fantasie, toccava il fondo delle certezze nel saper misteriosamente d’appartenergli. E che le apparteneva!