Salerno: Arti di Maggio omaggia Nino Rota

Il nome di Nino Rota, nell’immaginario comune, è legato inscindibilmente al cinema felliniano. Alfonso Amendola e Mario Tirino, per il loro omaggio al compositore pugliese, nell’anno del centenario della sua nascita, una chicca del cartellone di Arti di Maggio – Zapping ‘900, realizzato dall’Associazione Seventh Degree dell’ Università di Salerno, presieduta da Liberato Marzullo, unitamente al direttore artistico Antonello Mercurio e dall’ Assessorato ai Beni Culturali e Portualità Turistica dell’amministrazione comunale, hanno scelto una trilogia di nicchia. Le proiezioni che avverranno nella chiesa di Sant’Apollonia giovedì 19, venerdì 20 e lunedì 23 maggio alle ore 21,30, privilegeranno, infatti, “Le notti bianche” di Luchino Visconti del 1957, “Mafioso” di Alberto Lattuada del 1962 e il “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli datato 1968. Da quando il cinema è divenuto sonoro, dal 1927, la questione dei rapporti, o meglio delle interrelazioni con la musica, sia come “supporto” delle immagini, sia come elemento di congiunzione semantica delle immagini stesse, montate tra di loro secondo determinati percorsi drammaturgici e narrativi, ha costituito uno dei temi ricorrenti della produzione e della realizzazione dei film, e più ancora della loro fruizione da parte del pubblico, soprattutto sul piano pratico, ma anche, a volte su quello teorico. Nino Rota è uno dei massimi rappresentanti e tra i più amati compositori per musica da film, tanto che nel 1999 Mario Monicelli gli ha reso omaggio con un documentario, “L’amico magico:il maestro Nino Rota”. La sua produzione pianistica, cameristica, sinfonica si fece apprezzare per il delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico, ma nemmeno inconsapevole della lezione novecentesca di Igor Stravinskij, Erik Satie e Kurt Weill. Nino Rota trasferì queste stesse ragioni estetiche nel cinema con una prolificità sorprendente (compose oltre centocinquanta colonne sonore) e risultati mai corrivi, bensì, al contrario, sospesi in un’aerea grazia, che divenne l’ inconfondibile cifra rotiana. Il lavoro di Rota per Luchino Visconti si sviluppò in rapporto alla raffinata cultura letterario-musicale del regista, traducendosi in assonanze di atmosfere estetiche quale l’impalpabilità ovattata del tema romantico de’ “Le notti bianche”. Integrazione musicale dell’immagine, di supporto sonoro dell’azione scenica, di gusto decadente, che schizzano perfettamente le atmosfere e i sentimenti dei personaggi, sono le musiche scritte a quattro mani con Piero Piccioni per il film “Mafioso” di Lattuada. Per la pellicola shakespeariana di Zeffirelli, invece, che chiuderà l’omaggio al compositore, Rota seppe ripercorrere con una preziosità delicatissima la stroficità modale delle canzoni a ballo rinascimentali, ritrovando quel senso della festa teatrale che aveva già espresso nel teatro lirico con un capolavoro di sottigliezza lieve e ironica come “Il cappello di paglia di Firenze”.