Ritorna settembre!

 Aurelio Di Matteo

E con settembre ritorna la scuola con i soliti problemi e i soliti annunci di rinnovamento e novità. Questa volta, però, il tutto è espresso in modo sobrio, senza urlare, con toni pacati e propositi che dalla propaganda di regime sono spacciati per risolutivi. Peccato che le proposte e gli argomenti non siano diversi da quelli ascoltati da qualche decennio e i problemi sempre gli stessi rimestati in salsa che ormai sa di rancido. Il clima sonnolento non risparmia nemmeno l’opposizione diventata analogamente sobria e smemorata. E si mette anche la stampa che conta, con in testa il “corrierone” che, da alcuni giorni, dedica intere pagine alla futura scuola, quella che dovrebbe consentire un salto di qualità alla formazione dei nostri giovani e allinearci ai Paesi europei e all’area OCSE. In questa presentazione sono state scomodate penne e cognomi autorevoli che di per sé dovrebbero essere testimoni di un autorevole programma di interventi e garanzia di esiti qualitativamente ottimali. Il tutto, come per altri settori, è stato ascritto a quella “infaticabile formichina” (sic!) del Governo Monti e, nel caso della scuola, al ministro-tecnico Profumo. Di certo il portavoce del Governo sarà molto bravo a far passare qualche buona novità come merito di questo esecutivo, solo che quel poco di buono comunicato è cosa molto vecchia, anzi qualcuna addirittura risale al Ministro Moratti. Prendiamo l’annuncio che dal nuovo anno gli studenti del ciclo secondario superiore avranno la possibilità di alternare ore sui banchi a ore di stage o di tirocinio in aziende. È annuncio vero ed è ottima prospettiva che negli altri Paesi è da decenni pratica costante, solo che il Governo Monti e il Ministro Profumo non c’entrano nulla. La normativa dell’alternanza Scuola-Lavoro fu introdotta già nel 2003 dall’art. 4 della legge n.53, prevedendo che gli studenti tra i 15 e i 18 anni potessero conseguire la propria formazione scolastica con le modalità dell’Alternanza. Successivamente – siamo nel 2005, durante l’era Moratti, con il Decreto legislativo n. 77 – vengono definite le modalità didattiche e individuate le linee normative per organizzare i percorsi. Ricordo a me stesso che la Direzione generale scolastica della Campania fu una delle prime ad attivarsi per promuovere tali percorsi. Mi si dirà, ma le scuole che hanno dato seguito alla legge sono state poche. Ciò nemmeno è vero. Dove i dirigenti scolastici sono stati più attenti alle innovazioni, l’Alternanza è diventata modalità didattica diffusa. Basta citare l’esempio della Regione Toscana che ha stipulato l’accordo con le autorità scolastiche per periodi di formazione finanche presso il Consiglio regionale. Il Ministro Profumo non si ferma qui e, supportato dalla grancassa della stampa radical chic, continua con gli annunci delle “novità”. Dal prossimo anno sul territorio verranno creati poli tecnico-professionali per raccordare la formazione al tessuto produttivo locale. Era ora che si pensasse a questo. Peccato che la normativa di attuazione è cosa che appartiene al passato, seppure prossimo. Era il 2007 quando veniva approvato in via definitiva, con conversione in legge, il Decreto Legge n. 7 che prevede l’avvio dei Poli tecnico-professionali. E le scelte politiche privilegiarono già da allora il settore turistico che doveva trovare il suo rilancio con il successivo ripristino del Dicastero e con la nomina a Ministro della Brambilla. Nello stesso Decreto – altro reboante annuncio del Ministro Profumo e del Governo di tecnici – furono istituiti gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) con le relative Fondazioni di gestione – per i Diplomati che preferiscono al percorso accademico quello che avvia direttamente al mondo del lavoro. La Regione Campania ne ha da subito attivati già quattro! In questo panorama risulta in ritardo la Provincia di Salerno, che potrebbe attivarsi individuando un Polo tecnico-professionale e il settore specialistico della mobilità sostenibile, facendo richiesta d’inseririmento nel Piano programmatico della Regione. Dove si raggiunge il top dell’inganno è nei propositi di contrabbandare la stabilizzazione dei precari come nuove assunzioni, dando anche cifre camuffate. Innanzitutto la cifra, in verità un tantino ballerina, di circa 22.000 in qualche dichiarazione e in qualche altra di 34.000. E, infine, l’annuncio del ripristino del cosiddetto doppio canale di lontana memoria e il ritorno delle fallimentari prove Concorsuali. Innanzitutto la cifra è la somma delle prevedibili assunzioni riferite non a uno, ma ai due prossimi anni e a quelle che si avranno con l’espletamento dei concorsi. Se fosse per questo il Governo Monti sulla scuola non ha cambiato nulla delle politiche dei governi precedenti, anzi avevano fatto meglio la bistrattata Moratti (114.000 contartti a temp indeterminato) e la vituperata Gelmini che per il solo 2011 procedette alla stabilizzazione di ben 31.000 precari. Quanto al Concorso che dovrebbe rappresentare la “svolta storica“ della politica scolastica, “selezionare il merito”, “porre la scuola al centro della crescita per far ripartire il paese” e “ringiovanire il corpo docente” basterebbero solo due banali considerazioni. L’Italia è il Paese dove per tutti i settori pubblici le assunzioni avvengono con prove concorsuali; ma è anche il Paese in cui la meritocrazia è pianta rara e proprio nel settore pubblico di essa si sono perduti i semi. Quanto al ringiovanimento della classe docente, non sembra che un quarantenne – quelli che possono vantare il possesso di un’abilitazione – sia da considerare propriamente un giovane. Dopo questo solito e consueto settembre, seppur sobrio, purtroppo non ci resta che sperare nel ritorno dei politici. Almeno di loro sappiamo chi li ha votati.