Resettare tutto

Angelo Cennamo

Siamo nel caos. L’Italia si è arenata in un conflitto istituzionale che non ha precedenti nella storia repubblicana. E’ uno scontro cruento che non risparmia tranelli e colpi bassi. Un tutti contro tutti dove le vittime e i carnefici si mescolano in un unicum indistinguibile, e dove le ragioni degli uni sembrano annullarsi con quelle degli altri. Il presidente del consiglio denuncia l’ennesima persecuzione giudiziaria ad opera della procura di Milano che, a suo dire, nel caso Ruby avrebbe controllato, per fini politici più che giudiziari, la villa di Arcore, violando la privacy di decine di suoi ospiti. L’ingente mole di documenti filtrati dalla procura e dati in pasto ai media, ha, di fatto, anticipato un processo sommario nel quale l’immagine del premier ne esce devastata e forse irrimediabilmente distrutta. Berlusconi rifiuta di comparire dai pm Boccassini, Forno e San Germano perchè da lui ritenuti incompetenti ad indagare per ragioni funzionali e territoriali. Le osservazioni del premier sono comprensibili e forse risulteranno fondate, ma se il Cavaliere non ci avesse messo del suo, forse oggi i giornali parlerebbero d’altro e dell’esistenza di Ruby gli italiani non saprebbero nulla. L’imprudenza con la quale Berlusconi ha gestito i suoi svaghi sfrenati fa pari col sospetto che dietro quei divertimenti possano nascondersi reati gravissimi, specie se commessi nell’entourage di un primo ministro. Dopo il Noemi gate e l’affaire D’Addario, intervallati dagli impietosi ed impetuosi comunicati stampa della sig.ra Lario, il Cavaliere avrebbe potuto e dovuto selezionare con maggior cura le sue frequentazioni, senza per questo rinunciare ai piaceri della vita. Ed invece, come un ragazzino alle prime armi, egli ha ceduto alla trappola dell’adulazione e della seduzione femminile, mettendo così a rischio non solo la sua reputazione, ma anche le sorti della legislatura. Non meno di Berlusconi, anche Gianfranco Fini potrebbe essere sopraffatto da una doppia vicenda che lo ha reso assoluto protagonista, insieme al premier, della scena politica, negli ultimi sei mesi. La casa di Montecarlo, che la contessa Colleoni aveva donato ad An per la “buona battaglia”, è finita prodigiosamente nelle mani di suo cognato attraverso due società off-shore risultate intestate allo stesso Tulliani. Fini, che aveva sempre negato la reale versione dei fatti – da tempo anticipata da una estenuante inchiesta giornalistica condotta dal Giornale di Feltri e da Libero – per difendere la propria onorabilità aveva scaricato ogni responsabilità dell’accaduto su Berlusconi, i suoi media, ed i servizi segreti deviati. L’avversione per il suo rivale ha finito per esporre il presidente della camera a dei comportamenti non sempre impeccabili sotto il profilo dell’equidistanza richiesta per il suo ruolo terzo. Fini ha fondato un nuovo partito, si è smarcato dalla maggioranza che lo ha eletto, e non ha risparmiato critiche feroci nei riguardi del suo ex leader, arrivando a chiederne addirittura le dimissioni. In molti oggi gli chiedono di fare un passo indietro e di rinunciare alla presidenza della camera, alimentando così un conflitto di rara memoria. Berlusconi, Fini, ma anche il Copasir ( comitato parlamentare per i servizi segreti), dove il reintegro del finiano Briguglio rimette in discussione le giuste quote tra maggioranza ed opposizione. E poi la Consulta con i suoi responsi sempre al centro di polemiche  causa della “politicizzazione” della sue componenti. Ed ancora il presidente del senato Schifani accusato da Fli di voler speculare sulle disgrazie di Fini. Ed il ministro degli esteri Frattini, definito simpaticamente “fattorino” di Berlusconi per aver intrapreso un anomalo carteggio con il governo di Santa Lucia al solo fine di sbugiardare la terza carica dello Stato sulla vicenda di Montecarlo. Ma se ad Atene si piange, a Sparta non si ride affatto. Il centro sinistra, conclusasi la stagione prodiana, sta attraversando la sua peggiore crisi di identità. Fagocita i suoi leader con una voracità stupefacente, e si dimena tra le frange estreme e quelle più moderate senza mai trovare il bandolo della matassa. Se non esistesse Berlusconi, Bersani e compagni starebbero già a casa a fare altro. Invece restano lì, consci del fatto che gli italiani, nonostante tutto, stanno dalla parte opposta, dalla parte del Cavaliere, come tutti i sondaggi sembrano indicare. Insomma, il Paese si ritrova in un gran gran guazzabuglio che rischia di mandarlo alla deriva. Cosa fare allora per uscire da questo enorme pantano? Esiste un solo rimedio : resettare tutto con nuove elezioni. Sì, è vero : Berlusconi le ha vinte nel 2008 e ha riottenuto la fiducia per ben due volte negli ultimi quattro mesi, ma la babele di questi giorni ce lo impone, se non altro per motivi estetici. Nuove elezioni, dunque. Ma non basta. Occorre che il presidente del consiglio faccia un ulteriore passo in avanti, indicendo, per la prima volta nella storia del centro destra, la selezione interna delle primarie. Solo una doppia legittimazione potrà, infatti, consentire a Berlusconi di ritenersi il vincitore di questo mega conflitto, e di lasciarsi per sempre alle spalle : Fini, Ruby, la sinistra antiberlusconiana e le “toghe rosse” di Milano. 

