“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 43° 22 agosto 2011, giorni- 20

  Dal Capitolo 43 Quadratura del cerchio   10 luglio 200 Era notte fonda quando il suo cellulare squillò. Lo teneva sempre acceso, anche quando dormiva.— Hello, Gabriel! — esclamò una voce giovanile e allegra parlando in un discreto inglese. — Sono Annino, Annino Gigano.— Oh, hello Annino. Come stai? Notizie buone a quest’ora di notte?— Certo, certo, notizie secondo me ottime! L’ufficio di gabinetto del ministro degli esteri ci ha trasmesso un’informativa riservata del nostro ambasciatore a Berlino. Riguarda una conversazione tra lui e il collega siriano avvenuta nel corso del ricevimento del 2 giugno dell’anno scorso in occasione della celebrazione dell’anniversario della repubblica. La troverai interessante, ne sono sicuro.— Magnifico, Annino. Mandamela subito. Ti ringrazio per la collaborazione.— Aspetta. C’è un’altra cosa. Non so fino a che punto importante, però.— Sentiamo.— È un’intercettazione telefonica tra una cabina pubblica di Berlino e un’utenza misteriosa afghana. I nostri servizi all’estero l’hanno intercettata grazie al satellite. Si tratta di una conversazione tra un arabo e un afghano. Durata meno di un minuto.— Contenuto?— Ambiguo, certamente strano. Si parla di un attentato ai “due presidenti”, nulla più.— Uhm. — rispose l’agente della CIA. — Tutto qua?— No, c’è dell’altro. L’uomo di Berlino sembra chiedere istruzioni.— Ad esempio?— Questo passaggio non è molto chiaro. Comunque si capisce bene che il primo interlocutore chiede in modo deferente disposizioni non sul da farsi, ma sulla data del da farsi. Si scusa per l’accaduto e promette di rifarsi al più presto, saldando definitivamente, questa volta, il conto con i “due presidenti”.— Uhm, … ci penserò. Non escludo che possa essere un particolare importante. Comunque grazie per avermi informato.— Di nulla, Gabriel. Ciao, a presto.— Buona notte, amico! O’Cronnolly si girò dall’altro lato, infilando la sua coscia bellicosa tra quelle di una nuova amica italiana. L’indomani, alle tre del pomeriggio, Gabriel O’Cronnolly ricevette puntualmente l’informativa preannunciatagli dal collega italiano la notte prima. Era chiuso nel suo ufficio presso la base americana della NATO a Bagnoli. Dette ordini di non esse­re disturbato. Poi, sprofondando in una comodissima poltrona, cominciò a leggere il rapporto.Balzò di almeno dieci centimetri verso l’alto, quando sfogliò le pagine riguardanti le future vacanze del presidente l’estate successiva, cioè quella in corso. Una gioia inesprimibile lo travolse. Aveva fiutato bene. Gli mancava il tassello finale. Ora l’aveva. Era tutto chiaro. Il cerchio cominciava a stringersi. Poteva ben dirlo. Da quel momento in poi si sarebbe trasferito in costiera, per l’esattezza a Positano. Avrebbe scelto una pensione tranquilla, per non dare nell’occhio. E lì avrebbe aspettato. La preda si sarebbe fatta viva da sola. Restava un unico rebus, un ultimo rompicapo da sciogliere. Perché “i due presidenti” e non uno? Il presidente avrebbe forse avuto un collega straniero come ospite? Un’alta carica dello Stato? Il Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera? Tutto era possibile. Tanto per cominciare, era già stata preannunciata la visita del presidente russo nella sua villa al mare in Sardegna. Una variazione al programma dell’ultima ora, con nuova destinazione dalla Sardegna a Positano, non cambiava la sostanza delle cose. Un paio di anni prima era stato ospite di Positano anche il premier tedesco. Sarebbe tornato quell’estate? I colleghi di Berlino gli avrebbero presto sciolto l’enigma. Era l’unico mistero che restava. Quello, però, che gli impediva di fare quadrare il cerchio. Come avrebbe conciliato il presidente l’inaugurazione strettamente intima e familiare della nuova villa in costiera con il contenuto del rapporto da una parte e la sua superstizione dall’altra. L’agente della CIA rimase diversi minuti sovrappensiero. Si sforzava di far conciliare le due cose, le due notizie, benché completamente diverse, almeno in apparenza, l’una dall’altra. Non ce la fece a trovare la soluzione. Non c’era soluzione in realtà. La telefonata intercettata dal satellite non aveva nulla a che vedere con la situazione in atto. Ne era certo ormai. Ma solo al 99%, non di più. Più tardi dette disposizioni alla segretaria affinché provvedesse a trovargli un alloggio a Positano a tempo indeterminato. Alle 19.00 in punto cenò con la sua amica in maniera intima e insieme videro il telegiornale delle 20.00. La pagina politica fu pressoché interamente dedicata alle ultime scadenze dell’attività parlamentare, prima delle vacanze imminenti. Ma anche agli impegni internazionali del presidente in virtù del suo contestuale incarico semestrale di presidenza europea. La ragazza gli fece da interprete.— Povero il nostro presidente. Non gli bastava l’Italia, ora deve dirigere anche l’Europa!— Cosa vuol dire? — chiese O’Cronnolly.— Vuol dire che non finisce di presiedere il consiglio dei ministri a Palazzo Chigi che deve correre a Bruxelles per fare la stessa cosa il giorno dopo con quello europeo. Ma chi glielo fa fare con tutti i soldi che ha? O’Cronnolly ebbe una strana reazione. Come di chi scopre improvvisamente un segreto. Si bloccò nei movimenti, sollevando in pari tempo la mano verso di lei.— Ma che fai? A che pensi? — esclamò lei sorpresa. Gabriel cadde in trance. Così sembrò alla ragazza. Ma era solo stupore. Felicità e stupore per non averci pensato prima. In fondo, come avrebbe potuto? Non avrebbe potuto, certo. Ma ora poteva. Finalmente poteva. L’ultimo tassello era nelle sue mani. Il cerchio ora quadrava, perfettamente. Non giurò di avere trovato il bandolo della matassa, ma solo per scaramanzia. Gli sembrò addirittura di impazzire dalla gioia, pur contenendosi. Nonostante tutto, la prudenza massima restava per lui l’alleata più fedele. (…)