Capaccio Paestum: presentato il libro “Fuori dalla clandestinità”

   Aurelio Di Matteo

Dopo le varie presentazioni in location prestigiose, tra le quali le terrazze del Circolo Nautico Posillipo, dopo una splendida rappresentazione teatrale nel complesso di S.Sofia e nell’ auditorium del Centro Sociale Cantarella di Salerno, dopo essere stato all’attenzione della TV nazionale nella nota trasmissione “Chi l’ha visto?” su Rai/3, sarebbe stata una gravissima mancanza che un tale libro non fosse stato presentato a Capaccio Paestum. Merito del Club di Paestum “Città delle rose” – International Inner Wheel, presieduto dalla dinamica prof.ssa Antonietta Addesso Rocco, che ha preso l’iniziativa e organizzato l’evento e del Comune che l’ha sponsorizzato, sottolineandone l’importanza con la presenza istituzionale dell’Assessore alle Politiche sociali dott.ssa Rossana Barretta e del Consigliere delegato allo Sport e tempo libero dottor Franco Sica. La presentazione, con la presenza dell’autore, è stata affidata alla colta, approfondita, sensibile ed esaustiva analisi della prof.ssa Lorenza Carbone Rocco, che ha stimolato anche il successivo ricco dibattito che ha visto, tra i tanti appropriati e puntuali interventi, quelli del prof. Mario Mello, dell’ex Assessore Maurizio De Rosa e dello stesso Assessore Barretta. Si tratta del libro di Salvatore Memoli “Fuori dalla clandestinità”, frutto della memoria di un’esperienza umana drammaticamente dolorosa, che lungo il commosso percorso autobiografico della vicenda diventa testimonianza, analisi e denuncia di una triste situazione umana, sociale, civile ed economica taciuta e ignorata soprattutto dalle Istituzioni a tutti i livelli. Sullo sfondo dei luoghi teatro della vicenda e attraverso la crudezza dei dati che certificano una realtà sociale raccapricciante, il percorso doloroso dell’esperienza familiare e degli affetti filiali, l’impegno delle forze investigative e il riferimento alla cronaca si trasformano nella rappresentazione e nella denuncia del dramma e dello sfruttamento dell’immigrazione lasciata nella clandestinità. Il libro diventa così il pamphlet letterario e sociologico a un tempo di un fenomeno decennale che, determinato dagli spregiudicati interessi dell’economia, diventa dramma umano e sociale, triste condizione antropologica, problema di diffusa criminalità, crisi della sicurezza civile e personale. Capaccio Paestum, la Città dei Venti Borghi, racchiude al suo interno una Città invisibile che, impedendo uno sviluppo organico e lineare, condiziona in modo negativo tutto il tessuto sociale e tutti i settori nei quali si esplicano le attività civili e personali. E impietosi sono i dati, desunti dalle rilevazioni ISTAT-2011, evidenziati e riferiti dallo scrivente chiamato a coordinare il dibattito e lo svolgimento dell’evento svoltosi nella Sala Erica di Piazza Santini. Sono dati che certificano senza dubbi che il cuore dell’immigrazione e della clandestinità nella regione Campania e nella provincia di Salerno è proprio il territorio di Capaccio Paestum. Questi in sintesi i dati ISTAT 2011. Nel decennio 2001/2011 la popolazione straniera in Campania è più che triplicata, da 40.428 a 149.761 unità (dal 7,1 al 26,0‰). La popolazione campana è aumentata di 65.000 unità. Tale aumento è determinato dalla componente straniera (+110.000) che compensa la diminuzione della componente italiana(- 45.000). Il 42,4% nella Provincia di Salerno, il 10% nelle due province di Avellino e Benevento e il resto è diviso tra Napoli e Caserta.  L’incremento maggiore si è avuto nella Provincia di Salerno dove si è passati da 5 a 31residenti stranieri ogni mille residenti totali. In questo incremento della Provincia di Salerno, si evidenzia la maggiore presenza a Capaccio Paestum, con l’85%, di gran lunga superiore anche alle tradizionali presenze straniere del litorale casertano. E questi sono soltanto i dati rilevati dalle presenze giuridicamente emerse. In genere gli esperti calcolano, con stima al ribasso, che i clandestini siano circa il 30/40% della presenza degli immigrati registrati. Si può ben parlare di una Città Invisibile che sfugge all’etica e alla dignità umana, che si snoda al di sotto dei confini della legalità, che alimenta piccola e grande criminalità, sfruttamento lavorativo e lavoro in nero, prostituzione e traffici illeciti. È una Città Invisibile che in molti non hanno interesse a portare alla luce, a rendere visibile e acquisire alla vita giuridica e civile, nelle forme e nei modi che richiede una normale convivenza umana e sociale. La verità è che nessuno vuole che la Città Invisibile sia legalizzata, perchéfa molto comodo la condizione di assenza di diritti. Dietro ilfenomeno della clandestinità, sia di partenza sia di acquisizione, c’è sfruttamento, droga, prostituzione, camorra e facili arricchimenti. Tra chi istituzionalmente è chiamato a risolvere questi problemi e questi drammi, a chi vuoi possa interessare tutto ciò? Di certo non mancheranno mai qualche bel discorso, magari anche commosso, su integrazione e inclusione, qualche Commissione di studio, qualche elargizione pietosa di alimenti o di abbigliamento dismesso, tanto per pacificare la propria coscienza e andare a letto per dormire in pace con se stessi. Il dramma umano e i problemi sociali per intanto resteranno sempre lì.