Cava de’ Tirreni: svendita del patrimonio comunale

A denunciare il progetto di svendita, a tutti i livelli, del patrimonio del Comune di Cava de’ Tirreni,  interviene nuovamente Mario Farano, animatore di Davide (contro Golia) Cava. Questa volta siamo alle locazioni ed all’affidamento in gestione dei gioielli immobiliari del Comune. Un intero fabbricato in pieno centro (che più centro non si può) e di oltre 2.500 metri quadrati, ristrutturato e attrezzato di tutto punto, del valore di oltre 20 milioni di euro, per il quale il Comune ha speso recentemente €. 300.000 di attrezzature multimediali, 60.000 di illuminazione, 1.000.000 per impianti tecnologici. Dato in gestione a 1.250 euro al mese. Il palazzo è quello, in passato destinato a Pretura della città, al corso Umberto e ribattezzato “Mediateca”. Se si prendono in esame 4 rinnovi di locazione d’immobili comunali al corso Umberto stipulati 2 anni fa, i 1.250 euro basterebbe per affittare un locale di non più di 35 mq. Vi è di più. La gara è stata fatta senza la pubblicità prescritta dalla legge, per cui vi ha partecipato solo la società che sapeva dell’affare. Inoltre la società beneficiata si è costituita 9 giorni prima della data fissata per la presentazione delle offerte (1 dicembre 2010) per cui è riuscita a mettere insieme le carte per la presentazione dell’offerta solo il 2 dicembre, quindi in ritardo. Cosa hanno pensato di fare i dirigenti ? hanno spostato il termine per la presentazione delle offerte di altri 9 giorni, per rimettere in gara questa società, che non poteva vantare nessuna esperienza nel settore. Chiaramente senza fare, nemmeno questa volta, la dovuta pubblicità, non avendone il tempo. Non è venuto in mente ai dirigenti che forse si stava facendo un’altra gara e che sarebbe stato corretto informare la città e non solo, attraverso adeguate forme di pubblicità. La ciliegina sulla torta è rappresentata dal fatto che la ristrutturazione non è stata fatta a regola d’arte e che la struttura è stata consegnata senza essere stata collaudata, con notevoli rischi per la città, per possibili richieste di risarcimento danni da parte della società beneficiata. Ci chiediamo perché un’associazione storica come il Club Universitario debba pagare 3.700 euro al mese per una struttura di meno di 500 mq., dove tutti gli impianti ed attrezzature sono stati realizzati con il denaro dei soci, mentre a queste persone che stanno dietro la società che ha fatto l’affare si concede un intero palazzo 5 volte più grande, inoltre ristrutturato, arredato e attrezzato, in pieno centro a 1.250 euro. Se poi questi signori volessero subaffittare in tutto o in parte questi locali, basterebbe solo l’angolo bar per ottenere almeno 4.500 euro di fitto. A questo punto, perché non mettere a lavorare una cooperativa, di una quindicina di giovani, ad esempio, che hanno maturato competenze nel settore dello spettacolo, ristorazione, eventi, turismo, informatica etc. 15 ragazzi che si impegnino a versare 80-100 euro a testa. I genitori sarebbero ben felici di dare le dovute garanzie al Comune, per offrire un’occupazione ai loro figli.

Mario Farano promotore di Davide (contro Golia) Cava

 

