Salerno: Raimondo Pasquino, una storia interna della facoltà di medicina

Nicola Crisci (*)

L’associazione I navigatori del sapere, con il patrocinio dell’Ordine dei medici, ha promosso un incontro con il prof. ing. Raimondo Pasquino, Rettore dell’Università degli studi di Salerno, in occasione del sesto anno del corso, una conversazione sul tema Dalla Scuola Medica Salernitana alla Facoltà di medicina, in occasione del sesto anno. Prima di accennare al puntuale piuttosto recente tormentato percorso, politico e amministrativo, anche accademico e municipale, con protagonista il rettore prof. ing. Raimondo Pasquino, ricordo l’antecedente cronaca locale con il rettore prof. Gabriele De Rosa. Con l’illustre ed autorevole storico, e successivamente Parlamentare sono stato consigliere di amministrazione, con orientamenti critici ma propositivi, e ricordo con omaggio alla sua memoria, per avere accolto la mia tesi per il primo insediamento a Baronissi, ove ha sede la Facoltà, come risulta dai verbali. E’ occasione per ricordare lo storico suo “Diario politico 1968-1989”, La storia che non passa (a cura di Sara Demofanti, Rubbettino Editore, Saveria Manselli, 1999, 470). Presentato a Roma il 1 giugno 1999, alla Sala Zuccari da Mino Martinazzoli, Giuseppe Giarrizzo e Rosario Villari. Ripetutamente, a partire dal 5 giugno 1968, è documentata la sua presenza a Salerno e collo qui con i docenti, con gli allievi e con gli studenti, con gli amministratori, con i politici. Come risulta dall’Indice dei nomi (p. 449-467). In particolare, sull’Università descritta nel capitolo “Popolo e magia nel sud” si fonda una nuova università. Sui problemi il suo straordinario pensiero di storico può riassumersi nel titolo “Inquietanti incroci tra politica e c cultura” (375). Certamente l’autorevole ed accademico rettore Pasquino, per la Facoltà di medicina, ha dovuto, e deve, con eccezionale distacco emerso, superare, con successo, “inquietanti incroci” tra politici, anche accademici. Segnalandone anche alcuni nominativi. In questo Diario vi sono specifici passi dedicati alla Facoltà di medicina, in ricordo della defunta Scuola Medica Salernitana. Ricordo il Convegno del 9 gennaio 1974 promosso al Palazzo della Provincia con una Tavola Rotonda con la sua partecipazione e dei salernitani Rettori, Romanzi dell’Università di Genova, Quagliariello dell’Università di Bari, Saviano dell’Università di Modena, del Preside della Facoltà di Medicina di Napoli, del presidente dell’Ordine dei Medici Bruno Ravera. Testualmente annota: “Se si fossero presentati alla Tavola Rotonda il Comune, la Provincia, le banche, gli industriali pronti a sottoscrivere l’impresa, i discorsi sarebbero stati diversi (92 e 93)”. Il Convegno fu promosso dal presidente della Commissione scientifica prof. dott. Adolfo Volpe -(non ricordato dal rappresentante dell’Ordine dei Medici e dal presidente dell’Associazione)- dell’Università Popolare con la mia presidenza ed i Rettori furono miei ospiti. Annota inoltre: “Altra lettera, questa del presidente dell’Ordine dei medici, il dott. Ravera; anche lui “vibra” di sdegno perché l’Università non si interessa dell’istituenda facoltà di Medicina. Viviamo nelle ristrettezze che tutti conosciamo, non abbiamo aule, il sindaco ci vuole sfrattare dalle scuole di piazza Malta e di via Prudente (Facoltà di Giurisprudenza e di Economia e Commercio), però lui o il sig. Ravera vogliono il blasone della Facoltà di Medicina. “Questa città ha problemi di ristrutturazione urbanistica spaventosi, ha ucciso il verde e il mare a profitto della specializzazione, ma vuole la Facoltà di Medicina, che non sa dove collocare, non sa come alimentare e gestire, non sa cosa sia”.“Il passato, la gloria della Scuola medica salernitana, la frenesia del “più grande” è il suo oppio. E’ proprio vero, che non è uno spirito di industria, che anima questi “potenti” locali, ma un detestabile gusto spagnolesco per le “precedenze”, per l’onore e il fasto, per la forma e i gonfaloni, nessuno di questi potenti si chiederà mai se è proprio necessaria una facoltà di Medicina a Salerno, se e come è possibile alimentarla, se e come può provvedervi l’università, con quali mezzi e con quali aule” (Salerno, 6 giugno 1974, giovedì, 105/106). Riportare queste testimonianze del non recente passato, a 37 anni dall’incontro con il rettore Pasquino, vogliono confermare l’accidentato percorso, purtroppo in parte, ancora in atto, della costituzione della Facoltà di medicina –Decreto del Ministro Letizia Moratti del 18 ottobre 2005- e del successo, in ogni caso, della sua politica universitaria. Il rettore Pasquino che è ingegnere e, pertanto, ha una peculiare cultura a progettare e a costruire per il presente, in attesa del futuro. Ha una cultura oltre confini: calabrese, abitazione a Napoli, sindaco di un comune napoletano, presenza assidua nell’Università e nella città capoluogo ed in Provincia, è Presidente del Consiglio comunale di Napoli. Opera, poi, con programmazione, soprattutto, come ha motivato nel suo intervento con destinatari i docenti della Facoltà e manifestando ufficialmente la sua gratitudine per la loro scelta in una Facoltà in costruzione con problemi aperti. Problemi da collocare nelle scelte del Governo e del Parlamento per le università. Certi interventi non sono da attendere da Provincia a Comune capoluogo, ove lo “spettacolo”, anche a livello della Fondazione Europea e della Fondazione di Ravello, oscurano la cultura, in particolare accademica, operante nel territorio. Il Piano triennale ed il Piano inter-universitario della Regione Campania con l’assessore Trombetti, già rettore, con il presidente Stefano Caldoro, già sottosegretario all’Università con il Ministro Letizia Moratti, e protagonisti con il rettore Pasquino, hanno e dovranno avere, una dimensione politica spaziale per la crescita della Facoltà di Medicina di Salerno e per il Mezzogiorno in un contesto di ricerca, soprattutto per la salute privilegiando la nascita di centri di eccellenza.

(*) designato dalla Provincia,

già Consigliere di amministrazione

dell’Università degli Studi di Salerno