9 pensieri su “Resettare tutto

  1. non so se farà un passo indietro oppure uno avanti. oggi, come bene hai inquadrato, è fermo, asserragliato nel bunker. da lì lancia anatemi e, oggi, una proposta non si sa bene se di grosse koalizionen oppure uno stratagemma per uscire dall’isolamento.
    condivido il tuo articolo nella sostanza del prendere atto che con questa tiritera non si può più andare avanti.
    non condivido, invece, la parte finale, perchè se si va ad una plebiscito, al di là del risultato, ciò comporterebbe un ulteriore incarognimento delle posizioni e, nel caso di esito positivo per “tengopiùdisettantantimatrombocomeunriccio” comporterebbe che per ancora parecchi anni dovremmo sorbirci il suo protagonismo su i suoi problemi personali senza discutere nel merito delle questioni nazionali.
    e veramente non so se i italia è possibile fare le cose senza trasformismo. diciamo che mi interesserebbe definire un ambito, il più ampio possibile, comune per tutti oltre che un corpo di rappresentanti più adeguati e seri.

  2. Bè, se si andrà verso “un plebiscito”, dovrai rassegnarti : è la democrazia, bellezza!

    Saluti – AC

  3. a riguardo della democrazia sono un poco retrò, la penso come quei liberali del partito d’azione. laico, libero, insomma “bobbiano”, sicuramente non populista da plebiscito.
    mi auguro altrettanto. se no qua non si va avanti. e poi che plebiscito sarebbe? sarebbe una specie di investitura ad imperatore. quindi mi tengo la repubblica e la costituzione. ogni altro stratagemma sarebbe anticostituzionale. questo è il mio pensiero.
    ma forse sono troppo moderato per te.

  4. Io credo che le elezioni non le voglia nessuno. A Berlusconi, che le ha già vinte, non servono. La sinistra le teme perchè sa di perderle. Il cosiddetto terzo polo meno che meno. Se, però, per una qualsiasi ragione, si dovesse tornare alle urne, e, come credo, dovesse vincere nuovamente il centro destra, di sicuro non si tratterebbe di un plebiscito.

    Saluti – AC

  5. Gentile e caro Dr Angelo Cennamo,
    Apprezzo il suo bel articolo perché tocca con saggezza molti tasti dell’attuale condizione politica che sta, ahimé , attraversando il nostro amato Paese. Ma , in qualità di umile uomo del popolo, credo che , seppure si ritornasse alle urne, l’Italia non sarebbe in grado di governare perché , sia la destra che la sinistra non credo che sarebbero in condizione di poter ottenere oltre il 50/% dei suffragi popolari; ci sarebbe di mezzo il (terzo polo) che venderebbe caro il proprio appoggio ad uno delle due tendenze , i propri voti sarebbero come l’ago della bilancia, e non sarebbe da poco, Lei mi comprende .
    Un rispettoso saluto ed un sincero abbraccio, Alfredo

  6. Il consenso elettorale non è un lavacro che consenta di sottrarsi alla legge; in una democrazia evoluta, ci si difende dalle accuse nei tribunali. Ma, diranno i berluscones, alcuni magistrati non sono attendibili in quanto utilizzano la clava giudiziaria per fini politici. Ebbene, se ciò fosse vero (ma non lo è), quei magistrati dovrebbero essere perseguiti. Il premier può presentare esposti e denunce,ma non può sottrarsi al suo giudice naturale. Vada in tribunale, esponga le sue ragioni e le sue eccezioni, e la smetta di scappare.

  7. Smart, forse lei non sa che i pm non rappresentano i tribunali e neppure la giustizia. Berlusconi non scappa, si difende nel giusto processo chiedendo di essere giudicato dal suo giudice naturale (il Tribunale di Monza o il Tribunale dei ministri).

    Saluti – AC

  8. Avv, Cennamo, per il mestiere che facciamo, sappiamo entrambi bene quali sono i ruoli che, nel processo penale, rivestono accusa e difesa. E, entrambi, sappiamo che l’eccezione riguardante la presunta competenza del Tribunale del Ministri potrà essere sollevata dinnanzi al gip, quando questi sarà chiamato a valutare la richiesta di rito immediato o che i legali di Berlusconi potrebbero rivolgersi alla procura generale, ma solo per questioni di competenza territoriale. Non mi risulta – ma Le chiedo conferma – che il Cpp attribuisca analoghe competenze al Consiglio dei Ministri, alla Camera o a qualche compiacente giullare televisivo. Infine, è più di un decennio che il premier si difende “dai” processi piuttosto che “nei” processi. Come? Elementary, my dear Watson!Le dicono nulla le numerose leggine ammazzaprocessi varate negli ultimi anni? Andiamo, non ci deluda. Faccia uno sforzo.

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