“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 3 agosto 2011, giorni:-39

   Dal Capitolo 24 Birreria di Berlino 19 maggio 2003-Alì uscì dall’ambasciata intorno a mezzogiorno. Il sole era alto e, benché la giornata fosse fresca, la temperatura poteva considerarsi fin troppo elevata a quell’ora.Comunicò alla segretaria che si sarebbe recato a colazione fuori, con un collega del Kuwait. Utilizzò la sua macchina, una Volvo scura vecchio modello con targa diplomatica. Sperò di passare inosservato. Non si accorse, invece, che, dall’altro lato della strada, un’Audi grigio- metallizzata invertì contemporaneamente la marcia, seguendolo con discrezione lungo l’intero tragitto. Quando giunse nei pressi dell’immenso parco, Alì sostò per qualche minuto in attesa che una signora elegante e ben truccata lasciasse libero il posto occupato dalla propria vettura. Appena la grossa Mercedes sbucò via, parcheggiò comodamente. Poi scese dall’auto, si stiracchiò ben bene e si avviò a passo lento verso il luogo convenuto. Attraversò il parco da una parte all’altra, svoltò a sinistra, superò una decina di panchine prese d’assalto da giovani e meno giovani, si ritrovò in strada, l’attraversò e s’infilò in una caratteristica birreria tedesca. Ad una cinquantina di metri da lui, un uomo dalla pelle scura seguì distrattamente il medesimo percorso, prima di arrestarsi sul ciglio della strada, proprio di fronte al locale. Indossava uno strano cappello a falde larghe e una sciarpa che gli copriva quasi per intero il volto. Un paio di occhiali da sole molto spessi e il bavero rialzato dell’impermeabile lo rendevano irriconoscibile, impedendo a chiunque di fare caso alla grossa cicatrice sulla guancia destra. Il diplomatico entrò nella birreria in maniera circospetta. Si voltò un paio di volte indietro, senza notare nulla di strano. Salì al piano superiore con il passo sicuro di chi sapeva dove andare. Una volta sopra, svoltò a sinistra scrutando il locale in lungo e in largo. Finalmente lo vide. Era seduto di lato, con la visuale della strada proprio davanti a lui. Sembrò non dare peso al nuovo venuto. Il suo sguardo continuava ad essere puntato su qualcosa di preciso oltre la gran vetrata che guardava all’esterno o, forse, pensò Alì, vagava nel vuoto, senza per questo essersi ancora accorto della sua presenza. Contemporaneamente teneva il cellulare incollato all’orec-chio. Quando lo depose, guardò finalmente nella sua direzione. Fu allora che l’uomo si alzò di scatto, andandogli incontro e abbracciandolo. Alì indossava abiti occidentali e quell’incontro tra due vecchi amici visibilmente ansiosi di rivedersi dopo tanto tempo non scosse più di tanto la curiosità dei presenti. O’Cronnolly non era cambiato affatto. Stesso look, stesso tono di voce, stessa ironia. Anche la determinazione era la medesima.— Come va, vecchio mio? — Sembra che ci conosciamo da secoli! — esclamò il giova-ne diplomatico.— Meglio dare l’impressione che sia così. Berlino, dopotutto, è una città di spie. E i luoghi delle spie si somigliano un po’ tutti! — aggiunse con una mezza risata. — Veniamo al dunque. Qual è la ragione di tanta preoccupazione? Alì iniziò a raccontare i due episodi relativi agli eventi successivi al week-end di Ahmed e alla telefonata avuta con lui la notte in cui aveva deciso di contattarlo. Riferì tutto per filo e per segno. O’Cronnolly lo ascoltò con la massima attenzione, avendo cura di fargli ripetere più volte alcuni particolari. (…)