Festival di Sanremo, sul trono Marco Mengoni

di Rita Occidente Lupo

La coppia Fazio-Lettizzetto ce l’ha fatta! A soffiare sulla sessantraeesima candelina sanremese senza fischi. Con un’audience che di sera in sera ha compensato le spese che, in questi tempi di magra, la vetrina della canzone italiana in mondovisione, ha sostenuto con cachet sempre favolosi per conduttori ed ospiti. Sarà stata la carrellata di nostalgie passate, passando dal “Ciao amore ciao” del compianto Tenco, al Cotugno intramontabile, gli spaccati contemporanei, che non hanno lesinato stilettate anche al recente choc delle dimissioni del Santo Padre o delle nozze omo, da celebrare oltr’Alpe, a non far smarrire una buona grinta alla Benigni. Così anche Bocelli e l’omaggio verdiano e wagneriano, note ben incastonate. Come la lettera dell’Orchestara agonizzante, inchiodata al palco della Lettizzetto. Oltre al premio della critica Mia Martini, plaudito ad Elio e Le storie Tese, certe battutine, quelle proprio della piperina Luciana, anche in goffo gonnone rosso finale, a lasciare però disorientato, ma non meravigliato, chi s’è sentito sferrare più volte pugni dialogici in pieno viso. Non per gli accidens politici alla Crozza, ma per quel certo fraseggio allegorico, oltre alla farfalla di Belen, ancora tirata in ballo! Insomma, pare che i doppi sensi, una certa audacità verbale, gradita, come certe tiritere alla canzone monotona. in nome dell’orecchiabilità, in barba ad ogni lagna. Sanremo è restato comunque il karaoke della canzone tra gli abiti. Del look in passerella giù dalla lunga scala, dove non solo splendente la top model Bianca Balti, elegante senza dubbio, sexy al punto giusto, ma decisamente brutta nei lineamenti, checchè ne abbia detto Fazio! Giuria di qualità, televoto, apparsi stavolta alquanto decisivi. Contrariamente a certi rumors, che in pregresse edizioni, standing ovation di disappunto. I Modà, tirata fino alla fine la loro vittoria, ben salutata “Se si potesse non morire” ma la vittoria strappata da Marco Mengoni.