Custodire il passato

Giuseppe Lembo

Nel nostro Paese ed al Sud in particolare non c’è assolutamente rispetto per il passato; non si sa custodire; non si sa conservare; non si sa, assolutamente trasmettere al futuro, avendolo avuto in custodia dalle generazioni precedenti. Non è possibile che quello che ci viene affidato in uso, a cuor leggero, venga poi abusato ad un punto tale da distruggerlo, da cambiarlo nelle sue caratteristiche originarie. Oggi nell’Italia meridionale in particolare, caratterizzata da trasformazioni ed abbandoni, ci si occupa della terra non per coltivarla e goderne i suoi frutti, abbondanti e pregiati (sono alla base del made in Italy alimentare), ma per lottizzarla. Già nel 1963 Giorgio Bocca nel libro La scoperta dell’Italia, aveva lanciato l’allarme, un vero e proprio grido di dolore contro la deturpazione del suolo italiano, sempre più abusato per fini speculativi, sottraendoli così alla sua destinazione di sempre, ossia all’agricoltura.

Dopo l’autorevole voce di Giorgio Bocca, in tante occasioni padre nobile, vate inascoltato per i tanti denunciati mali d’Italia, con altrettanto prestigio ed orgoglio di italiano tradito, di intellettuale inascoltato, spesso si va levando alto il grido di dolore dell’editorialista Ernesto Galli Della Loggia che sul Corriere della Sera del 28 agosto 2012, in un fondo dal titolo “Il Paesaggio preso a schiaffi”, riferendosi alla Calabria, ne denunciava la condizione abusata, da vero e proprio spettacolo apocalittico, in maledetto contrasto con la ormai cancellata amenità del paesaggio.

Purtroppo, nel nostro Paese, ma soprattutto al Sud, il passato non serve più a nessuno; così pensando e si pensa assolutamente male, in quanto i danni sono poi parte del patrimonio comune ereditato da un presente sempre più socialmente  e naturalmente sgarrupato, con un colpo di spugna, si cancella tutto e quel che è più grave, si abbruttisce il paesaggio, violentemente trasformato da agricolo in residenziale e turistico purtroppo scadente e fortemente invasivo, soprattutto lungo le coste meridionali indecentemente concentrate.

Il primato dello sfascio dell’Italia così come avvenuto negli ultimi decenni, è quindi, prima di tutto del Mezzogiorno; tanto, per colpa della malapolitica e della società che si è lasciata strangolare dalle braccia della speculazione malavitosa, trasformandosi sempre più in malasocietà, responsabile di gravi compromessi e di un colpevole abbandono.

La cultura meridionale del Sud e le terre che l’hanno rappresentata per secoli, sono andate cambiando violentemente volto, diventando nel tempo, il simbolo di una civiltà completamente perduta.

Tanto, con grave danno per tutti; il passato non va cancellato; il passato ci appartiene per cui ne va conservata la memoria storica; se non si fa questo, si diventa responsabili di un grave genocidio umano e culturale che si perpetua nel tempo, con nuove sconsiderate manomissioni e nuove azioni di degrado.

Cancellare il passato fatto di paesaggio e manufatti naturalmente e storicamente belli, è un danno al patrimonio nel suo insieme storico, antropologico, culturale, paesaggistico e dell’ingegneria conservativa dei territori, riducendo così sempre più al Sud la possibilità di custodire il passato e con la custodia dinamica di tutelarlo e valorizzarlo in tutte le sue risorse possibili, creando, così come si conviene, risanamento e sviluppo possibile e compatibile, con le specifiche caratteristiche del territorio che non sono caratteristiche di oggi, ma prima di tutto del suo passato, tutto assolutamente da conservare.

Purtroppo c’è sofferenza e malessere ovunque; tanto, sia in Italia, sia soprattutto nel Mezzogiorno, dove le sofferenze umane, sociali ed economiche sono maggiori.

Siamo di fronte ad una storia che continua; una brutta storia che vede, come sempre perdente il popolo, la gente comune.

L’Italia degli affaracci propri non è per niente cambiata; sempre identica a se stessa, continua a fare quello che ha sempre fatto.

Ultimo in ordine di tempo il prof. Mario Monti, amico delle banche che, come viene fuori dai fatti che riguardano il Monte dei Paschi, una vicenda oggettivamente grave, ha usato abusandone i soldi dello Stato per ripianare gli azzardi finanziari del più antico istituto creditizio italiano.

Siamo di fronte ad un vero e proprio cortocircuito istituzionale.

Le conseguenze di tanto? C’è da attendere gli sviluppi per ben capire chi governa questo nostro Paese e per quali obiettivi sempre più innominabili andiamo diritti diritti verso la catastrofe finale, fatta di un assordante presente che con assoluta irresponsabilità ha voluto cancellare il passato, quel passato che ci appartiene e che è assolutamente necessario per costruire insieme vie certe per il futuro possibile dei nostri figli.