Che fatica una giornata d’estate!

                                Antonio Pirpan

 Mentre scrivo, sudo su ogni parola, ma sono contento che non si veda. A casa non si respira  e decido di andare al mare, anche se è quasi la “mezza”. Esco dalla vampa di sole trovando riparo all’ombra del caseggiato. Sulla strada, catrame liquefatto, gruppi di ragazze con pomata sulla pelle scottata dal sole, perline di sudore sulla fronte del vigile urbano, autobus affollati e vestiti sgualciti, un cane con la lingua penzoloni. Su una porta di casa un cartello avverte; “Bussate forte: un condizionatore e due ventilatori sono in funzione a pieno regime”. Passo davanti alla Villa comunale: un operatore ecologico si appoggia sulla ramazza, più in là una vigna si appoggia su un pergola, all’ingresso un automobilista con la cravatta allentata si appoggia sul clacson. Non c’è  alito di vento sulla case arroventate come forni. Davanti al supermercato due mendicanti con la bava intorno alla bocca, aspettano pazientemente l’elemosina. Arrivo al porticciolo, la solita barca a vela si dondola all’àncora, specchiandosi nell’acqua tranquilla. Il termometro segna trentotto all’ombra. Alla fontanella, ragazzi che premono il pollice contro la bocchetta dell’acqua per innaffiare sé stessi… e gli altri. Sulla spiaggetta, un uomo sonnecchia sotto l’ombrellone con la faccia coperta da un libro aperto. Un ragazzino magro si tuffa da uno scoglio, stringendosi il naso con due dita, mentre rientra la barca di Peppino, vecchio pescatore che, in bonaccia o in burrasca, è sempre lì, padrone del mare e delle onde. Alla mia destra, una bella signora si rinfresca sotto la doccia, incurante dei bambini che corrono sulla sabbia, che ridono, che cascano, che piangono. Sento un singhiozzo; “Mamma e papà si sono persi.” E’ l’estate! L’umidità, opprimente come una ragnatela d’unto nell’aria, mi avvolge e mi svuota d’energia. Allora, mi tuffo in acqua e resto a mollo per un bel po’ di tempo. Ad un tratto, qualcosa come un sussulto intestinale, mi mette in allarme: effetto delle prugne gialle che ho mangiato stamattina? Mi precipito a casa dove bevo una abbondante limonata, mentre l’ignara consorte mi chiede cosa voglio mangiare a pranzo. “Riso in bianco”, ordino “e lascia libero il bagno”. La sento borbottare: “Che c’entra il bagno”. Le ore passano, il crepuscolo è opulento. Il sole se n’è andato pian piano, senza fretta, e il mondo va in punta di piedi verso la notte. Sul terrazzo passa un refolo di vento che respiro con avidità, mentre a ponente un cirro invidioso ruba un po’di colore e si fa un tramonto per conto suo. Nel bar sottostante un jukebox suona una vecchia canzone d’amore, Una spruzzata di stelle avanza timidamente sulla scena. Dalla camera da letto, come colpita dal morso di una tarantola, mia moglie grida: “Chiudi che entrano le zanzare, e accendi il ventilatore”. Mi muovo di corsa e scopro che…è già in funzione. Che fatica una giornata d’estate!