Successo libro esorcista Gianni Sini “Quando parlo col diavolo”

don Marcello Stanzione

Sono particolarmente contento del successo del libro “ Quando parlo col diavolo” scritto da don Gianni Sini ed edito dalla prestigiosa casa editrice Sugarco di Milano ed arrivato in pochi mesi già alla seconda edizione. L’autore del libro è un mio caro amico sacerdote e ho contribuito pure io perché fosse stampato dalla Sugarco che ha un’ottima distribuzione anche nelle librerie laiche. Don Gianni Sini è stato ordinato sacerdote nel 1980. Ha svolto il suo ministero pastorale come parroco, insegnate al Liceo Classico, formatore in Seminario e cappellano nelle carceri per oltre dieci anni. Dal 1996 è assistente ecclesiastico regionale dell’Unitalsi. E’ direttore del periodico diocesano Gallura e Anglona e responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi. Attualmente è parroco della parrocchia Nostra Signore de La Salette in Olbia. Svolge il ministero di esorcista dalla fine degli anni Ottanta. Nel suo bel libro ci presenta diversi casi di presenze demoniache tra cui quello di Michela e scrive: “ Michela fu il primo caso di cui mi occupai alla fine degli anni Ottanta. La ragazza , ancora adolescente,aveva quattordici anni,mostrò i primi sintomi in casa e poi in compagnia delle sue amiche. Visti da un estraneo sembravano solo capricci o atteggiamenti di una ragazza viziata, tra l’altro figlia unica, tanto che il suo parroco, chiamato dai genitori, più volte si recò in casa e tranquillizzò i familiari con una battuta: “Passerà, perché è un fatto dovuto allo sviluppo”. Mutarono anche i suoi interessi, tanto che, dopo qualche settimana, venni interpellato dai familiari della ragazza. Notai che erano alquanto preoccupati, gli dissi che era per lo meno strano che certi fenomeni potessero essere ricondotti ad un fatto fisico legato alla crescita e al periodo dell’adolescenza. Gli feci notare che, se tutte le ragazze che passano attraverso l’adolescenza dovessero subire queste prove, i genitori avrebbero certamente di che preoccuparsi. In questi casi, la domanda che i genitori pongono al sacerdote è sempre la stessa: “Non le può fare nulla? Se non lo può fare lei, a chi ci possiamo rivolgere?”. Più volte, mi recai a casa di Michela, anche in orari piuttosto insoliti, trattenendomi con i familiari fino alle prime ore del mattino. Questo “pendolarismo” durò per alcuni mesi, ma loro chiedevano continuamente che io intervenissi oppure che facessi arrivare il vescovo per rendersi conto personalmente della gravità del caso. Avvenivano dei mutamenti improvvisi in lei: umore, incostanza nel portare a termine un’attività, una forma di nervosismo continuo, mancanza di concentrazione. Ricordo che prendeva in mano la settimana enigmistica e , dopo qualche minuto, all’improvviso, buttava via con violenza la rivista o contro una parete o contro qualcuno. Ironizzava anche sul fatto che io andassi a trovarla, ma non avevo alcun potere su di lei. Una volta mi disse: “Capirai! Mons. Pietro Meloni ha mandato in casa don Gianni Sini per fare…merda! Finalmente il vescovo accettò di incontrare la ragazza. Arrivò la sera tardi, anche per non destare curiosità o chiacchiere inutili tra i vicini. Il vescovo le si avvicinò per stringerle la mano e ricordarle che, appena qualche anno prima, era stato lui ad impartirle il sacramento della Cresima. Non ne volle sapere. Si alzò di scatto e corse via in un’altra stanza. Inutili furono tutti i tentativi di stabilire un dialogo o capire di che cosa avesse bisogno. Il vescovo invitò la famiglia a pregare più frequente e ad aver fede. Congedandosi disse: “Voglio essere informato continuamente della situazione”. La situazione non cambiò di una virgola. La ragazza diventava sempre più violenta, sia con i genitori sia con i parenti. Gli estranei quasi mai si presentavano per chiedere informazioni, anche per non are l’idea alla famiglia che fossero animati da curiosità morbose. Michela avvertiva il mio arrivo già alcuni minuti prima, quando ero ancora lontano alcuni chilometri, si innervosiva e diceva: “Sempre quello lì in mezzo!”. Sapeva benissimo distinguere l’acqua normale dall’acqua benedetta.. Intuiva quando portavo in tasca delle immagini benedette oppure quando, le lasciavo sul sedile della macchina. Aveva, nei momenti di crisi, un forza superiore almeno quattro volte a quella dei ragazzi della sua età e della sua costituzione fisica. Gridava in un modo così forte e continuo che, una volta, si fermò davanti a casa sua una pattuglia di carabinieri per chiedermi se avessi necessità di aiuto per ricoverarla in ospedale, perché, in questi casi, i carabinieri erano autorizzati a fare tale servizio. Dissi che non c’era bisogno di ricoverarla in ospedale perché non si trattava di un male fisico. Ricordo che andarono via un po’ perplessi. Intanto la situazione degenerava. Una mattina, mi recai in episcopio e , in modo perentorio, dissi al vescovo: “Eccellenza, la famiglia lo chiede espressamente, con insistenza, lei ha visto la gravità, o interviene lei oppure mi dà l’autorizzazione per procedere all’esorcismo”. Il vescovo acconsentì e mi disse: “Tienimi informato”. Fu per me il battesimo da esorcista. Per alcuni mesi dovetti ripeterlo più volte finché, una sera, appena concluso l’esorcismo nella forma imperativa, cadde a terra, come morta, vi rimase per qualche minuto, poi si alzò completamente trasformata nel volto, serena e distesa. Mi sembrava una persona diversa da quella che, per mesi, avevo seguito con tanta attenzione e cura. I familiari non avevano parole per ringraziarmi, ma spiegai, subito, che niente era avvenuto per mio merito, ma per la Misericordia Divina. La ragazza non ricordava più nulla, né dei nostri incontri di preghiera né delle mie frequenti visite, tanto che, sorpresa, chiedeva ai genitori: “Dove l’abbiamo conosciuto questo prete?”. Loro rispondevano: “Sono stati i nostri parenti che le hanno invitato qui a casa”. Solo qualche anno più tardi lei seppe, dalle amiche, che, per un certo periodo, era stata male, ma non immaginava neppure le sofferenze che le erano state inferte durante il periodo della possessione. I nostri rapporti d’amicizia con la famiglia si intensificarono e, ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, rimangono saldi”. Il famoso sociologo delle religioni Massimo Introvigne che ha curato la presentazione del testo di don Gianni scrive che Don Sini, affronta qui un argomento molto delicato, che provocherà, forse, scetticismo e sarcasmo in molti. Parlare del diavolo è scomodo, perché richiama memorie medioevali, in un Terzo Millennio dominato da un pensiero illuministico e materialistico. Del diavolo, però, si parla dappertutto: nei salotti televisivi, nei film , nei libri. Si parla di magia, di satanismo, di occultismo, perché non dovrebbe parlarne un esperto in materia, un sacerdote incaricato dalla Chiesa, in sintesi, un “esorcista”? Il libro si basa sulla Rivelazione e sulla Tradizione della Chiesa, con riferimento costante alla Sacra Scrittura e ai documenti del Concilio. La maggior parte delle persone, che si sono rivolte all’esorcista, proviene da esperienze con il mondo dell’occultismo, della magia e dello spiritismo, che hanno favorito l’ingresso di satana nella loro vite che, a volte, si sono ritrovate vittime inconsapevoli di fatture e malefici procurati da altri, nascosti persino tra i regali di nozze. Tali esperienze, seppur dolorose, sono sempre transitorie, perché l’esorcista, grazie alla forza del ministero affidatogli dalla Chiesa, aiuta ad uscire vincitori dai legami col Maligno presentando Cristo come unica via di salvezza.