Un pensiero su “Cava de’ Tirreni: svendita del patrimonio comunale

  1. Mi riesce molto difficile commentare le dichiarazione rese con superficialità e approssimazione dal Sig. Mario Farano, peraltro, ai limiti della querela per diffamazione per le false e tendenziose accuse lanciate contro l’amministrazione comunale e i suoi dirigenti.
    Tante, infatti, sono le inesattezze, in punto di fatto e di diritto, riportate nel comunicato stampa che proverò a chiarire in modo da fornire un’informazione seria e veriteria in merito all’affidamento in concessione alla società Marte S.r.l. della gestione del servizio della mediateca comunale. Innanzitutto, è bene che si sappia che il canone che il gestore della struttura dovrà versare all’Ente non è di locazione, bensì di concessione a fronte di una molteplicità di servizi di promozione culturale e turistica, gran parte dei quali gratuiti, che la società di gestione dovrà garantire alla collettività; ad essi si aggiungono ad una serie di obblighi e oneri gravosi sotto il profilo economico per il gestore, imposti dal capitolato che sono ricomprese nelle seguenti voci di costo e di cui si è tenuto conto nella determinazione del canone: 1) realizzazione di interventi strutturali di adeguamento della struttura per un importo stimato di €.145.000,00 2) spese di sorveglianza e custodia della struttura, compresi tutte le attrezzature altamente tecnologiche e gli arredi presenti; 3) spese di pulizia della struttura nel suo complesso; 4) gestione delle sale conferenze e di proiezione con l’utilizzo di personale qualificato in numero adeguato; 5) spese per acquisto di arredi e impianti di illuminazione ad integrazione di quelli già presenti; 6) spese gestione e arredo punto ristoro;
    7) spese di allestimento, arredo e gestione dell’internet point; 8) spese di allestimento, arredo e gestione della sala biblioteca e lettura (servizio gratuito); 9) spese di acquisto riviste e giornali per la sala lettura disponibili per la consultazione gratuita; 10) costi di abbonamento a banche dati da rendere disponibili per il servizio di internet point e per le varie sale di lettura; 11) spese di proiezioni di filmati turistico-culturali; inoltre, il gestore dovrà garantire gratuitamente all’ente la disponibilità e l’utilizzo della struttura per 40 giorni l’anno, accollandosi in tali occasioni gli oneri connessi al suo perfetto funzionamento, ivi compresi costi del personale necessario.
    Infine, alla determinazione del canone di concessione si è giunti all’esito di uno studio di fattibilità di gestione della struttura affidato a professionisti del settore che hanno redatto, previe articolate indagini di mercato, la parte economico – finanziario del bando di gara per una stima dei costi e dei ricavi.
    E’ di tutta evidenza, allora, che il raffronto con il canone di locazione versato per altre strutture comunali è improponibile atteso che non esiste tra l’ente e l’associazione, come è il caso del Club Universitario, che lo detiene alcun rapporto di concessione di servizi. Peraltro, la det
    Quanto alle gravi illazioni sull’andamento della gara e la mancanza di pubblicità adeguata, l’intera procedura si è svolta in maniera regolare e trasparente secondo il criterio della offerta economicamente più vantaggiosa. Il bando di gara, è stato pubblicato sull’albo pretorio del comune, sul sito istituzionale, sulla gazzetta degli appalti, nonostante quest’ultimo adempimento non era richiesto dal codice degli appalti, trattandosi di una concessione di servizi e non di appalto di forniture e servizi; e non solo, sono state fatte due conferenze stampa e la notizia del bando di gara è stato pubblicato su tutti i quotidiani locali e sui siti di informazione, per cui fuori luogo, tendenziose e pretestuose, sono le dichiarazioni in merito frutto di un approccio di mancanza di informazione in merito. Disinformazione che diventa ancora più evidente quando si parla di un eventuale subaffitto del punto di ristoro, che trascura la circostanza che nel capitolato vi è un espresso divieto di subappalto o cessione del servizio, ad eccezione dei servizi di pulizia, pena la risoluzione del contratto.
    Per concludere e per rispondera al Sig. Farano, vi è da chiedersi, ex adverso, come un manipolo di giovani, senza alcuna competenza nel settore e senza le necessarie coperture finanziare, possano assicurare un servizio cosi oneroso e che sia qualitativamente dignitoso per la nostra comunità?

    Il consigliere comunale PDL delegato alla cultura
    avv. Giovanni Del Vecchio

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