Salerno: Gesù è più forte della camorra

Sergio Barletta

Lunedi 6 maggio 2011 alle ore 18.00 si terrà, presso  la libreria Guida Corso Garibaldi 142, la presentazione del libro di Don Aniello Manganiello  e  Andrea Manzi  dal titolo “Gesù è più forte della camorra : i miei sedici anni a Scampia tra lotta e misericordia” edito da Rizzoli. L’evento, rappresenta un importante momento di incontro e confronto su delicati e sempre attuali temi quali la criminalità organizzata e la devianza che essa produce all’interno di una comunità, con ripercussioni soprattutto sulle fasce giovanili. Attraverso la propria esperienza Don Aniello Manganiello racconterà cosa significa vivere in un territorio difficile come Scampia, cosa significa rimanere al fianco degli abitanti e condividerne i problemi, cosa significa condurre una missione apostolica portando avanti battaglie sociali esponendosi in prima persona e talvolta diventando, per alcuni, un personaggio scomodo. Interverranno oltre agli autori : il Sen. Alfonso Andria ed il Prof. Pino Cantillo. L’incontro sarà introdotto e coordinato da Franco Esposito Direttore dell’emittente televisiva Telecolore di Salerno. Don Aniello  Manganiello è  il prete anticamorra  di Napoli, che ha lasciato il capoluogo partenopeo dopo sedici anni vissuti in trincea in un territorio ad alta densità camorristica. Don Aniello, oggetto di minacce di morte da parte della camorra, è stato trasferito a Roma  per ricoprire l’incarico di vicario parrocchiale nella chiesa di San Giuseppe, al quartiere Trionfale. Contro il trasferimento di Don Aniello, lo scorso anno la gente rispose per una fiaccolata alla quale parteciparono un migliaio di persone. Durante la sua ultima messa a Napoli presso la chiesa di Santa Maria della Provvidenza al Rione don Guanella,le lacrime della folla la fecero da padrone e lo stesso Don Aniello si commosse. Nell’occasione, vi fu una sua lettera aperta, distribuita ai parrocchiani e letta durante l’omelia, una sorta di testamento spirituale ma anche un duro atto  d’accusa nei confronti delle istituzioni e della Chiesa che lo avrebbero spesso lasciato solo nelle sue battaglie, fu più volte interrotta dagli applausi e dallegrida di chi gli diceva di non andarsene. “Una grande commozione – commentò il prete – che stempera la mia sofferenza. Mi sento violentato psicologicamente per un trasferimento che mi impedisce di proseguire un percorso. Come ho già detto obbedisco con la ragione, ma non con il cuore“. Durante l’omelia Don Aniello esortò la Chiesa ad essere più severa nei confronti della criminalità con prese di posizione più dure: “Specie nell’ amministrazione dei sacramenti -disse – c’è una certa superficialità. I sacramenti non si buttano via. Gesù disse di non dare perle ai porci“.  Inoltre, ricordò la figura del martire cileno Oscar Romero: “Anch’ io come lui sono stato minacciato ed emarginato per essermi schierato dalla parte dei più poveri“. “Avrei voluto la solidarietà delle altre parrocchie invece di sentirmi dire che ero scomodo o fuori dal coro. Tutto questo mi ha amareggiato. Così come l’accusa di aver strumentalizzato i mass media per crearmi l’immagine di prete anti-camorra. Ma io le minacce di morte le ho ricevute sul serio dopo l’intervista a ‘Le Iene’, non sono un’ invenzione“. Restano i ricordi e la conversione di alcuni camorristi di grido, come il boss Tonino Torre: “Saranno i tizzoni di fuoco che porterò con me per riscaldarmi quando sentirò freddo. Oggi – dice – mi commuovo quando lo vedo pregare in chiesa e arrangiarsi con lavori umili per pochi soldi. O la storia del pusher del clan di Lauro, Davide Cerullo o di Marco, un ex tossicodipendente che oggi allena i ragazzi del quartiere“. Qualcuno disse, Don Aniello,  a Roma sarà al riparo dai rischi di Napoli, ma don Aniello non la pensa così: “Volevo restare, perché una vita spesa per gli altri è una vita spesa bene“. Tra i parrocchiani qualcuno espose dei cartelloni critici nei confronti della Chiesa partenopea. ‘Signore perdona la Chiesa per quello che ha fatto’, c’era scritto su uno di questi. ‘No ai preti pedofili, sì ai preti anticamorra”. Qualche altro striscione ‘Don Aniello santo subito’. La Santa Messa finì con cinque minuti di applausi con i fedeli che non volevano lasciare la chiesa.