Padula chiama Calabria: riflettori accesi sulle sindache-coraggio

Maddalena Robustelli

Capita così che arrivi trafelata a Padula (Sa), in occasione dell’appuntamento pubblico del premio Joe Petrosino, per conoscere le sindache della Locride impegnate, nello svolgimento delle loro funzioni istituzionali, sul terreno dell’affermazione e della condivisione della legalità in una terra martoriata dalla ‘drangheta. Non riesci a vederle al tavolo della presidenza del correlato convegno, che ogni anno si svolge in questa cittadina della provincia salernitana per offrire un’onorificenza a quanti si impegnano a preservare e tutelare il rispetto della legge nei propri contesti territoriali di riferimento. Cosicchè ci rimani male, perché pensi che tutta quella corsa è stata inutile, ma, soprattutto, che non ti capiterà più un’occasione simile. Cerchi, allora, conferma nei presenti seduti accanto a te, ma ti rispondono che non sono venute e, conseguentemente, al rammarico si unisce anche lo sconforto per l’occasione persa. Avevi proprio bisogno di ascoltarle, e semmai, per qualche arcana alchimia, conoscerle personalmente e parlare a tu  per tu con loro. Quand’ecco che il moderatore dell’incontro annuncia i loro nomi e tu, all’ultima fila, ti alzi in piedi e verifichi che sono proprio lì in prima fila. Ascolti con grande attenzione, mista a gioia per il traguardo da te agognato, le loro parole iniziali e scopri, via via dicendo, che al ringraziamento per il premio conferitogli si aggiunge il racconto di sé stesse e delle difficoltà ad amministrare i loro paesi, nonché la constatazione di quanto sembrino insormontabili gli ostacoli che si frappongono alla conseguente azione politica quotidiana. In pochi minuti capisci che quell’impulso irrefrenabile a correre verso Padula per ascoltarle valeva la pena, ben oltre qualsivoglia altro importante impegno che ti avrebbe vista coinvolta pubblicamente. Sì, perché le conoscevi già, anche se solo per aver letto di loro, soprattutto di una, M. Carmela Lanzetta e ti compiaci che anche Carolina Girasole ti dia la stessa impressione, solo a sentirla parlare di quanto sia ostico governare in paesi i cui abitanti sono stati abituati per decenni   a subire l’illegalità ed il malaffare, fino a non riuscire più a pensare di potersi emancipare da essi. Succede, così, che senti dentro di te il bisogno di avvicinarti a loro e capire meglio quel che in pochi minuti hanno raccontato di sé. Chiedi ad un poliziotto in pensione, lì presente perché venivano premiate anche le Squadre mobili operative delle Questure di Napoli e Caserta, se può aiutarti nell’intento e costui si avvicina ad un collega calabrese, che ti da la possibilità di conoscerle personalmente. Cingi prima idealmente M. Carmela Lanzetta, consegnandole un attestato di stima del Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano, e di lì passi a stringerla in un vero e proprio abbraccio, quando capisci che poche battute, scambiate anche in fretta, fanno comprendere ad entrambe che c’è piena sintonia tra di voi. Ti avvicini, successivamente, a Carolina Girasole  e le chiedi se fosse giusta l’impressione colta dal suo intervento pubblico, ossia che pensava di non ricandidarsi per il secondo mandato. Ti risponde, guardandoti negli occhi, che tutto dipende dalle condizioni in cui si ritroverà alla prossima tornata elettorale e ribadisce che vorrebbe tanto permeare quel muro di gomma che avvolge la sua comunità. Il muro di quanti ancora non comprendono che ai propri figli non può essere più lasciata in eredità una terra macchiata dalla malavita e dalle sue connivenze, un muro che opprime la gente impedendole di pensare che, oltre ad esso, c’è un paese nuovo ed una vita nuova da offrire ai propri cari, come tributo primario di un impegno civile imprescindibile.

Da tutte e due le sindache hai compreso l’aspra durezza delle loro mansioni pubbliche, le gravi conseguenze sulle loro vite private e, innanzitutto, l’accorato bisogno di sentire intorno a sé quella giusta dose di solidarietà per gli attentati  e per le intimidazioni subite  tale da indurle a proseguire al di là delle loro paure personali verso un obiettivo alto, il cambiamento di una terra che amano profondamente e per cui rischiano quotidianamente. Senti, allora, che vorresti anche tu darle un maggiore sostegno ideale e non puoi far altro che chiederle di ritornare nel Vallo di Diano, in un’altra occasione pubblica, per confrontarsi con la tua comunità ancora sui temi della legalità e sul contributo fattivo che stanno donando alla loro gente. Non è una parola grande “dono”, perché il desiderio di M. Carmela e di Carolina di contribuire con la loro azione amministrativa non solo a governare Monasterace e Isola di Capo Rizzuto, ma anche ad operare un mutamento il più possibile radicale nella mentalità della propria gente, è un atto di amore, nato dalla ferma volontà di vivere lì e creare, per quanto sia nelle loro capacità, le condizioni che consentano anche ai figli di tutti i propri conterranei di vivere lì.

Alla luce di quanto letto ieri su La Repubblica scopri pure che c’è un filo comune che lega queste due donne a te, sia nella militanza politica che nell’impegno civile e sociale, chiaramente con le debite differenze soggettive: una di loro, come anche altre sindache- coraggio intervistate da Conchita De Gregorio, sono tendenzialmente portate a votare alle primarie del Pd la candidata Laura Puppato. Ti domandi, allora, leggendo questa notizia sul giornale, ma c’è qualcosa che va oltre noi stesse, verso qualcosa a cui idealmente tendiamo? Forse, immaginare che il coraggio delle donne, impegnate sia a livello politico che istituzionale nei singoli partiti d’appartenenza, sia indirizzato a costruire una politica nuova. Sì, perché come sostiene Elisabetta Tripodi, l’altra sindaca  premiata che l’altro giorno non era presente a Padula anche se sostituita egregiamente da un componente della sua giunta comunale, “la gente non si fida più di nessuno ed ha ragione, non è l’antipolitica il nostro nemico, è la brutta politica; chissà se lo capiscono lassù a Roma che serve coraggio; non è difficile davvero, venite a vedere qui da noi, ci sono donne ad ogni angolo di strada che si battono in silenzio e da sole, come leoni”.

Grazie, M. Carmela Carolina, Elisabetta per l’impegno che profondete nel governare in modo nuovo le comunità dei vostri rispettivi paesi, portato a conoscenza non solo dei convenuti presenti a Padula durante la premiazione intitolata a Joe Petrosino, ma offerto anche, e soprattutto, all’Italia intera.

 

 

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