Unità d’Italia?

di Rita Occidente Lupo

Un secolo e mezzo fa, l’Italia unita? Veramente? Ancora viene da chiederselo alla luce d’un riscatto nazionale che, al di là del tricolore e delle camicie rosse, lascia sul campo troppe incognite, capaci di far ancora sudare i calzoni di fustagno di Garibaldi! Quell’eroe dei due mondi che, all’ingresso in una Napoli allo sbaraglio, si ritrovò un popolo che chiedeva solo di seguire un vessillo! Dal 1861, da quando il conte, fine tessitore della trama dello Stivale, senza presbiopìe si rese conto che l’indipendenza chiedeva la caparra ed il marchese D’Azeglio, che occorreva far gl’Italiani, (cosa ancor più difficile dello stesso ricongiungimento regionale, di polvere e politica), macinata acqua sotto i ponti! E non solo di quelli che dall’austera Ttorino, svettavano proclami. Un’Unità sul fil di lana d’interessi regionali scissionisti, di realtà nettamente antitetiche, difficilmente riconvertibili ad un puzzle unitario, azzerabile sotto un unico denominatore. Per l’occasione, quest’anno, non solo tricolori ad ogni pie’ sospinto, ma Costituzioni regalate anche da amministratori lungimiranti agli allievi. Affinchè le nuove leve possano se non altro apprendere su quali cardini incentrato il processo democratico del Paese. Ma alle nuove generazioni, che s’aggrappano ai banchi scolastici, tra mille interrogativi, del post diploma, del dopo laurea, l’Unità dice molto poco! Se, in passato, soprattutto il meridione arrancava per gravi problemi non solo rurali, oggi la mappatura dello Stivale, palesa un Nord saturo occupazionalmente: snervati i circuiti anche immigratori, con tanto di lavoro nero! Un Paese che quest’anno vedrà la chiusura delle scuole, un giorno in rosso sul calendario, tra fanfare e vessilli, visite istituzionali e riflessioni risorgimentali: dalla polvere dell’Aspromonte, forse ancora Garibaldi può dir qualcosa al Paese…se non altro che il suo storico sacrificio, in nome d’ideali patriottici, testimonial che, per la causa nazionale, si può sfiorare il martirio, senza la pretesa di transitare sulla memoria ingiallita dei manuali storiografici! Sperando che finalemnte, al di là di federalismi regionali, l’Italia possa procedere unita dalle Alpi al Mediterraneo, nell’Unione!

6 pensieri su “Unità d’Italia?

  1. Vorrei fare gli auguri a chi ha nel cuore i riflessi della “bandiera tricolore”. Credo che non vi sia famiglia che non abbia avuto un suo ascendente che ha compattuto per difendere tale vessillo, o che magari , qualche suo parente ha perso la vita per onorare la patria. Quindi, questo è un momento di grande riflessione da parte del governo per dare uno slancio anche all’economia del Sud che sta arretrando paurosamente nei confronti del Nord.Se siamo tutti “fratelli d’Italia” Allora. chi ha di più dia a chi ha di meno. Quiesta sarebbe vera fratellana e. all’unisono gridiamo:VIVA L’ITALIA!
    Mi piace anche dire che , forse, sono l’unico salernitano se non unico italiano che ha lavorato in una fabrica di cera a Buffalo, N.Y. dove lo stesso Giuseppe Garibaldi vi lavorò durante la sua permanebza in quello Stato . Cordialità.

  2. Oggi, con spirito disfattista (o scoraggiato?), ho passato una giornata d’ozio pensando agli eroi Giapponesi e agli eroi Libici. Noi siamo un paese di santi, navigatori e poeti ma per dirla con uno scienziato inglese dell’ottocento in visita a Roma null’altro: “La civiltà in Italia sembra essere regredita e oggi non è che un popolo ozioso e degenere che non fa sforzo alcuno per rinnovare la gloria dei suoi antenati e lascia cadere nell’oblio le loro opere. Paralizzata dall’ignoranza e sepolta nell’immondizia questa gente sembra collocata in una terra beata a far mostra della propria decadenza”.

  3. La Nostra Italia è quella del Cardinal Ruffo, di Andreas Hofer e delle Camice Nere che sono morte in Russia , al grido di ROMA o Mosca, oppure nell’oasi di Giarabub quando il comandante Castagna disse, concludendo il suo discorso alle Camice Nere ed ai soldati italiani e libici che la difendevano:
    “… Non ammetto nessuna resa. Lotteremo, se sarà necessario, sino all’estremo sacrificio. A Giarabub si vince o si muore”.
    Questa è l’Italia che a me piace, L’Ialia della TRADIZIONE, del CORAGGIO e dell’ONORE.
    PER QUEST’ITALIA mi sono BATTUTO, e con dolore di Padre benedirei l’impegno dei mie figli.
    in bocca al lupo

  4. Caro Lupo, pure a me piace questa rara, episodica Italia. Giarabub? Caro Lupo, ero “cavalleggero” e il reggimento al quale appartenevo durante il servizio di Leva s’immolò a Giarabub. Per me è stato un onore appartenervi. Possibile che la migliore Italia sia sparita con il benessere? Il mio senso critico mi porta a condividere il pensiero di Ernestina. L’Italia di oggi è un paese corrotto fino al midollo e il povero cittadino non sa chi votare. Fa tutto schifo, non esiste una figura politica credibile. Ci rimane una parvenza di libertà (per ora).
    L’Italia che le piace, caro Lupo, piance anche a me ma non c’è.
    Un fraterno ululato
    Giangastone

  5. Caro Giancastone, ma lei è un veterano del secondo conflitto mondiale? Il suo argomento mi piace perchè mi fa ricordare i tempi di quand’ero bambino. Sono dell’anno “Santo” ’33, e quante volte ho dovuto cantare a scuola, da balilla: “Colonnello non voglio pane / ma il fuoco per il mio moschetto/ per la fine di Giarabub….”.
    Quanti ricordi, amico. Oggi, come dice lei, non si sa bene chi votare.
    Un abbraccio sincero, Alfredo

  6. No, caro signor ALfredo, non sono un veterano ma uno che tra il 1972/73, dopo la scuola truppe meccanizzate e corazzate (Lecce) fu assegnato al reggimento “Cavalleggeri di Lodi” (“Lodi s’immola” era un riferimento a Giarabub ed era scritto sotto lo stemma). Ho perso 15 mesi della mia vita mentre altri mi passavano avanti, ma sono orgoglioso di essere stato assegnato a proprio a questo reggimento.
    Ho conosciuto, nella mia gioventù, un ex capitano che comandava le batterie di artiglieria a Tobruk e della guerra, dell’eroismo e della viltà, ho descrizioni di un testimone stimato e attendibile. Ho avuto l’onore di averlo per amico dalla quinta liceo fino alla sua morte.
    La saluto cordialmente
    Giangastone

I commenti sono chiusi.