Vita consacrata testimonianza di fede

Padre Oliviero Ferro

Il 2 febbraio è una giornata particolare per le religiose e i religiosi. Quest’anno, in Diocesi di Salerno abbiamo voluto farla precedere da un momento di riflessione. Dopo il saluto di padre Guido, vicario per la vita religiosa, accompagnato da padre Modesto, segretario Cism, padre Carlo dei saveriani ci ha aiutato a riflettere. Ci ha ricordato che la vita consacrata, prima di essere un impegno dell’uomo, è un dono di Dio, in vista di una speciale missione. Non tutti capiscono l’importanza della vita religiosa. Bisogna fare pubblicità nella Chiesa, nella Diocesi e coinvolgere tante realtà, cominciando dai sacerdoti. Lo scopo di questa giornata è di far conoscere e promuovere la vita consacrata presso tutto il popolo di Dio. “Il seguire Cristo, nella luce dello Spirito santo è il modo di vivere dei consacrati. In questo anno della fede, siamo invitati a riscoprire i contenuti della fede: vissuta, pregata e celebrata. Noi religiosi dobbiamo trasmettere la bellezza di questa vita, in modo particolare ai giovani. Essi devono potere scoprire il progetto di Dio su di loro. Ricordiamoci la fatica di Pietro a credere a Gesù che veniva sulle acque. E nella lettera agli Ebrei, il “nugolo di testimoni” che hanno vissuto l’incontro con Cristo ci stimoli a vivere la vita consacrata, volendoci bene, perché Cristo ci vuole bene. Poi ci siamo trasferiti in Duomo per la celebrazione della Eucarestia. Il saluto iniziale di suor Angela Maria, segretaria Usmi, pieno di gratitudine, ha introdotto il celebrante, don Marcello De Maio, che ha portato il saluto e l’abbraccio dell’Arcivescovo. Nella sua riflessione al centinaio di religiose e religiosi presenti, si è chiesto cosa la vita consacrata ha significato nella sua vita. Ha ricordato che la loro presenza è stata molto importante per lui. Ed è normale dire grazie. Continuando, ci ha confidato che la lettura dell’ultimo libro del Papa e la sua omelia del 6 gennaio lo hanno aiutato in questa preparazione alla giornata del 2 febbraio. E’ vero è una liturgia della luce, ma anche del buio. Chi era nel tempio di Gerusalemme, quel giorno, non si è accorto che veniva portato. Non sempre è facile riconoscere Gesù nella vita di ogni giorno. E aggiunge che il Papa dice che al centro della fede e della evangelizzazione c’è l’inquietudine. E noi siamo invitati a partecipare alla inquietudine di Dio. La Fede è infatti l’essere toccati interiormente da Dio. E quando gli altri ci incontrano, devono capire che anche a noi è successa la medesima cosa. Come i Magi sono stelle che brillano e indicano la strada, così devono esserlo anche i religiosi. Conclude, ricordando una frase di madre AnnaMaria Canopi, badessa del monastero benedettino dell’isola san Giulio a Orta(VB) “la società ha bisogno di una trasfusione di ottimismo cristiano” ed è questo a cui noi siamo invitati.