“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 02 agosto 2011, giorni- 40

 Dal Capitolo 23 D’infamia con lode Parte prima —Fine aprile 2003 – Scacco al presidente L’ambasciatore non lo sapeva ancora. Ma, quell’estate, non avrebbe più incontrato i propri collaboratori berlinesi sulla costa italiana del sud. Né il presidente avrebbe visitato l’Italia nell’estate 2004. Alla Farnesina, sede del ministero degli esteri italiano, avrebbero ufficializzato la notizia successivamente, alla prima occasione utile. Per ora, era meglio non inquinare ulteriormente i già difficili rapporti con la Siria, atteso che, da molti anni, erano in corso contatti per preparare quella visita. La cosa, quindi, non sarebbe stata comunicata nemmeno al gruppo di vacanzieri di Mr Schutz, ma solo al numero uno dell’ambasciata. Qualcuno, in quei giorni di presenza di Ahmed a Damasco prima dell’imbarco per Karachi, aveva fatto in modo che, al presidente, fosse ricordata una frase divulgata con enfasi al popolo islamico negli ultimi mesi: Gli italiani, insieme a francesi e britannici, si sono spartiti il mondo arabo e da allora ci perseguitano. Parole non nuove e minacciose che, alla memoria del giovane presidente siriano, evocarono immediatamente una stessa frase pronunciata con forza dal principe del terrorismo internazionale poco meno di un anno prima. Esattamente il 4 novembre 2001. Pochi giorni dopo, un messaggio riservato e ufficiale del ministro degli esteri di Damasco invitava formalmente il responsabile della propria delegazione a Berlino a rinunciare, quella estate, ai preparativi per la visita del presidente in costiera amalfitana per l’anno seguente. Contestualmente, lo invitava a mantenere uno strettissimo riserbo su quella notizia, anche tra i suoi più stretti collaboratori. Ora non ci sarebbero stati davvero intralci alla missione di Ahmed, quella vera, di cui lui e nessun altro era a conoscenza. Il fatto, poi, che i partecipanti fossero convinti del contrario non sarebbe stato un problema. Anzi, gli avrebbe fatto gioco. La novità della possibile presenza dell’ambasciatore in costiera durante il loro soggiorno e l’esigenza di tenerne il segreto per le ragioni esposte a lui e a Mr Schutz l’avrebbero aiutato a mantenere più unito e coinvolto l’intero gruppo. Di quel gruppo avrebbe fatto parte una modella dell’atélier della sua amica segreta albanese di Berlino. Segreta anche per Rania. Gli serviva una partner. Ufficialmente, perché era meglio viaggiare in coppie regolari. Tre coppie in partenza per un mare e un sole unici al mondo avrebbero dato meno nell’occhio nel periodo più alto delle vacanze in quella regione. In realtà, Ahmed continuava a percepire in Alì un qualcosa di strano. Voleva capire, l’avrebbe scoperto. Una volta per tutte, avrebbe messo a fuoco la vera identità di quell’uomo, che non gli aveva mai ispirato eccessiva simpatia. Non gli piaceva di lui il fatto di essere schivo, senza amicizie, pensoso e solitario. Ne conosceva la storia per filo e per segno. Il matrimonio sbagliato dei genitori, la diversità etnica, la separazione, i disastri successivi nella vita della madre, la lontananza da lei e gli effetti negativi, in una fase di crescita delicatissima come quella dell’adolescenza e della formazione. Tutti elementi che giocavano a favore del giovane consi­gliere d’ambasciata.  Eppure, quell’uomo nato per agire nell’ombra, non meno schivo e solitario, intuiva qualcosa di diverso. Doveva scoprirlo a tutti i costi. Proprio le origini di mezzosangue di Alì attribuivano preminenza al sospetto e forza al pregiudizio. La sua missione era troppo importante. Non poteva consen­tirsi ostacoli, di alcun genere. Il controllo ferreo di uomini e cose orbitanti intorno a lui era dovuto. Qualsiasi passo falso sarebbe stato neutralizzato in corso d’opera. Senza indugio. Tutto doveva filare liscio come l’olio. Lo stress e la fatica accumulati negli ultimi mesi indussero Ahmed ad accettare l’invito per un lungo week–end da trascorrere sullo Schliersee, dove alcuni amici tedeschi avevano una bella villa su una splendida collina quasi ai piedi del lago. Nella circostanza pregò Alì di sostituirlo per qualche giorno. — Sono stato invitato per una breve vacanza, che comincerà domani giovedì. — disse, facendogli un occhiolino fin troppo eloquente. Alì non si scompose. Cosa che Ahmed notò non senza imbarazzo, pur avendo egli accompagnato quel gesto in maniera apparentemente spontanea, ma, in realtà, piena di intrigo. La reazione da maschio a maschio non ci fu. E un certo suo convincimento sul “maschio”-Alì si rafforzò. Ma era ancora presto per giungere a conclusioni definitive.