La Papaya sconfiggerà il Parkinson e l’Alzheimer?

Giovanna Bergamasco

La Papaya, Carica papaya, è una pianta della famiglia  delle Caricacee che si presenta come un piccolo albero poco ramificato, con un fusto  alto sino a 5–10 m. Il suo frutto è di forma simile alla pera con buccia liscia e sottile, di colore giallo-arancione se maturo e, verde, se acerbo. Può pesare intorno a 6 kg. ma per esigenze di commercializzazione nella maggior parte dei casi i frutti non devono pesare più di 500 o 600 g, specialmente nelle varietà di piante nane, assai fruttuose e destinate generalmente alla esportazione. È  molto produttiva perché fiorisce continuamente e ha sempre, allo stesso tempo, fiori e frutti. La papaya è composta per circa l’87% da acqua e per il restante 13% da carboidrati, vitamine e minerali vari ed è caratterizzata da una polpa succosa dal sapore dolce e aromatico.  È una pianta originaria del Centro America  conosciuta e utilizzata in tutta l’America da molti secoli, per quanto oggi si coltivi in paesi di altri continenti, principalmente in Asia, Africa e Messico  Le foglie sono larghe e simili a quelle delle palme ed è nota per il suo elevato potere antiossidante che viene associato a una diminuzione del rischio di cancro della cervice uterina e del colon. E’ inoltre ricchissima di vitamine (A, C, P ed E) e di enzimi. Dalla Papaya si estrae in medicina la papaina, un enzima che si presenta come una polvere grigia solubile in acqua e che ha un forte potere digestivo. Si ritiene che la Papaya svolga un’azione ringiovanente perché il suo effetto depurativo non si limita a contemplare solo la visione alimentare ma, da alcuni studi effettuati negli ultimi tempi, si è notato che l’uso della Papaya riduca anche l’incidenza di alcune malattie degenerative che accelerano il processo della vecchiaia. Una particolare forma di assunzione  della Papaya è la Papaya fermentata che potenzia le caratteristiche benefiche di questo frutto e aiuta ancor più a mantenersi in forma, combattendo l’invecchiamento cellulare causato dai radicali liberi. La Papaya fermentata contiene, infatti, frutti maturi ma ancora verdi (in questo stadio di maturazione la Papaya sviluppa il massimo dei principi attivi e degli enzimi) ed è preparata utilizzando la polpa, i semi, la buccia e le foglie, per avere la totalità dei principi efficienti della pianta. La fermentazione avviene in presenza di Tè verde, succo di limone fresco e un particolare lievito, la Kombucha, ottenendo così un arricchimento di sostanze benefiche. La Papaya facilita notevolmente la digestione delle proteine, tanto da essere un rimedio insostituibile dopo i pasti abbondanti e frettolosi. E proprio in seguito ad un lauto pasto del conquistatore spagnolo Hernan Cortés, abbiamo notizie sulla papaya che risalgono al 1519 quando il grande condottiero la cita per la prima volta nei suoi rapporti di viaggio. Dopo avere descritto infatti l’accoglienza fastosa da parte degli Aztechi che credevano fossero delle divinità, ricevette da questo popolo insieme al suo seguito una grande abbondanza di cibo e, alla fine del banchetto, gli fu offerto uno strano frutto che somigliava a un melone (con la buccia dorata e la polpa morbida) per mezzo del quale furono aiutati a digerire le pietanze consumate. La Papaya contiene in gran quantità antiossidanti come selenio, flavonoidi, carotene. I flavonoidi regolano la permeabilità dei vasi sanguigni e sono perciò essenziali per il microcircolo unitamente alla circolazione del sangue in generale. Inoltre è notevole la presenza di vitamina A, C ed E oltre ai minerali (potassio, magnesio, ferro, fosforo e calcio) utili per le ossa, soprattutto durante la menopausa onde prevenire l’osteoporosi. La vitamina C e la vitamina E sono necessarie per la loro azione antiossidante (in