“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 59°/56-IV 7 settembre 2011, giorni-4

 (cont. dal capitolo 56, 4° parte (…) L’ultimo, superfluo cazzotto gli cambiò quasi integralmente i connotati. Ahmed finì a terra a peso morto, completamente svenuto, mentre un rivolo denso di sangue continuò a scivolargli dal naso per lunghi, interminabili minuti. Solo allora l’agente della CIA riuscì ad aprire il rubinetto del lavandino e ripulirsi il viso alla meglio. Fu in quel momento che rientrò il vice-questore Gigano.— Giusto in tempo, vero Annino? — ebbe la forza di ironizzare l’americano. Il collega lo soccorse meglio che poté. Tornò pochi minuti dopo, con garze e disinfettante acquistati nella farmacia della stazione.— Scusami per il ritardo. Sei ferito, vedo. Bisogna cicatrizzare subito questo brutto ricordo di quel bastardo. Forse è meglio che ti porti in ospedale.— Neanche per sogno. Questa è un’operazione segreta, non lo dimenticare. Quanto al bastardo, ci appartiene e mi dovrà seguire. Guardando il corpo immobile sul pavimento, il poliziotto italiano commentò: — Certo che lo hai strapazzato ben bene questo maledetto assassino. Ora ci vorranno le cannonate per risvegliarlo. Parte quarta La consegna Prima di ogni cosa, O’Cronnolly raccolse da terra il corpo del delitto: quel rasoio acuminato, che aveva tagliato più gole e, con ogni probabilità, anche quella di Alì, sia pure per mano altrui. Lo avrebbe sottoposto alle analisi della sezione scientifica della CIA in Florida. Non escludeva che, nonostante i lavaggi subiti, tracce di sangue compatibili con quello delle vittime potessero essere ancora evidenziate. Se così fosse stato, nessuno avrebbe risparmiato la sedia elettrica a quell’essere infame e maledetto.— Ma, scusa, come facciamo a consegnartelo. Questa carogna ha riempito il suolo italiano di delitti, tra omicidi, attentati e chi più ne ha più ne metta. Impossibile rilasciartelo. — esclamò preoccupato Gigano. — Se analizzi il problema da questo punto di vista, te ne do atto. — replicò prontamente l’americano. — Cerca di ragionare, però, in termini diversi. Questo è un terrorista, un terrorista internazionale, una pedina importante, anzi importantissima nella scacchiera mondiale del terrorismo islamico. È certamente informato sull’attentato alle “Torri Gemelle” di New York, forse addirittura coinvolto nello stesso, direttamente o indirettamente. Così come deve sapere molte cose sui recenti attentati in varie parti del mondo e su quelli in preparazione. Appartiene sicuramente all’organizzazione di Al Qaeda e allo stesso grande imam a cui stiamo dando la più grande caccia all’uomo mai dispiegata nel nostro paese. Anche perché lo prenderemo, prima o poi. … Li prenderemo tutti quei maledetti bastardi, puoi esserne certo! — esclamò O’Cronnolly, in un’incontenibile esplosione di rabbia e di ribellione. — Sì, ma come faccio a giustificare il suo rilascio alle mie autorità? — Non devi giustificare un bel nulla. Il suo rilascio non è mai avvenuto. Per il semplice fatto che tu, questa canaglia, non l’hai mai vista! Così facendo, siamo noi a fare un favore al vostro paese!— Addirittura!— Certo! — replicò eccitato O’Cronnolly.— Ragiona un altro poco. Ammesso che lo facciate prigioniero, non passerà un giorno senza che, sul tavolo del vostro ministro degli esteri, non continuino a pervenire le richieste di estradizione del mio governo. Sarà facilissimo dimostrare la sua implicazione in organizzazioni islamiche con l’obiettivo di compiere attentati a danno degli interessi americani nel mondo e negli stessi Stati Uniti. Oltre che quelli già effettuati, naturalmente. Basteranno un paio di confessioni dirette o indirette. A quel punto il vostro governo, grazie agli accordi esistenti e, soprattutto, all’attuale clima di collaborazione, non potrà esimersi dal concedere l’estradizione. Con quale risultato? Positivo per noi, ma terribilmente pericoloso per voi. Questi pazzi, che vi tengono già nel mirino, si scateneranno ancora di più e, prima o poi, ve la faranno pagare ancora più salata, in un modo o nell’altro. (…)