Ipotesi di futuro

Giuseppe Lembo

La civiltà occidentale si fonda sul principio che il potere è del popolo; la civiltà islamica si fonda essenzialmente sull’ordinamento teocratico. L’una e l’altra, sono enormemente distanti; purtroppo, è ancora difficile trovare punti di contatto che ne permettano un’esistenza d’insieme dove possano convivere le diversità, in quanto diversità con al centro l’uomo della Terra. È possibile un mondo plurale, senza assolutamente cancellare le diversità? È importante il radicamento nella differenza. Ha ragione Igiaba Scego, scrittrice di origine somala che vive in Italia, autrice del libro “la mia casa, è dove sono” – Rizzoli, evitare la precarietà identitaria, in base alla quale il paese in cui si è nati ti considera estraneo, così come la città di origine. È come essere apolidi; si tratta di una condizione che fa male, tanto male a chi la vive e da cui bisogna assolutamente uscirne. L’immigrazione, oggi che il mondo è sempre meno stanziale, ha in sé elementi positivi; prima di tutto, sopperisce al calo demografico di tanti Paesi, l’Italia compresa, destinati a diventare cronicare per soli vecchi. Il futuro italiano e più in generale il futuro del mondo, è un futuro plurale. Questo è il vero futuro del mondo; dobbiamo considerare questa condizione, una ricchezza umana per tutti. Le razze che si incontrano, possono reciprocamente arricchirsi sia umanamente che culturalmente e nello stare insieme. Le metafore multiculturali, per il bene dell’ uomo della Terra, devono diventare,concreti percorsi di vita. Costruire società multiple è una condizione che può influire positivamente sull’ uomo della Terra e migliorarlo. Gli immigrati vanno accettati in quanto uomini; come tali, vanno considerati “cittadini” come noi; proprio come noi. Va favorita la loro integrazione; è così che si può ridurre il peso dello ius sanguinis che ancora produce resistenza anche da noi facendo, purtroppo, rifiutare ai più, le radici straniere, intese come appartenenze identitarie di altri mondi. Non è opportuno, né civile chiudersi nei confronti degli immigrati. Il multiculturalismo è una realtà del nostro tempo; fa parte di noi, per cui è assolutamente inutile demonizzarlo, rifiutarlo o fare finta che non ci appartenga. È un errore grave, non sapersi considerare cittadino del mondo globale che, appartiene come tale, a tutti gli uomini della Terra. Ius sanguinis o ius soli? Noi italiani abbiamo esperienze di emigrazione; un’altra Italia vive nel mondo; i nostri immigrati in America, conservano la cittadinanza italiana trasmessa dai genitori per effetto dello ius sanguinis; ma, oltre a questa, per lo ius soli hanno anche quella dello Stato in cui sono nati. Facciamo tesoro di questo, per ben comportarci con chi viene da noi e chiede di essere cittadino riconosciuto e non “straniero” dai diritti negati. L’inserimento, l’integrazione servono per camminare insieme, tutti; chi viene da noi e chi deve saper accogliere gli altri, deve imparare a convivere, perché è utile a tutti; perché il futuro è multiculturale e multirazziale ed ha come obiettivo l’ uomo della Terra e non solo questo o quell’uomo di una sola sua parte, intesa come recinto destinato solo a pochi. Sono tanti i clandestini che vivono tra noi; diamo loro quel calore necessario a farli sentire uomini tra gli uomini. L’uomo in cammino è una realtà che nessuno potrà fermare. Mentre l’Europa decresce, la popolazione africana invece cresce in modo esplosivo. Il tasso di fertilità in Europa è solo dell’1,37%; la popolazione europea di 730 milioni è ancora in aumento solo per effetto della sua crescente longevità. In Europa ed ancor più in Italia, si producono meno figli; mentre l’Occidente si impoverisce di uomini per effetto delle nascite in calo, nelle società povere, come quelle africane, i figli non costano quasi niente, per cui si fanno senza limiti. Si mettono al mondo, per poi abbandonarli al loro atroce destino di morte per fame. In Africa, garantite le nascite, non si garantisce poi la vita; per fame, ieri come oggi ed ancor più nel futuro, si muore. Le nascite sono in diminuzione forzata in Iran, in Cina ed in quasi tutto il Terzo Mondo, tranne che in Africa. Nel 2050 alcuni paesi africani, soprattutto alcune popolazioni africane vedranno crescere la loro popolazione in termini enormi ed insostenibili. Dalle stime delle Nazioni Unite (World Population Prospects), l’Egitto avrà 114 milioni di abitanti, lo Yemen da 4 milioni del 1950, a fine secolo, gli abitanti saranno 100 milioni; l’Etiopia da 83 a 174 milioni; la Nigeria da 150 a 700 milioni. Intanto le risorse primarie per garantire la vita dell’uomo sulla Terra, si andranno sempre più riducendo. Sta cambiando il clima, si va riducendo l’acqua ed il cibo non può bastare a sfamare tutti. Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria dalle proporzioni inimmaginabili. Che fare? Come difendersi? La via obbligata è quella del mondo per casa e quindi inevitabilmente, dell’emigrazione, della fuga di miliardi di disperati della Terra. Si emigra per non morire; ci si mette in cammino, per cercarsi il cibo là dove è, spesso anche in abbondanza, male utilizzato e sfrenatamente sprecato. La maggior parte degli immigrati del terzo Millennio è fatta di islamici. Ovunque poco accettati, vivono in condizioni disumane, di assoluta precarietà, facendo crescere in realtà periferiche il malessere ed i nuclei di terroristi. Soprattutto se giovani, per niente integrati, rifiutano in massa i valori etico-politici della civiltà occidentale. Purtroppo, c’è da noi, una diffusa condizione conflittuale; tanto, soprattutto per il lavoro che non c’è. Che fare? Si tratta di un problema serio che va affrontato altrettanto seriamente con soluzioni umane e giuste per tutti; per chi viene e per chi deve accogliere, aprendosi alla solidarietà e ad un’ospitalità amica, in modo tale da creare condizioni di vita che possano permettere a tutti di vivere bene insieme, sia che si tratti di un insieme umano della civiltà occidentale, sia che si tratti di un insieme umano della civiltà islamica; tutto questo, nel solo nome dell’uomo che ormai deve sapersi appellare ai valori ed alla ragione, evitando chiusure preconcette e/o opposti principi tecnocratici, basati sul fanatismo del Dio Allah, potere unico ed indiscutibile, per cui gli altri sono visti sempre e comunque nemici da combattere. Evitiamo, in nome dell’uomo, i conflitti causa di distruzione e di morte; tutti insieme, prendendoci per mano, scegliamo la via della pace, invocando la vita che ci deve garantire dalla morte violenta e, soprattutto, dalla morte per fame, la prima e disumana causa di morte nel mondo che si spera diventi sempre più globale e globalmente insieme si impegni ad agire per il bene dell’uomo della Terra, senza distinzione alcuna.