Torchiara e la storia: X ediz. per la Festa Medievale

Amedeo Tesauro

Giunge al decimo anno la suggestiva manifestazione che celebra storia e miti locali, coniugando danza, musica e teatro alla riscoperta del valore culturale legato ai luoghi di Torchiara. I festeggiamenti rientrano in un più ampio ventaglio di iniziative legate al Solstizio d’Estate, difatti tra luglio e agosto sono numerosi gli eventi sul territorio, tra questi la Festa Medievale ne rappresenta il culmine: l’apertura ieri 18 agosto, stasera ultimo giorno con medesimo programma e saluto finale a opera dei Cavalieri provenienti da Cava dei Tirreni. Si comincia con l’esibizione degli sbandieratori (anch’essi cavesi), di poi lo spettacolo dell’Associazione Culturale il Contrapasso di Salerno, a seguire una tra le attrattive di facile suggestione, ovvero il corteo storico per le vie dove agghindate per l’occasione sfilano le rappresentazioni delle famiglie della tradizione con tanto di stemma e differenti costumi. Il filo conduttore dei festeggiamenti è però un evento realmente accaduto i cui resoconti, come spesso accade in questi casi, traggono forza in parte dell’effettiva incisività dei fatti e in parte dalla notevole impressione suscitata e tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Malgrado l’appellativo medievale faccia riferimento a un periodo storico ben preciso collocato tra il finire del primo millennio e i primi secoli del successivo, gli eventi risalgono al 1563 quando il corsaro Dragut sbarcò ad Agropoli procedendo verso l’interno saccheggiando e devastando ogni villaggio trovatosi lungo il suo percorso. Spietato quanto il suo predecessore Khayr al-Dīn Barbarossa, Dragut assaltò Torchiara il 31 maggio dove trovò una strenua resistenza degli abitanti locali e delle vicinanze, accorsi a bloccare l’infermabile avanzata ottomana; furono sforzi vani, la città cadde. L’episodio storico viene rievocato nella messa in scena della Compagna Teatrale Festa Medievale:  una “donna maliarda”, a metà tra una strega e la iettatrice,  predice il tragico fato a cui è destinata Torchiara, costretta a piegarsi alle invasioni dal mare e a vedere i propri figli cadere al suolo sotto gli attacchi di crudeli uomini stranieri; come la sua antesignana Cassandra, la donna è ignorata e irrisa. Intermezzata da sequenze di danza, la rappresentazione prosegue fino al presentare gli scontri  tra i turchi e gli uomini del posto, in un crescere di tensione che riconsegna attraverso la finzione la realtà storica dei tempi in cui il Cilento tutto era terra di conquista per i corsari. Di fronte a un pubblico partecipe la narrazione si chiude con la triste consapevolezza della resa, onorevole ma pur sempre sconfitta. Oggi ne rimane il ricordo capace di originare una festa ormai configuratasi come evento fisso di notevole attrazione per turisti interessati e semplici curiosi.