A te che leggi dopo mezzanotte…”Non sono una signora…”

Giuliana Rocci

Si guardava allo specchio e malgrado i jeans giallo canarino e le mezze maniche della camicia sbuffanti, il suo umore sotto il filo di zeppa decoltè che aveva infilato alla svelta. Non si sentiva affatto una lady, come la rabbiosa  Bertè che le piaceva sempre tanto con quella foga d’urlare e di cantare i suoi naufragi sentimentali. “Non sono una signora, una con tutte stelle nella vita, ma una per cui la guerra non è mai finita!!!” La mattinata l’aveva stremata: una vera guerra col fisico, tra l’artrosi che le surriscaldava schiena e collo e l’ipotensione che proprio non s’arrendeva ai litri d’acqua ed alla liquirizia purissima! Almeno il ferro, pur restando al limite, non era più al di sotto della norma come in passato! La carne equina, suo pasto costante per anni, giungendo a smarrire il sapore degli alimenti, perchè consumata spesso turandosi il naso e masticando il meno possibile, aveva assolto il suo ruolo trionfalmente! Ancora però l’astenia a volte l’incalzava, non solo per l’emoglobina al limite! Specie quella umorale: sempre perchè non riusciva a non implodere! Estroversa come i suoi capelli naturali, ma introversa peggio d’un riccio. Lui una volta gliel’aveva detto che appariva aperta solo per i superficiali: allora s’ era impietrita, sentendosi letta fino in fondo! Infatti, la cosa che più l’era pesata in una circostanza ormai archiviata della sua vita, quando aveva dovuto vuotare il sacco… Era risultata una specie di genio, al di sopra della norma, da quelle macchie che una volta qualcuno a caccia d’inventiva, si era divertito a colorare, ignaro dello strumento fantasioso che poi avrebbero costituito nel tempo. Si sentiva ancora distrutta dall’aver constatato allo specchio che la cellulite e che forse non era più il caso di rinfilare i bermuda, che l’eran sempre piaciuti tanto! I segni del tempo implacabili, transitavano anche sulla sua taglia 40! Pensò al capolavoro dialogico con un’amica sere prima: “Se avessi fatto un figlio…”  C’era stato un tempo in cui s’era chiesta se fare un figlio normalmente non sarebbe stato piacevole: senza che qualcuno gliel’avesse detto, suggerito…se l’avesse fatto con chi amava e non per dovere! Se l’altro avesse avuto per lei amore almeno in tale momento…c’era stata un’estate in cui aveva sorriso ad occhi aperti con lui su tale evento, immaginando che capolavoro sarebbe venuto fuori. Se l’era immaginato il rampollo, non un principe di schiatta nè un gigante d’altezza: piuttosto normale in tutto…tranne che nella personalità e nell’ intelligenza. Amato e ben educato, con tanta verve e con due genitori davvero uniti alle spalle, dalla stessa sintonia, spumeggianti in tanto sociale. Aveva disegnato l’iperbole d’una vita di coppia: tra tazzine rotte, per quel carattere testardo che lui aveva quando si decideva a portare avanti le sue convinzioni o per quella sua timida avanzata nelle nevralgìe della vita, con quel suo starsene sempre immusonito…un rapporto caotico? No, sarebbe stato fanatstico, perchè vivo! Lei lo sentiva, come ora avvertiva che stava male. Le sue antenne gli trasmettevano che non se la stava passando affatto bene, anzi che derby dialogici con presenze vicine, l’assillavano e gli rendevano le giornate già pesanti, sfibranti. Mentre avrebbe voluto vivere e liberarsi di troppe some…sarebbe scivolato nella depressione, se non avesse avuto quella forza di tentare di risalire, come stava facendo intelligentemente…era scivolato, non caduto e lei era pronta, a dargli la mano per rialzarlo. Quante volte gliel’aveva chiesta ? Ma ancora lui assente, perchè l’ orgoglio o la  timidezza gli tarpavano il coraggio, creando una sofferenza inutile per entrambi! Ne valeva la pena, giacchè erano indivisibili?