Non si trasforma la propria vita senza trasformare se stessi (Beauvoir)

Giuseppe Lembo

Che fa il corpo sociale di fronte a tutto questo? Assume sempre e solo atteggiamenti di indifferenza. È da qui che nascono i suicidi italiani; sono il frutto dell’indifferenza morale e di un crescente fallimento politico. Leopardi nel 1820 scriveva: “La vita, l’azione, la pratica della morale, dipende dalla natura delle istituzioni sociali e dal raggiungimento della nazione”. Non è, purtroppo, facile parlare di morale ed essere convincenti, ad un popolo mal governato. Le radici dei suicidi italiani, sono in quel che diceva Emile Durkeim in un saggio di fine ottocento; riscontrava l’aumento dei suicidi nei periodi di forte disordine economico. Una prima, opportuna risposta è quella della responsabilità; prima di tutto della responsabilità politica. Ma ci sono concrete condizioni di responsabilità? La responsabilità che nasce dall’individuo è un fatto collettivo; un fatto che si fa politica viva, attenta e capace di rispondere alle domande dei cittadini; a tutte le domande. La politica così come oggi è intesa nel nostro Paese, non può certamente avere questo ruolo importante; non può, in quanto non è assolutamente credibile restituire all’individuo la sua fiducia nel mondo degli uomini. Quando non si è assolutamente credibili e non resta più nulla, soprattutto se giovani, allora la vita è veramente finita. La politica non riesce più, nel nostro Paese, a dare il coraggio di vivere. Per questo, in solitudine, tanti ormai stanchi di vivere, non fidandosi più di nessuno, decidono di farla finita con la vita, in quanto, vissuta nella disperazione di un se stesso sempre più solo.