Interminabile crisi…

Giovanni Trombetta

L’impronta caratteristica del 2012 è certamente stata impressa dalla crisi che non ha risparmiato proprio nessuno, o quasi. Se ne parla in continuazione, dalle prime pagine dei più o meno importanti quotidiani, alle svariate edizioni dei tg trasmessi nell’arco della giornata. Analizzano i problemi, ci affascinano con schemi complicati dettati da formule, ci mostrano grafici che assumono sempre più forme di veri e propri responsi elettrocardiografici. Cerchiamo di fare un pò di chiarezza sull’anatema crisi. È facile capire che la crisi ha coinvolto tutte le categorie. Le statistiche parlano chiaro: un giovane su tre è senza lavoro. A dirla cosi sembrano solo numeri ma, dietro questi elenchi alfanumerici si nascondono storie di persone comuni. Diplomati in attesa di occupazione, laureati che dopo aver giustamente dedicato anni agli studi si sentono letteralmente inutili perché quasi rigettati dal mondo del lavoro che non offre possibilità di inserimento. E poi vi sono i padri di famiglia, che sentono sulle loro spalle il peso delle spese, del dover battere la testa al muro per il mutuo da pagare, per le spese che quotidianamente si debbono affrontare. Le aziende nel frattempo chiudono, questo genera una lista infinita di operai messi in cassa integrazione, quando va bene, beneficiari certo di un tot, che non gli permette neanche di arrivare a fine mese. Poi vi sono le indennità di disoccupazione, tutti benefit temporanei a cui giustamente i lavoratori inquadrati hanno diritto. Ebbene bisognerebbe guardarle in viso queste persone, per poter capire davvero cosa i loro occhi hanno da dire. Intanto le tasse aumentano, cosi come i beni di prima necessità, poco alla volta, come il petrolio che sfiora il picco dei due euro al litro. Intanto gli incontri dei potenti si tengono e cosi ammaliati dalle belle parole di politici di turno ci si sente dire che le tasse sono necessarie, che bisogna fare sacrifici, che l’ Italia è un paese che  ha bisogno di crescere. Beh l’ Italia è un gran bel paese, ma affetto da un cancro le cui radici sono sparse ovunque. Speculi, peculati, evasioni fiscali di tutti i tipi e mafie,hanno fatto creato pozzi senza fondo. Ormai la gente non ha fiducia più in niente. Ci sentiamo derubati e derisi, i diritti calpestati. La democrazia è violentata continuamente. Invece di tartassare i poveracci, quelli che con meno di mille euro devono tirare a campare e stringere ogni giorno di una tacca la cintura, evidenziamo chi compra ville nella capitale a cifre che farebbero  sopravvivere decentemente interi villaggi in Africa, o chi magari brinda lanciandosi addosso fiumi di champagne su lussuose barche. A chi con diecimila euro si paga una misera settimana di  vacanza e poi ci chiede sacrifici sempre più laceranti sempre più insostenibili. Ma di cosa stiamo parlando? Parlano  per amore di patria? Beh quello è morto da tempo. Si gioca a un monopoli depravato, il ricco da una parte coi suoi capitali nascosti quindi esentasse che nessuno tocca, e il povero che lotta per avere il giusto che gli basta per tirare avanti, aspettando il prossimo fesso di turno che dice: le tasse sono necessarie. Ma lo è anche vivere. Speriamo solo che dopo la tempesta spunti il sole, che riscaldi tutti e non solo quelli abbronzati dalle vacanze ai tropici!