Il cambiamento è in atto…forse!

Angelo Cennamo

Il dato più significativo emerso dalle ultime elezioni è la fine del bipolarismo. Non sappiamo se si tratti di una scomparsa transitoria, dovuta cioè al momentaneo successo dei grillini – fenomeno sulle cui sorti future nessuno può azzardare previsioni – o di una sua definitiva uscita di scena, dopo la lunga stagione berlusco-prodiana. E pensare che, prima del voto, il Cavaliere ci aveva provato in tutti i modi a salvaguardare lo schema, tipico perlopiù dei paesi anglossasoni, della contrapposizione tra due grandi schieramenti, uno liberalconservatore, l’altro, socialdemocratico progressista, così come avallato qui da noi, nell’ultimo ventennio, dalla costituzione materiale ( da tanti ritenuta più efficace e al passo coi tempi di quella formale). Lo aveva fatto, dapprima, invocando la leadership federativa del professor Monti tra le fila dei moderati,  successivamente, facendo campagna elettorale a favore del “voto utile”, quello cioè indirizzato ad uno dei due maggiori partiti, PDL o PD, piuttosto che ad altre formazioni minori. E’ andata diversamente. La salita in politica di Mario Monti, unitamente all’exploit del Movimento 5 stelle, ha infatti provocato una più ampia frammentazione dei consensi, e ciò nonostante le defezioni di Giannino e del partito di Ingroia, incapaci di superare lo sbarramento minimo in entrambi i rami del parlamento. Ne è venuto fuori un quadro di paralizzante ingovernabilità, dovuto essenzialmente alla natura isolazionista del partito vincente: il Movimento 5 stelle, il cui successo elettorale è stato costruito proprio sulla denigrazione di tutti gli altri partiti, colpevoli di aver malgovernato il Paese e di averlo condotto al collasso economico. La rapida scalata verso il successo, Grillo, l’ha impostata così su un sonoro “Vaffa” alla vecchia nomenclatura politica, con la quale il suo movimento non vuole avere nulla a che fare. Ciononostante, il leader del PD, Bersani, è convinto di poter dialogare in qualche modo con i grillini, in vista di un ipotetico governo bicolore che escluda la seconda forza politica del Paese ( il centro destra di Berlusconi). La sua, appare a tutti come  una pia illusione, più volte ridimensionata in queste ore dai ripetuti accenti di colore usati dallo stesso Grillo e dal suo Avatar Casaleggio, con i quali i due leader hanno apostrofato lo smacchiatore di Bettola. E allora cosa resta da fare al perdente vincitore delle elezioni per uscire da uno stallo così impietoso? Salvo accordi col Pdl, difficili però da far digerire agli elettori più antiberlusconiani, gli toccherà prendere atto della chiusura dei grillini a qualunque forma di coabitazione in quel di Palazzo Chigi, e tentare con tutte le altre forze parlamentari ciò che non è riuscito durante l’intero anno del governo tecnico, vale a dire : riformare la legge elettorale per poi ritornare al voto. Volendo, si può fare. cennamo.angelo@tiscali.it

 

Un pensiero su “Il cambiamento è in atto…forse!

  1. Sono d’accordo.

    Anche la proposta di Renzi non è trascurabile, però. Governare senza nessun appoggio e proporre leggi sui temi caldi grillini: se i grillini non le votano si prendono la responsabilità di non averle votate e poi se la vedono con il loro elettorato, che è già mezzo in subbuglio perché non si accordano col PD in qualche maniera (metà di loro crede che la cosa sia utile a fare delle cose tra quelle proposte). La tabella delle similitudini, inoltre, è molto ricca: http://www.fanpage.it/le-cose-che-hanno-in-comune-grillo-e-bersani/

    Sai che ti dico? Viene quasi il sospetto che Grillo non voglia realizzare nulla di quanto dice perché più cose realizza, meno hanno senso le cose che dice. E’ come per la Lega: 25 anni seduti a Roma e che hanno fatto? Boh! Stanno ancora a parlare del 75% delle tasse in Lombardia e favoleggiano della macroregione del Nord…

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