— Partirò domattina all’alba e, quindi, potrai sicuramente utilizzare il mio ufficio, se vuoi. Anzi, mi sentirò più tranquillo per questo. L’ambasciatore è stato già informato e non ha nulla in contrario. E tu? — Assolutamente nulla. Quanto all’ufficio, ti ringrazio della fiducia, ma potrò cavarmela anche rimanendo nel mio. — rispose garbatamente Alì. — Bene. Dirò allora alla mia segretaria di passarti soltanto le pratiche più urgenti e delicate. Non dovrebbe esserci molto lavoro. Siamo già a metà settimana avanzata. Dovrai occuparti solo di eventuali emergenze. Ti ringrazio e spero di ricambiare la cortesia, prima o poi. Sorrise di nuovo con ricercata ambiguità. Ma Alì non si scompose neanche questa volta.— Fai un buon week-end! — gli augurò senza enfasi.— Grazie e buon lavoro. L’indomani il giovane diplomatico entrò nel suo ufficio alle 8.30 in punto, con mezz’ora di anticipo. Raccomandò all’usciere di fargli smistare dal centralino eventuali telefonate dirette al consigliere Ahmed, fino a quando, almeno, non fosse arrivata la sua segretaria.— La segretaria del consigliere rientrerà lunedì prossimo,signore! — disse l’uomo, inchinando il capo.— Mi pare strano. — rispose Alì — Sapevo del contrario.— È stato il signor consigliere Ahmed a darle due giorni di permesso a seguito della sua assenza. — replicò l’usciere.— Uhm … — mugugnò il diplomatico, ancora meno convinto. — Deve averci ripensato. — Allora dì al centralinista di filtrarmi solo le telefonate più importanti dirette al consigliere. Per le altre chiamate fa in modo che siano rinviate alla prossima settimana! — Come Ella desidera. — rispose il brav’uomo, rinnovando l’inchino. Fino a mezzogiorno non accadde nulla di particolare. Alì, tuttavia, non si allontanò mai dal suo ufficio. Pochi minuti dopo bussarono alla porta. Abdullah chiedeva di parlargli.— Buongiorno, consigliere.— Buongiorno, mio caro amico. Come mai da queste parti?— Devo ritirare un fascicolo che il consigliere Ahmed dovrebbe averLe lasciato per me.Alì lo guardò alquanto stupito. Non era da Ahmed fare recapitare ad un subalterno un fascicolo presumibilmente riservato, a meno che non si trattasse di cose di nessuna importanza.— Posso sapere di che si tratta? — gli chiese — Nulla d’importante. Devo solo leggere una relazione che il signor consigliere ha scritto per me, prima di inviarla al signor console generale di Francoforte. È la città dove forse mi trasferirò il prossimo inverno! — Davvero? — esclamò Alì ancora più stupito. — Vuoi proprio lasciarci allora? — Non ne sono ancora sicuro, ma ho conosciuto una ragazza tedesca che si è innamorata di me e della mia storia. È stata proprio questa a farla intenerire e, in pochi giorni, a sciogliersi per me. — concluse sorridendo, passandosi la mano sulla guancia tagliata.— Bene, mi fa piacere per te. Ma rifletti bene prima di decidere. Posso chiederti cosa fa questa ragazza?— Non tema, non è una spia. Lavora come cassiera in una grossa pasticceria di Francoforte e, come vede, non sono le occasioni a mancarle. Ma, da quando ci siamo conosciuti un mese fa, in una discoteca di Friedrichstrasse, non abbiamo più smesso di contattarci. Anch’io mi sento molto coinvolto nei suoi confronti.— Ma perché non si trasferisce lei a Berlino? Un posto migliore dell’ambasciata non lo troverai mai!— È vero, ma vede, quella pasticceria è del padre. E, prima o poi, sarà lei la padrona visto che è figlia unica! — sorrise Abdullah.— Ho capito. Hai proprio deciso!— Sì, signor consigliere, ho deciso.— Buona fortuna, allora!— Grazie, grazie di cuore! (…)