Il vero vincitore delle elezioni amministrative 2012

Maddalena Robustelli 

A pochi giorni dalla vittoria di Pizzarotti del Movimento 5 stelle alle elezioni amministrative di Parma una domanda sorge spontanea: ma chi realmente ha vinto? A sentire il nuovo sindaco non di certo Grillo, ma sé medesimo, mentre di contro il comico genovese parla dei cittadini quali naturali vincitori della competizione elettorale. E’ passato così poco tempo da lunedì scorso e sempre più si appalesano i distinguo degli eletti, appartenenti a questa nuova forza politica, dal loro indiscusso leader, come se volessero tutti prendere le distanze da Beppe Grillo. Certo, si riconosce unanimemente la sua straordinaria forza nel trascinare l’intero movimento a risultati mai prima conseguiti da aggregazioni spontanee di cittadini, ma un attimo dopo si dice”però tocca a noi amministrare”. Di certo un vincitore sicuro c’è dietro la vittoria del Movimento 5 stelle, un vincitore non in carne ed ossa, ragione per la quale è inutile che sin d’ora il padre disconosca i propri figli o viceversa. Ad aver avuto la meglio è stata la voglia dei cittadini di uscire dagli steccati dei partiti tradizionali, per provare ad inventarsi un modo nuovo di fare politica. Quando si lavora quotidianamente su poche parole d’ordine, legalità, partecipazione al governo della comunità, antipolitica( o meglio antipartitica), si mettono in campo parole straordinariamente capaci di far aggregare a chi le pronuncia masse di persone deluse dalla classe politica attuale. Ora che i rappresentanti del Movimento 5 stelle hanno vinto a Parma, come in altri comuni italiani, tutti si aspettano che dai pilastri elevati frettolosamente si continui ad erigere la casa comune, realizzando i programmi annunciati con molta enfasi nella campagna elettorale. E’una sfida che i c.d. grillini dovranno affrontare e su cui si andrà a misurare la continuità del consenso dei loro amministrati, perché è chiaro che quest’ultimi non faranno sconti ai nuovi che avanzano. E’ opportuno da parte delle forze politiche tradizionali tributare i giusti onori ai vincitori, che ora saranno attesi a quel particolare varco in cui occorre che essi trasformino la protesta dell’antipolitica, che li ha fatti primeggiare, nella conseguente proposta politica. Ci aspettiamo tutti che applichino, quindi, al proprio agire amministrativo, le parole d’ordine su cui è stata fondata la loro campagna elettorale e, precipuamente, che inizino a tessere la tela della partecipazione democratica, coinvolgendo anche le forze politiche presenti all’opposizione dei loro governi. E chissà che i partiti tradizionali non traggano vantaggio da questo confronto, nuovo nei modi e nella sostanza, come pure gli esponenti del Movimento 5 stelle non siano spronati a dare il meglio di sé. Uno scambio reciproco di tributi è, indubbiamente, la sfida su cui sarà improntato il domani prossimo dell’agone politico italiano. Non si perde mai inutilmente, perché ogni sconfitta deve essere sempre letta con gli occhiali dell’obiettività per gli errori commessi, come anche ogni vittoria deve essere sempre interpretata con le lenti progressive del futuro a venire. Il vincitore non è Grillo, ma la voglia degli eletti e dei loro sostenitori di dare nuovi contenuti alla politica partecipata delle comunità d’appartenenza. Di demagoghi, populisti, arringatori di folle il nostro Paese è sempre stato pieno e non si sente di certo il bisogno di averne uno nuovo. Piuttosto siano i partiti presenti sullo scenario italiano a trarre la giusta lezione da questa piccola rivoluzione politica, per ritornare a quella propria naturale propensione , ossia la capacità di costituire la cinghia di trasmissione del consenso tra le istituzioni pubbliche governate e le proprie comunità di riferimento. Gli esponenti del Movimento 5 stelle sono riusciti a saldare in modo nuovo quel legame, iniziando con l’ABC fondamentale di ogni programma ideologico che si rispetti. Vogliono dimostrare che si può vivere per la politica senza necessariamente vivere di politica, diamogli la possibilità di sperimentarsi in questa nuova avventura. E, se succede che prenderanno le distanze dal proprio padre putativo, perché gli sarà di notevole ingombro, non entriamo nelle dinamiche interne a questa aggregazione politica . Si sa, sono un movimento ed in quanto tale abbisognano di riuscire a venire fuori dallo spontaneismo, che sin d’ora li ha connotati, per darsi sostanza e forme diverse dalla loro fase iniziale. Si è già visto che hanno disobbedito a Grillo in tema di interviste televisive, guardiamoli passare dalla fase istintiva a quella più organizzativa con occhio attento, ma non invadente. Il mio auspicio è che il periodo attuale raccolga il meglio di quello precedente e ne distrugga la parte peggiore, mi piacerebbe, cioè, che il confronto dei nuovi arrivati sullo scenario politico italiano con i partiti tradizionali sia improntato al pieno rispetto dei ruoli che ad ognuno di essi è stato attribuito dall’elettorato. E, chissà, che da questa fase nuova non traggano vantaggi tutti quelli che reciprocamente si scambiano il proprio lato migliore, convinti come sono che i risultati positivi, che ognuno di loro conseguirà, oltre che sé stessi andranno nella direzione di avvantaggiate l’Italia tutta.