Caserta: Terrone, l’ingegnere…dal linguaggio delle stelle!

Rita Occidente Lupo

 Incontro culturale senza la fretta dell’orologio, presso la Biblioteca del Seminario Arcivescovile   di Caserta, animato dalla lirica dell’ing. Francesco Terrone, autore tra numerose sillogi anche de “Il linguaggio delle stelle”. Relatori, Maria Squeglia e Giorgio Agnisola che, grazie alla voce narrante di Albina Di Domenico , hanno incisivizzato il messaggio profondamente accorato che Terrone lancia con versi essenziali, talora oscillanti tra il refrain e la memoria a breve tempo, rimandando la sensazione dell’onirismo che anche Pessoa, rese palpabile per l’immediatezza del lento raccontare. Un leit motiv, tra la tenacia del sentire e l’accattivante essenzialità, padrona del verso sciolto, quando serve a coagulare lacerti esperienziali, trasudanti da quell’affanno esistenziale, che lo stesso autore, talvolta finisce per rendere autonomo di soggettivismo. Terrone riesce ad altalenare le emozioni, a rendere impeccabili gli stati d’animo, in una sintonia d’intenti, che sotto il denominatore d’un assioma paradigmatico, a volte sembra liquefare voluttà e materialismo, caducità ed immanente. Guarda le stelle e parla…col linguaggio delle stelle, per arrivare a cogliere il mistero, insito nella stessa dimensione terrena. Nella penombra dei ritmi, anche franti in alcune liriche, dove l’anima sembra singhiozzare la sua ricerca di orizzonti non virtuali, in cui finalmente la dimensione umana, possa insistere sul materialismo imperante. Terrone si ripiega su se stesso, in un costante richiamo alle coscienze sopite, agli uomini in corsa, ai fermenti fagocitanti nuove escatologie esperienziali.  Difficile poter demarcare dove finisca l’uomo-ingegnere, che non faccia i conti con la fredda ratio e dove inizi l’uomo-creatura, capace di lasciarsi andare al sentire, senza tema di sbavature sentimentali. Vivere, oggi, un’avventura complicata, un’equazione non solo algebrica, del lento dipanarsi dei giorni: vivere, per Terrone, la forza per afferrare l’attimo senza infingimenti né ripensamenti. Senza rimpianti da lasciare da parte, tra corde di nostalgiche nervature, che ancora sanno rimandare il sapore della vitalità, nel continuo urlo, senza giammai rinunciare, ogni occasione che la vita prospetta!