6 pensieri su “Successo libro esorcista Gianni Sini “Quando parlo col diavolo”

  1. Quest’articolo è assurdo. Ma secondo lei due genitori normali di fronte a comportamenti strani della figlia chiamano il prete? Spero che nessun bambino capiti su quest’articolo.

  2. Mi inviti a un esorcismo. Sì, voglio proprio vedere. Vedere se è tutto vero o sono palle. Questa è una storia grottesca e aberrante. Faccia il prete e non l’angelologo. Non esistono specializzazioni nel fare del bene.

  3. Rilasciatemi i vostri cognomi e numeri telefonici o illustrissimi signori e vi metto in contatto con l’esorcista in questione…

  4. Gentile Don Stanzione, io non ho dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati. Dico solo che e’ assurdo rivolgersi ad un prete esorcista prima che a specialisti. In ogni caso trovo i contenuti dei suoi scritti inutilmente terrificanti. Se vuole il mio cognome chieda alla Direttrice. Ma io non ho nessun desiderio di essere messo in contatto con nessuno e se mantengo un parziale anonimato e’ perché preferisco così

  5. io sono dall 2001 ormai o cocluso il patto con il diavolo sono andato dall esorcista ma non la vedo una cosa utile per il mondo

  6. Scettici…volete sempre dimostrare il TUTTO…. ma Voi siete parte del TUTTO…. Bisogna Credere a ciò Che ESISTE…. e TUTTo ESISTE….

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