Un coniglio spelacchiato

Angelo Cennamo

Doveva essere la più grande novità politica dopo il big bang quella preannunciata da Angelino Alfano, poche settimane fa, per rilanciare l’immagine appannata del suo partito, alle prese con la peggiore crisi dell’intero ciclo berlusconiano. In pochi per la verità avevano dato peso a quella promessa dal sapore troppo propagandistico per tenere alta la soglia dell’attenzione, sia dei media che dei militanti di entro destra. In effetti, di rivoluzionario, nella trovata illustrata in conferenza stampa da Berlusconi e dal suo pupillo, c’era davvero poco. E chi si aspettava un predellino bis o altri colpi ad effetto, ha dovuto rassegnarsi all’evidenza : il Pdl ha le idee poco chiare. Anzi non ne ha affatto. Quella del semipresidenzialismo alla francese, con il doppio turno elettorale ( è questa la genialità dei due leader) sarà anche una proposta di riforma interessante e migliorativa del nostro sistema istituzionale (come non potrebbe esserlo, migliorativa), ma piazzarla lì, a pochi mesi dalla fine della legislatura, con i tempi biblici che occorrono in Italia per modificare il fossile del ’48, sembra più una boutade che una risposta salvifica al grave calo di consensi. Il doppio turno è un sistema di voto che favorisce le alleanze, gli accordi tra i partiti : esattamente ciò che serve ad un Pdl all’affannosa ricerca di grandi numeri. Consentirebbe a Casini e al futuribile Montezemolo di accodarsi al Cav allargando così il fronte dei moderati, da sempre maggioranza nel paese. In più, il semipresidenzialismo porterebbe a dei governi più incisivi e meno condizionabili dai veti degli avversari politici. Alfano e Berlusconi hanno poi aggiunto che il nuovo leader del centro destra sarà scelto col meccanismo delle primarie e che ad oggi non si può escludere la candidatura dell’ex premier a presidente della Repubblica, in versione Hollande ovviamente. Se l’annuncio dovesse tradursi in realtà, dal Berlusconi quater passeremmo al Berlusconi forever, come il celebre film autobiografico dei giornalisti Stella e Rizzo. Insomma, gira e rigira, il Cav proprio non ce la fa a gettare la spugna. E se a novembre lo abbiamo visto uscire alla chetichella dalla porta di palazzo Chigi, mentre fuori impazzava lo spread e lo scandalo di Ruby rubacuori, tra qualche mese il Caimano potremmo vederlo rientrare addirittura dal portone più grande del Quirinale, per giunta accresciuto dei suoi poteri! Cosa dire : alla fine, il coniglio dal cilindro sarà pure uscito, ma la bestiolina che il mago Silvio ha fatto comparire ci è parsa alquanto spelacchiata.