Salerno: Radicali, Salzano sull’inaugurazione anno giudiziario

Illustrissimo Presidente Casale, sig. Procuratore Generale Di Pietro, sig.ri Consiglieri, sig. rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, sig. rappresentante del Ministro della Giustizia, sig.ri rappresentanti dell’avvocatura e delle magistrature associate, signore e signori. In queste ore i Radicali stanno manifestando in presidi nonviolenti con la nostra “Contro inaugurazione dell’anno giudiziario”  davanti a tutte le sedi dei Distretti di Corte d’Appello, per snocciolare i dati della bancarotta della giustizia insieme ai familiari dei detenuti.  Il mio intervento si soffermerà sulla questione giustizia e le proposte di riforma strutturale, ma anche sulla condizione delle carceri e la violazione dei diritti umani, tematiche sulle quali da sempre noi Radicali abbiamo centrato la nostra azione politica, ed in particolare la militanza a Salerno dell’associazione intitolata a quel militante per i diritti umani che fu “Maurizio Provenza”.  Di recente il neo Ministro della Giustizia Paola Severino ha tenuto a dire testuali parole, le carceri in Italia sono una tortura. L’immaginario collettivo della civile Italia del 2012 relega la pratica della tortura soltanto ai libri di storia o al massimo lontano da noi, nei Paesi islamici, – dove la teocrazia impone ancora la legge coranica – in Cina e nei Paesi dell’estremo oriente asiatico, ma più in generale in tutti quei posti dove appunto la democrazia e i diritti umani  non sono un fatto compiuto. Invece, ennesime morti in carcere (suicidio! Overdose?), un ragazzo trentenne di nome…un migrante… era tossico… Era matto aveva bisogno di cure…da tempo non aveva più una fissa dimora…L’ultima vittima, molti i suicidi nell’anno appena trascorso, e dall’inizio di questo sono già tanti, troppi ( impiccati, asfissiati col gas, tagliati la gola), mentre il totale dei detenuti morti nel 2011, tra suicidi, malattie e cause “da accertare” arriva a più di una centinaia, con loro si sono ammazzati in questo anno appena passato agenti di polizia penitenziaria e direttori delle carceri, tutti accomunati da questa condizione inumana. Già in passato Enzo Tortora con lucidità profetica fotografo letteralmente la questione Giustizia in tutti i suoi aspetti: “Le carceri italiane sono la discarica sociale”. La legge italiana stabilisce che ogni istituto di pena deve avere la sua capienza regolamentare, la totalità delle carceri italiane supera di molto tale capienza, ergo, le carceri italiane sono illegali. E ancora, la Corte di Giustizia Europea stabilisce che ogni detenuto deve avere almeno sette metri quadri in cella per se, al disotto dei quali si configura il reato di tortura, bene, anzi malissimo, se in questa – dove si passa gran parte della giornata su letti a tre piani – la superficie di calpestio è di 20 metri quadri  e ci si sta in otto o in dieci se va bene, i conti sono presto fatti, nelle carceri italiane è praticata la tortura. Il sessantennio del Regime partitocratico italiano ha ridotto la Giustizia e quella che non è semplicemente soltanto la sua appendice carceraria, – più violenta e più incivile di quello che fu nel ventennio Fascista – basti considerare il sovraffollamento delle carceri, non quale fenomeno superficiale, ma più drammaticamente la discarica sociale di un processo penale oramai alla bancarotta, cui va, aggiunto il combinato disposto che va “dall’Amnistia di classe” prodotta dalla ex-Cirielli, al reato di clandestinità della Bossi-Fini, alla Fini-Giovanardi per i reati connessi alle tossicodipendenze, per finire con le misure alternative della Gozzini e della Simeone–Saraceni svuotate di ogni efficacia. Nell’attesa che sia approvato l’ennesimo, “svuota carceri”, che quantomeno abolisce quelli che definisce il Presidente Napolitano “L’estremo orrore” degli ospedali psichiatrici giudiziari, per il resto troppo poco e troppo tardi, come sempre una proposta che, non incidendo in alcun modo né su tipologie di reati da depenalizzare, né sul meccanismo dell’obbligatorietà dell’azione penale. Senza il ridurre i tempi dei processi, né contenere il carico dei dieci milioni di processi pendenti tra penale e civile, significa semplicemente aumentare le prescrizioni – già oltre 200.000 all’anno – e dunque aggravare l’impunità generalizzata in Italia, la vera amnistia selvaggia che tutti, fingono di non vedere. Il risultato di politiche così scellerate, capaci di produrre altro che questa ipocrita ed irresponsabile forma anonima e banale di amnistia chiamata prescrizione, piuttosto che adottare una linea chiara e ufficiale in materia di politica giudiziaria stabilendo una volta per tutte