Ancora illazioni e inesattezze che meritano smentite

Roberto De Luca

Arriva, alla fine, il momento in cui è necessario controbattere, punto su punto, ad illazioni ed inesattezze che possono provocare danno alla propria persona e, indirettamente, alla propria famiglia. Arriva anche il momento in cui bisogna salvaguardare la dignità della propria professione e delle proprie attività di volontariato. Queste ultime, è bene precisarlo, sono svolte non per mero spirito “donchisciottesco”, ma per migliorare – per quanto possibile – la società in cui si è chiamati ad operare. Come nei libri di J. K. Rowling, non evocherò mai il nome del mio interlocutore, che utilizza il suo quotidiano online per omaggiarmi con apprezzamenti che mi lasciano senza parole. E la mia replica sarà sobria e composta, senza alcuna acrimonia di sorta nei confronti di chi, anche nei periodi della riconciliazione tra gli uomini, vuole vedere la quintessenza del male in un rappresentante senza potere alcuno di una sede locale di un’associazione che intende, per statuto, salvaguardare l’ambiente (per quello che un gruppo di persone può fare, nei confronti di tanti rapaci stanziali – insieme ai loro tanti fiancheggiatori).  E mentre questa modesta persona svolge, nel migliore dei modi possibili, il ruolo di padre, lavoratore e persona impegnata nel sociale, tentando di salvare il salvabile del nostro territorio, la stessa viene dileggiata e apostrofata come “povero uomo” nei corridoi dei tribunali dagli imputati. E chi, potendo scrivere su una testata giornalistica personale, creata forse grazie all’abbrivio prodotto da questo quotidiano, ottenuto attraverso sforzi collettivi (in minima parte anche del sottoscritto), chiaramente difende il condannato (in primo grado, anche a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici) estensore di tali sgradevoli epiteti. Ho accettato con grande dignità il termine, tuttavia, essendo consapevole della modestia dei miei mezzi materiali. Eppure lo stesso padre, lavoratore e volontario si chiede: cosa spingerà mai la penna di questo innominato, che possiamo indicare – con minimo sforzo di fantasia – con le prime due lettere dell’alfabeto (AB), a fare ciò? Cerchiamo di capire, allora, come e perché si possa sparare così impunemente sulla Croce Rossa. L’associazione, che io modestamente (e alquanto scomodamente per alcuni) rappresento localmente, è addentro ad alcuni percorsi giudiziari legati ad abusi di vario genere. Siamo venuti a conoscenza di fatti sconcertanti avvenuti propro a Sassano, cittadina che vorrebbe concedere la cittadinanza onoraria al pm Maresca, al quale, ribadiamo, vanno certamente tributati sentimenti di  gratitudine, stima e ammirazione. Dalle notizie che abbiamo potuto recuperare nel passato da fonti attendibili, alcune imprese di Casal di Principe (CE) hanno lavorato a Sassano. Su quante imprese e sulla loro trasparenza, non è mai trapelato nulla di ufficiale. Il sindaco di Sassano, dopo aver rifiutato l’invito, fatto da un’emittente locale, ad un confronto con il sottoscritto,  ha risposto – addirittura – con una querela nei confronti di un cittadino che chiedeva chiarezza su questi fatti. Dal 2003 la nostra associazione ha cominciato ad interessarsi di un sito di pregio ambientale denominato “boschetto paleo-palustre”, sul quale si può leggere in maggiori dettagli sul mio blog personale all’indirizzo seguente:  www.robertodeluca.blogspot.com. Nonostante la Comunità Montana (delibera n. 3 del 13 febbraio 2003) avesse individuato quest’area umida di pregio nella sua Carta di destinazione d’uso del territorio, stilata ai sensi della L.R. n. 17/1998, che obbligava i comuni a rivedere piani regolatori in base alle prescrizioni della Carta, si è proceduto imperterriti nella direzione della costruzione di una zona industriale su quell’area, con i risultati che si vedono dalla foto. I lavori sono stati affidati ad un’impresa di Casal di Principe. Pertanto, per dovere civico, ci siamo permessi di scrivere al dott. Maresca chiedendogli, umilmente, di riflettere prima di accettare la cittadinanza onoraria e di aspettare che alcuni aspetti giudiziari venissero definitivamente chiariti. Infatti, come ho già avuto modo di scrivere, pezzi dello Stato Italiano hanno partecipato, a vario titolo, nella Soc. Coop. La Betulla, il cui rappresentante legale è imputato di occupazione di suolo pubblico (reato previsto e punito dall’art. 633 c.p.) con la seguente accusa: dopo aver acquistato, dal Comune di Sassano circa 2845 mq. di terreno sito in località Fornace – via Macchia Mezzana (lotto nr. 09 – zona PIP), realizzava un piazzale in materiale misto calcareo avente una superficie di circa 3750 mq., così arbitrariamente occupando circa 941 mq. di terreno del Comune di Sassano”. Non abbiamo innescato nessuna polemica, né avevamo intenzione di farlo. Sulle illazioni fatte in merito a questa vicenda lasciamo quindi cadere un velo pietoso, perché i nostri scritti – e non i processi alle intenzioni di alcuni – testimoniano per noi.Epperò, vorrei aggiungere solo poche parole sulla rivelazione, fatta da AB, sul fatto che possa essere stato una delle sue fonti di notizie. Smentisco categoricamente la cosa e lascio al lettore distinguere una semplice segnalazione di notizie di stampa, apparse anche su libri editi da stimate case editrici, alla rivelazione di una notizia giornalistica. Nel mio primo periodo di collaborazione con la testata “dentroSalerno” era infatti per me del tutto naturale condividere “notizie di stampa” – e solo quelle – con la redazione. In tutto questo, nessun rigo di difesa (tra l’altro mai richiesta) per la mia persona è stato scritto da AB. Molte parole di derisione, invece, si possono scorgere nell’ondivaga prosa del giornalista, che non manca di accomunare il mio cognome a quello del sindaco di Salerno, in un paragone che non ha modo di esistere. Chiudo, proprio su questo aspetto, dicendo di essere fiero delle mie idee e del mio ruolo sociale – certo non semplice, ma che mi vede impegnato, con un gruppo di persone coraggiose, nella difesa di quel che resta di un territorio abbandonato nelle mani di chi vorrebbe su di esso operare una speculazione selvaggia o versare, occultandoli, rifiuti di ogni tipo, nel comprensibile (e interessato) silenzio di molti.