Sfrattato a Raito lo studio di Peter Willburger, la Provincia lo “salva”

  Custodito, dopo la sua morte, dai familiari come un tempio dell’arte, è stato sfrattato dall’immobile. Si tratta dello studio di Raito dove il geniale artista austriaco Peter Willburger ha lavorato per 40 anni, ispirandosi ai paesaggi e agli scorci della Costiera amalfitana. L’Amministrazione provinciale, su impulso del presidente Edmondo Cirielli e dell’assessore ai beni culturali Salvatore Arena, si è mobilitata per ospitarlo provvisoriamente in una struttura di sua proprietà a Vietri sul Mare, in attesa di allestire una collocazione definitiva nel complesso di Villa Guariglia. Per compiere questo “salvataggio” hanno lavorato in sinergia il dirigente del Settore musei e biblioteche, Barbara Cussino, e il dirigente del Settore beni culturali Angelo Michele Lizio. I familiari di Willburger hanno voluto ringraziare pubblicamente la Provincia di questo impegno, invitando la stampa oggi pomeriggio alle ore 15 a Raito per “Un caffé sul terrazzo di Peter”, cioè nello studio dove l’artista ha lavorato.«Nel quattordicesimo anniversario della morte dell’artista, che ricorre domani (martedì 13 marzo), lo studio, che comprende anche mobili su misura disegnati dall’artista, sarà smontato e depositato provvisoriamente nella struttura di Vietri – annuncia l’assessore ai beni culturali Salvatore Arena – Ma quanto prima lo trasferiremo all’interno del complesso di Villa Guariglia, dove vogliamo creare un luogo di memoria e di studio dell’arte di Peter Willburger».«Ringraziamo moltissimo di questo progetto la Provincia di Salerno, che è stata sempre molto sensibile all’arte di mio marito – dice la vedova Eva, referente dell’associazione “L’arte di Peter Willburger” – Alla Pinacoteca provinciale di Salerno, dall’anno della sua morte avvenuta nel 1998, si trovano infatti 10 sue opere in esposizione permanente».Peter Willburger, attratto profondamente dalla cultura mediterranea, nel 1958 è arrivato in Costiera amalfitana per poi trasferirvisi stabilmente nel 1968 assieme alla famiglia. In 20 anni di ricerca nel campo dell’incisione scoprì nuove possibilità espressive con questa antica tecnica di cui difese l’autonomia e contribuì a far conoscere in tutto il mondo. A lui si deve, tra l’altro, il gruppo di 5 acqueforti e 3 acquerelli custoditi nella Pinacoteca provinciale e realizzati con i materiali offerti dalla natura, come la carta impastata con l’inchiostro da timbro e i fiori, o alghe e vegetali secchi.