E’ vero progresso?

Giovanna Rezzoagli

La scienza progredisce rapidamente, specialmente quando tende ad offrire risultanze che possano sottendere ad interessi di tipo economico. Sarà banale come ragionamento, ma è concreto. Esempi di questo connubio, non sempre trasparente ed improntato ad un’etica condivisibile, ne si trovano molti in campo medico e farmaceutico. E’ il caso della ricerca sulle patologie rare o rarissime, le quali, coinvolgendo un limitato numero di soggetti, non offrono un margine di guadagno alle case farmaceutiche tale da “giustificare” investimenti nella ricerca scientifica. Viceversa patologie come l’A.I.D.S., che potenzialmente possono riguardare un corposo numero di individui, offrono un elevato ritorno in termini economici a chi mette a punto farmaci capaci di garantire una migliore qualità della vita, in attesa di un vaccino che, c’è da scommetterci, garantirà al suo scopritore il premio Nobel. Sono in molti a non sapere quanto e come l’economia di mercato condizioni il progresso scientifico. Cosa muove l’economia e, di conseguenza, il progresso scientifico? Spesso fattori di tipo sociale. E’ probabilmente il caso dell’ultimo annunciato avvento nel campo della diagnostica prenatale, se così la si può definire nel contesto specifico. In Corea Del Sud si sta approntando un test capace di stabilire, attraverso un semplice esame del sangue, se un feto di poche settimane sia di sesso maschile o femminile. Attualmente, per conoscere il sesso del proprio bimbo, occorre aspettare l’esito di un’ecografia da eseguirsi nel secondo trimestre di gravidanza, oppure sottoporsi ad esami invasivi come l’amniocentesi o la villocentesi, che in una percentuale variabile tra l’uno ed il due per cento possono determinare un aborto spontaneo. Questi ultimi due esami si possono effettuare attorno alla quindicesima settimana di gestazione e servono per diagnosticare eventuali patologie fetali, l’evidenza che determinino con certezza il sesso del nascituro è semplicemente un’informazione in più che deriva dall’osservazione del corredo cromosomico, ma che non ha particolare rilevanza da un punto di vista strettamente terapeutico. A cosa serve, quindi, sapere con tanto anticipo se si è in attesa di un maschietto o di una femminuccia? In estremo oriente serve, e tanto, purtroppo. In Cina, particolarmente, ma non solo. La politica del figlio unico ha determinato l’infanticidio di un numero impossibile da quantificare di neonate, specie nelle zone più arretrate del Paese, laddove il figlio maschio è visto come una ricchezza. Pensiamo al risvolto etico che un test così precoce potrebbe determinare anche in Italia. Sono tante le coppie che, per svariate ragioni, vogliono un figlio a tutti i costi e che vorrebbero poter scegliere il sesso del loro bimbo. Nel nostro Paese l’aborto volontario è permesso dalla legge nel primo trimestre di gravidanza, successivamente in casi ben definiti ma che lasciano un ampio margine di applicabilità. Le leggi non si discutono, si rispettano, ma credo sia lecito per ciascuno interrogarsi sui risvolti etici che hanno, o possono avere in un futuro prossimo, sulla vita di tutti. Pongo la domanda nei termini, forse crudi, ma più chiari possibile: poiché non ha rilevanza di diagnostica prenatale, a cosa serve sapere il sesso di un feto entro i termini in cui è consentito l’aborto volontario se non per scegliere il sesso del proprio figlio? A prescindere dall’essere pro o contro la legge che autorizza l’aborto, è etico decidere di mettere al mondo un figlio sulla base del suo genere? Personalmente credo che questo test sarà, se mai verrà approntato e reso alla portata di tutti, l’ennesimo sistema per discriminare il sesso femminile, ancora ritenuto inferiore a quello maschile. Anche in Italia, non serve scomodare la Cina o i Paesi islamici, per trovare sacche di misoginia. In ogni caso è facile intuire il ritorno economico che questo test offrirebbe a chi lo commercializzasse. In senso letterale, è progresso anche questo, in un’accezione più ampia comprendente etica e morale, temo sia un pericoloso salto nel buio.