grado quindi di rallentare l’invecchiamento cellulare), mentre la principale proprietà della vitamina A è quella di rigenerare i tessuti. La vitamina E, oltre alla funzione antiossidante già detta, è importante per la capacità protettiva verso patologie cardiovascolari, cutanee, otorinolaringoiatriche e neoplastiche. Detto ciò si ritiene opportuno soffermarsi sulla papaya fermentata ( cui si è accennato all’inizio) che in Europa è stata proposta come coadiuvante della terapia contro il Morbo di Parkinson. Questo è accaduto quando il  giornale Le Monde ha rivelato che, nel giugno del 2003, lo scienziato francese e premio Nobel Luc Montagnier aveva consigliato al papa Giovanni Paolo II un trattamento alternativo per la sintomatologia del Morbo di Parkinson: un estratto di papaya asiatica fermentata come valido rimedio contro i radicali liberi e l’ossidazione delle cellule cerebrali: In realtà bisogna dire che però ( sebbene la papaya fermentata sia diventata uno tra gli integratori di maggior successo) non esiste fino ad oggi nessuna ricerca scientifica in grado di dimostrarne l’efficacia per contrastare malattie come il morbo di Parkinson, l’Alzheimer e altre patologie degenerative. Infatti il continuo miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi più avanzati e l’allungamento dell’esistenza media, hanno reso la ricerca dell’elisir di lunga vita un vero business per cui è logico chiedersi se integratori come la papaya fermentata, possano ritenersi una soluzione effettiva e interessante. Su tale argomento Adriana Maggi, direttore del centro per la malattie degenerative del cervello dell’Università di Milano, si esprime con estrema chiarezza: Ben vengano studi sull’estratto di papaya e l’invecchiamento cerebrale; noi non abbiamo niente in contrario, ma per ora quel che vediamo è solo un fenomeno commerciale, di ricerca neanche l’ombra“. A questo punto si è però spinti a una riflessione. Supponendo che la papaya fermentata possa essere veramente un valido aiuto contro l’Alzheimer e il Morbo di Parkinson ( malattie che colpiscono quella fascia di età in cui si torna a essere psicologicamente fanciulli e si vorrebbe godere di una “seconda occasione” per sentirsi nuovamente padroni della propria vita in perfetta coscienza ) che accade all’anziano che non l’assume e inizia ad avere consapevolezza di scivolare inesorabilmente all’indietro, diventando sempre più confuso e insicuro, preda perciò della disperazione? E allora che male potrebbe fare adoperarla come prevenzione e patteggia
re
con il tempo, nell’attesa che siano conseguiti risultati confermati da una più completa ricerca? Nessuna strada della medicina dovrebbe mai essere contestata o interrotta se non dopo aver lottato fino all’ultimo per sconfiggere alcune patologie che colpiscono il genere umano. Quale, tra le altre, l’Alzheimer che forse si ritiene la peggiore in assoluto giacché spoglia l’uomo dei propri ricordi. E si sa che senza i ricordi la vita non avrebbe più senso perché, solo in relazione a essi, ci è dato valutare ogni passaggio che ha caratterizzato la nostra esistenza e ci ha fatto giungere a essere, oggi, quelli che siamo.

 

2 pensieri su “La Papaya sconfiggerà il Parkinson e l’Alzheimer?

  1. Gentilissima Signora, seguo con vivo interesse i suoi articoli che arricchiscono le nostre conoscenze soprattutto nei riguardi di realtà un pò lontane dalla nostra cultura. Grazie e alla prossima

  2. Grazie a Lei, caro Claudio, per il Suo sostegno e la generosa
    partecipazione alle mie ricerche, motivate dalla necessità di offrire un benché minimo e – si spera – positivo contributo a coloro che abbiano desiderio di indagare sempre più a fondo sopra di esse, per trovare la chiave prodigiosa e rara del ben-vivere.

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