quali reati amnistiare e quali no. A quest’amnistia clandestina sempre più imperante, strisciante, periodica, di massa e di classe, odiosa e incivile, in atto da sempre ed è quella delle prescrizioni quotidiane di cui nessuno si assume la responsabilità. Milioni di processi prescritti negli ultimi dieci anni, è  un’amnistia “a caso”,  salvo per chi può permettersi studi di avvocati pagati salatamente per procurarla attraverso una sapiente melina processuale, è giunto quindi il momento di contrapporre una sanatoria ufficiale, eccezionale, fondata sul diritto e finalizzata ad una grande Riforma strutturale della Giustizia, – proprio quella Giustizia Giusta auspicata da Enzo Tortora – così da consentire finalmente ai Tribunali di lavorare, celermente ed efficacemente, nella fase di merito e per i reati più gravi. Oggi così non è, chi subisce il massacro perpetrato e continuo è quella società “chiusa”, qual è ed è il carcere, che prodigiosamente resiste soltanto con la forza della nonviolenza gandhiana, finisce così per vivere come una straordinaria Comunità Penitenziaria, a cominciare in primo luogo, per merito dei suoi operatori, dirigenti, polizia, amministrazione, assolutamente massacrati, e per merito di un popolo di detenuti letteralmente sequestrati e martirizzati in una detenzione estranea e contraria a quella prevista dalla Legge fondamentale e delle leggi e delle norme attuative. Come sostiene Marco Pannella, Giustizia e universo carcerario sono lo specchio di questo Regime. Oggi più che mai. Ordine e Welfare senza libertà, senza Democrazia, senza Stato di diritto producono fatalmente, se si aggiunge strage di legalità come oggi accade, strage di popoli. Per questo il fermo richiamo dello scorso luglio alla “Prepotente urgenza”da parte del “Supremo garante dei diritti”, il “Garante degli ultimi”, quella prepotente urgenza secondo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che continua ad essere ancora disattesa, il mancato intervento né è lo scandalo italiano senza paragoni né precenti davanti all’Europa intera, cui va aggiunto il sequestro incivile dei bambini al disotto dei tre anni in galera. Questo Paese non è più né il Paese di Pietro Verri, né di Cesare Beccaria, né tantomeno di Gaetano Filangieri, ha smeso da tempo di essere la culla del diritto e delle garanzie. Ancora oggi le parole del Presidente sono inascoltate, un Parlamento prigioniero e occupato dalla partitocrazia si ostina a non ascoltare, complice anche a questo punto dell’inerzia omissiva di chi vuole continuare a evitare ancora il messaggio scritto alle Camere, quello sì costituzionale. Appunto, la prepotente urgenza d’interrompere il flagrante reato in cui versa la Repubblica, per questo patente la necessità di amnistiarla, non solo e non soltanto per la martoriata “Comunità penitenziaria”, ma piuttosto e principalmente per la Giustizia, il processo penale e civile, per la magistratura e i magistrati, per lo Stato di diritto. Il sovraffollamento nelle carceri è appendice e diretta conseguenza del sovraffollamento sulle scrivanie dei magistrati e degli uffici giudiziari. Amnistia, come dice Emma Bonino, quale grimaldello per la riforma strutturale della giustizia e del processo, per permetterci di azzerare ad una quota fisiologica i carichi pendenti, così da depenalizzare e decarcerizzare per perseguire i reati più gravi, passando da un’abolizione , dell’obbligatorietà dell’azione penale, da sempre foglia di fico di discrezionalità, per poi introdurre nel processo la giuria e più efficaci garanzie per il diritto alla difesa. Per una effettiva responsabilità civile dei magistrati a tutela dei giudici e dei giudicati, per una separazione netta delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, non come già oggi nelle funzioni, per la riduzione drastica dei tempi del processo mediante l’abolizione dei termini processuali perentori, passando per la riforma uninominale dell’elezione dei membri togati del CSM, così da ottenere l’elezione del magistrato e non della sua corrente, fino all’abolizione degli incarichi exstragiudiziali ai magistrati, fonti di corruzione e conflitto d’interessi. In una radicale sintesi che è programma, quello di un giusto processo, di una “Giustizia giusta”:  Amnistia per la Repubblica!”. Noi Radicali – ripeto:  Radicali – lotteremo per il possibile contro il probabile, per continuare per altri cinquant’anni a rendere sempre più viva e forte l’alternativa democratica, federalista, laica, liberale, nonviolenta. Anche per tutti, ma non solo, per voi tutti.

 Donato Salzano-Segretario Associazione Radicale Salernitana “Maurizio Provenza” e membro del “Gruppo carceri” di Radicali italiani