Salerno: Misericordia al servizio di chi soffre

“Si può ben dire che in tutti i continenti le Misericordie costituiscono un pacifico esercito di promotori e fautori della civiltà dell’Amore, testimoni infaticabili della cultura della carità”. Così, il 14 novembre 1992, Giovanni Paolo II saluta affettuosamente i Fratelli della Misericordia, esortandoli a continuare a “testimoniare la presenza provvidente di Dio”. Da queste parole è scaturito un vero e proprio impegno, non solo da parte della Confraternita, ma soprattutto da parte di ogni singolo volontario, a contribuire attraverso la propria opera allo sviluppo dell’autentica civiltà dell’Amore. L’emergenza territoriale in convenzione con l’ASL, i trasporti infermi, l’assistenza agli anziani, la protezione civile, il servizio di banco alimentare a sostegno di 300 indigenti, il gruppo donatori sangue FRATRES, con queste opere  la Misericordia di Salerno, da 19 anni, aggiunge quotidianamente il suo mattone nella costruzione della Civiltà della Solidarietà. I molteplici ambiti in cui l’Associazione si muove, consentono ai Volontari di vivere esperienze svariate ed uniche per la portata emotiva. Alcune di esse inizialmente lasciano anche l’amaro in bocca, è sempre difficile confrontarsi con realtà talvolta davvero dure da accettare e comprendere. Qualche anno fa, la scomparsa di Manuel, appena adolescente, ha lasciato un segno nel cuore di ogni membro della Confraternita. Manuel aveva dedicato la sua passione, la poesia, ai “Fratelli di Misericordia” che lo accompagnavano alle sedute di che mio. Sempre sorridente nonostante le sofferenze, lottava con l’arma dell’ironia. Manuel ora è un Angelo di Dio e le sue poesie ed il suo sorriso sono ora scolpite nell’anima di ogni singolo Volontario. Sono le persone come Manuel la benzina che muove il motore della Solidarietà e dell’Amore Cristiano, quello che spinge ad adoperarsi per il prossimo. Ma lo stesso amore deve muovere le opere nei confronti di coloro che, a differenza di Manuel hanno la possibilità di scegliere e scelgono male, scelgono di vivere una “non vita”. E’ in queste circostanze che la Parola di Dio, a cui si aggrappa il Misericordioso, infonde il coraggio per perseverare nel tendere la mano. La croce sul petto che spicca sulla divisa giallo e ciano, ricorda al Fratello di trovare la forza per ignorare le offese e non accettare i rifiuti. Gesù nel Vangelo (Matteo 25) per trovare misericordia (ossia perdono per i peccati) ed entrare nel suo Regno, richiede sette opere corporali: 1) dar da mangiare agli affamati, 2) dar da bere agli assetati, 3) vestire gli ignudi, 4) alloggiare i pellegrini, 5) visitare gli infermi, 6) visitare i carcerati, 7) seppellire i morti; sette opere spirituali: 1) consigliare i dubbiosi, 2) insegnare agli ignoranti, 3) ammonire i peccatori, 4) consolare gli afflitti, 5) perdonare le offese, 6) sopportare pazientemente le persone moleste, 7) pregare Dio per i vivi e per i morti. Le Opere di Misericordia devono ispirare le attività dei Fratelli. Il Fratello di Misericordia opera in anonimato, in ossequio dell’antica regola che imponeva di indossare la Buffa per celare l’identità ed il ceto sociale di colui che prestava il servizio. Il Fratello di Misericordia non accetta in cambio nulla più di un bicchier d’acqua. Il Fratello di Misericordia, a fine servizio, saluta i suoi Confratelli con la frase “che Iddio ve ne renda merito”. Entrare a far parte della Confraternita è come essere adottati da una seconda famiglia, dove vi sono Fratelli maggiori (volontari più anziani), pronti a coadiuvare, consigliare e sostenere le nuove leve nel perseguimento del medesimo fine: arrivare ovunque vi sia qualcuno che soffre.

Annapoola Risolo