Salerno: il teatro di Peppe Lanzetta, la Malaluna

Il secondo “dedicato” all’arte di Peppe Lanzetta si svolgerà giovedì 24 maggio, alle ore 21,30, nel cortile di Palazzo Genovese dove saranno proiettati i video degli spettacoli, “Malaluna” di Peppe Lanzetta e Vincenzo Pirrotta, Premio Eti-Olimpici del Teatro 2004 e “Opera di periferia”, una commedia musicale sempre firmata dal drammaturgo napoletano e prodotta nel 2006 dal TeatroStudio di Salerno, presentati da Alfonso Amendola docente dell’ateneo salernitano e Gianni Molinari, capo della redazione de’ “Il Mattino” di Salerno. L’evento stato ideato per la mostra  della V edizione di “Arti di maggio”, promossa dall’Associazione Seventh Degree e sostenuta dall’amministrazione comunale, che segna l’esordio di Peppe Lanzetta nelle arti visive con la personale, curata da Erminia Pellecchia  “Dalla mia casa non si vede Capri”. Giovedì sera assisteremo al video di Malaluna, un’operina divertente, macabra e affascinante, che sgorga del ventre di due grandi città del Sud: Napoli e e Palermo. Ne sono autori e interpreti magistrali Peppe Lanzetta e Vincenzo Pirrotta. Vi si riconoscono Brecht, Masaniello, Tom Waits e Pasolini. E poi Eduardo e Viviani, Mimmo Cuticchio e Mimmo Modugno, Anna Magnani e Maradona. Si incontrano, soprattutto, Palermo e Napoli: i bassifondi, i disadattati, i senza speranza di due città che sono mondi, universi, paradiso e inferno. Riecheggiano le grida e le voci del Sud, i canti e i dolori, i guai e i crimini, gli amori e le ossessioni, delle due città simbolo del Meridione del mondo: Palermo e Napoli sono lì, evocate e raccontate, vissute e patite. In un club sospeso tra Casablanca e Querelle, con un’orchestrina a tessere trame di un intrattenimento stanco e struggente, due figure si impongono: uomini, uguali e speculari, in completo bianco, la testa rasata. Scomodi sulle loro sedie astratte, bevitori incalliti, malavitosi consumati o in carriera: uomini dal passato amaro, dal presente faticoso, dal futuro improbabile. L’uno è Napoli, i suoi ardori e i suoi eroi: cinema e canto, camorra e quartieri, morti per overdose e belle donne. L’altro è Palermo, le vie dei Mestieri, la mafia e il mare, il «cunto»… Uno scontro, un confronto, senza possibilità di fuga, senza astrazioni o reticenze.. Blues metropolitani, tra via Maqueda e via Toledo: il Sud del mondo, il Sud dell’uomo, vibra come dolorose ferite aperte. E l’orchestrina, intanto, contrappunta e accompagna, sottolinea e cancella: al Malaluna Club, la poesia diventa uno sfregio, un grido urlato in faccia a chi ascolta senza capire. Le lingue si impastano, a volte diventano incomprensibili onomatopee del dolore: evocano, ricordano, amano. Restano le parole, solo le parole a chi ha vissuto tanto. E quegli uomini lì, quei due omoni stanchi e feroci, lontani e vigorosi, non possono far altro che parlare: monologhi che si alternano e si confondono, che solo a tratti sfociano in dialogo, e che esplodono nel vorticoso «cunto» finale, lirico e evocativo. L’opera di periferia  che seguirà la proiezione del Premio Eti, in due atti e in venticinque scene, si configura come un musical su quella periferia napoletana più volte raccontata dall’autore e da diverse angolazioni narrative. Qui Lanzetta realizza una performance corale ambientata all’ombra delle Vele di Secondigliano, che valgono metaforicamente come fondale intercambiabile dei tanti bronx metropolitani. Fatti e misfatti, scontri tra bande e traffici illeciti, sogni spezzati e sballo che spezza la vita con droghe tagliate sono rappresentati a suono di rap che restituisce il ritmo nevrotico e compulsivo di esistenze consumate sempre ai margini di qualcosa.