Ogni parola che non impari oggi è un calcio nel culo domani (Don Lorenzo Milani)

Giuseppe Lembo

Il nostro Paese, sempre più avvitato su se stesso, vive in una condizione di crisi profonda; trattasi di una crisi che ha ormai investito in modo grave tutto l’intero sistema Paese, dove si attende solo il miracolo per salvare la sua economia, per ridare il lavoro a chi non ce l’ha, per risanare dal degrado e dall’abbandono, per far credere nel futuro sempre più negato alle giovani generazioni sempre più convinte di non avere ormai concrete possibilità di futuro. Il nostro Paese è tra l’altro, in una profonda crisi culturale e formativa; è incapace di garantirsi saperi e conoscenze senza i quali non c’è crescita umana e sviluppo possibile. Il nostro Paese, purtroppo, poco virtuoso vive in un presente che prende tutto di sé e non lascia possibilità alcuna di spazi per il futuro sia individuale che d’insieme umano e sociale. Siamo di fronte ad un problema di una grande gravità; siamo di fronte al problema che sbarra alle giovani generazioni le porte del futuro, ormai porte sempre più chiuse per generazioni in difficoltà assolutamente svantaggiate, in crescente sofferta solitudine, senza alcuna soluzione di continuità tra una generazione e l’altra.  Purtroppo le cause di cotanto sconquasso vengono da un mondo adulto che non ha saputo guidare e costruire percorsi di vita finalizzati all’umanità ed all’acquisizione dei saperi e della conoscenza per l’uomo, a partire dai primi anni di vita con processi educativi e formativi completi e capaci di dare le giuste motivazioni e la altrettanto giusta crescita umana e culturale, necessaria ed insostituibile per un percorso di vita normale. In questo cammino di speranza, particolarmente  importante è il ruolo della Scuola che non deve assolutamente confondere il suo ruolo, né deve essere più oltre contenitore del niente, battendo ritirata, con la bandiera bianca dell’ignoranza diffusa ed una crisi irreversibile dei saperi, senza i quali non si va da nessuna parte. Non può e non deve la Scuola abdicare al suo ruolo; deve sviluppare la creatività, la comprensione, la capacità logica di costruire percorsi logici; deve dare il giusto ruolo alla scrittura e soprattutto alla scrittura creativa e con questa all’uso del linguaggio. Tanto per non inaridire la comunicazione ed i processi del comunicare, in mancanza dei quali verremmo a trovarci in una condizione di grave vuoto esistenziale sia umano che sociale. Non è con la rivoluzione digitale che cresce il sapere umano; se ci si affida solo al mondo digitale, si rischia un grave inaridimento umano ed un altrettanto grave analfabetismo culturale e conoscitivo che sarà rovinoso sia per il singolo che per l’insieme sociale. Le nuove forme di comunicazione e di conoscenza non sono alternative ai tradizionali contenuti del sapere; possono aiutarli, possono arricchirli di nuovi stimoli, ma assolutamente non possono sostituirli. Non c’è, né ci può essere un nuovo modello di apprendimento tale da cancellare il vecchio contenuto dei sistemi educativi e formativi; internet, tablet, lavagne multimediali, sono strumenti che possono contribuire ad arricchire l’apprendimento, senza nulla togliere e/o cancellare del vecchio sistema. Non è assolutamente possibile pensare a percorsi educativi  e formativi senza saper ascoltare, senza saper leggere, senza saper scrivere, senza saper parlare correttamente e/o senza avere a disposizione un’adeguata conoscenza di vocaboli da usare o di strutture sintattiche elementari, non conoscendo le quali non si può scrivere correttamente ed altrettanto correttamente parlare, usando un linguaggio appropriato.

C’è una nascente società dei giovani fortemente presa ed attraversata dal fascino del veloce linguaggio multimediale sempre più spesso poco funzionale al vero apprendimento, alla vera conoscenza che richiedono riflessione ed applicazione meditata. Gli altri linguaggi che bombardano soprattutto le coscienze del mondo dei giovani sono caratterizzati da una velocità temporale che produce una forma di deconcentrazione continua, tale da trasformarsi in una vera e propria patologia, con le conseguenze sopra denunciate, relative alla capacità di scrivere, di comunicare, di rapportarsi agli altri. La lettura così come la scrittura che richiedono concentrazione e riflessione sono diventate per i più delle noiose e precarie attività, invertendone le consolidate caratteristiche  di sempre, che le facevano considerare utili se non indispensabili alla conoscenza. Le fonti alternative del sapere e della conoscenza rispetto agli strumenti da storia di lungo corso, sono internet, email, sms, facebook, twitter. In questo contesto la scrittura, il leggere, l’integrazione del comunicare sono ormai pratiche assolutamente secondarie; dei veri e propri optional di cui, con grave danno per la propria formazione umana, sociale e culturale e soprattutto per il proprio ruolo, i più ne fanno a meno, creandosi e creando problemi nel prossimo futuro sempre più gravi e sempre più di difficile soluzione. Nel sistema educativo e formativo italiano siamo sempre più arrendevoli ai cambiamenti delle nuove tecnologie, assorbendone i contenuti così come liberamente circolanti, senza riflettere, senza capire l’uso e le conseguenze per ciascuno del pensiero simultaneo sul proprio futuro conoscitivo, sulle proprie capacità di apprendimento. Tanti sono stati gli errori del passato nel sistema scolastico da troppo tempo avvitato su se stesso ed assolutamente incapace di capire professionalmente l’avanzare del nuovo, intervenendo con un’adeguata didattica capace di fare propri i cambiamenti, rafforzando come necessario l’impegno alla lettura, al dialogo, all’uso attivo ed interattivo del linguaggio come insostituibile strumento di crescita culturale e di comunicazione autentica. Lettura e scrittura sono rimaste sempre più abbandonate a se stesse; la scuola non ha saputo coinvolgere gli studenti, lasciandoli sempre più soli con se stessi e con le tante stimolazioni esterne basate su linguaggi nuovi, veloci ed indifferenti ad un confronto più attento rispetto al solo bisogno di razionalità così come diffusa dalla mediasfera. La diminuita capacità di lettura, di comprensione lessicale, ha creato un vuoto grave nella conoscenza e nei saperi dei giovani; un bagaglio sempre più vuoto; sempre più leggero, per mancanza del primo ed insostituibile strumento di conoscenza, ossia il libro, messo da parte perché considerato superato da altri strumenti della conoscenza, che si è vista, a macchia d’olio, sprofondare sul piano inclinato di un assoluto vuoto di comprensione lessicale; tanto, per effetto di sempre più scarse conoscenze del significato delle parole e di assoluta ignoranza delle regole a base del parlare e dello scrivere in modo corretto e comprensibile. Questo è possibile solo educando i giovani alla conoscenza; educando ad apprendere in modo serio ed approfondito le cose da sapere per pretendere una vita ispirata alla dignità umana ed un ruolo attivo nell’insieme umano dove non deve prevalere l’esclusione e/o il protagonismo di pochi, in quanto regno della più assoluta ignoranza dei più. Avere la disponibilità di nuovi linguaggi e di nuovi e più immediati contenuti del sapere, non significa assolutamente per nessuno poter mettere da parte i pilastri del sapere, della conoscenza e della propria capacità di esprimersi. La comunicazione veloce, non è, purtroppo, come la cultura e l’apprendimento, particolarmente amica della riflessione e delle competenze che non sono mai il solo frutto di un percorso di apprendimento facile e veloce e per questo poco funzionale ed altrettanto poco amico del sapere vero, della conoscenza vera.