L’Italia è sempre più divisa in due

Giuseppe Lembo

 Purtroppo e non per spirito di polemiche sterili, l’Italia a 150 anni dalla sua unità, imposta più che voluta, è in condizioni di assoluta disunità. Il nostro è il Paese dai tanti volti, dalle tante sofferenze, dalle tante attese deluse. Potrebbero essere volti e differenze salutari, se avessimo un percorso d’insieme, capace di pensare al bene comune. Non c’è; manca ed è la causa crescente di un malessere profondo. A farne le spese è soprattutto il Sud, dove regna la “malapolitica” che produce “malasocietà” e fa crescere le distanze sia economiche che umane e naturali dal resto del Paese e dal resto del mondo che conta. A farne le spese è la qualità della vita; le città del Sud, in modo consolidato, occupano gli ultimi posti nelle graduatorie che riportano gli indicatori della società, negli aspetti economici, culturali, ambientali e del vivere civile. Dai rifiuti al lavoro che non c’è, dalla criminalità alla mancanza di uno stare insieme solidale, sono i tanti tasselli delle piaghe del Sud, da cui è sempre più difficile guarire. Si passa da un disastro all’altro, senza mai sapere dove mettere le mani. I territori scivolano a valle, la natura si riprende il maltolto, in ripetuti disastri annunciati, con i morti da piangere, le lacrime da coccodrillo versate e le tante promesse fatte, ma poi non mantenute. Purtroppo il primo male del Sud è nel popolo, in quel popolo rimasto plebe, sempre pronto a schierarsi, per favori promessi più che ricevuti, dalla parte dei potenti di turno. I mali del Sud sono oggi nella politica che non c’è e nel potere che domina tutto e su tutto, con la forza della prepotenza mediocre di una dirigenza e di una burocrazia che familisticamente pensano a godersi i privilegi del proprio ruolo di comando, manifestando indifferenza per il bene comune. Siamo ormai al fallimento più totale di un’importante parte del paese che manifesta sempre più i segni dell’incapacità a governarsi e ad autogenerarsi per guardare positivamente al proprio futuro. Che disastro! Così non si può continuare ad andare avanti. Il Paese Italia, a 150 anni dalla sua unità, vuole un reale cambiamento ed un’unità che possa far crescere anche il Sud, per meglio far crescere le sue diversità territoriali, in un insieme federato per dare così una forza consolidata al potenziale equilibrio Nord-Sud, i cui spazi di sviluppo devono essere visti come il frutto del fare, dell’essere protagonisti insieme del proprio futuro. È inutile piangersi addosso; basta con la rassegnazione meridionale del “non c’è niente da fare”. Occorre un nuovo protagonismo. Per questi obiettivi bisogna definitivamente liberarsi della mediocrità e dell’inettitudine di un ceto politico che ormai ha dato prova di non saper pensare al bene comune. Bando alla sciatteria pubblica e privata! Occorre un nuovo Sud; un nuovo modello di vita per il Sud. È il primo importante presupposto,  per un nuovo modello di vita italiana a 150 anni dalla sua unità. Il prezzo delle divisioni e dei binari paralleli che non si sono incontrati mai, è alto; purtroppo è molto alto ed un peso non più sopportabile per tutti. Servizi pubblici di primaria importanza per la società (scuola, sanità) sono inefficienti e per niente funzionali per affrontare il nuovo che avanza; bisogna invertire la rotta; bisogna cambiare, per non morire e fare del Sud un insieme italiano civile, rispettato, sviluppato e capace di far credere al bene comune, ispirato al principio della morale condivisa e non del solo Io, centrato sul virus del dominio-potere e dell’apparire fine a se stesso. Dobbiamo saper fermare il degrado umano, sociale e territoriale; è un male che ci fa male e ci allontana dal resto del Paese e dal resto del mondo di cui facciamo parte ed in cui dobbiamo saperci ritagliare il nostro spazio da veri “protagonisti”. Dobbiamo evitare l’isolamento e le condizioni da vero e proprio “ghetto” che ci fanno tanto male oggi ed ancora più nel prossimo futuro. Dobbiamo saper contenere gli egoismi e le tante forme di quel disumano arcaismo che ci portano, non a cercare l’altro, ma a chiuderci in noi stessi. Per fare questo, al Sud occorre il protagonismo che non c’è della società civile; occorre una classe dirigente nuova che riprenda in mano la situazione e si ponga con forza ed attiva intelligenza alla testa di un corpo sociale ormai allo sbando.

 

                                                                                               

13 pensieri su “L’Italia è sempre più divisa in due

  1. Ma lei pensa che un Veneto o un Brianzolo investirebbero denaro in una città dove qualche scapocchione dà fuoco ai bus perché è arrabbiato con uno stato assente? Siamo pragmatici: io non ci investirei un solo Euro. E lei? La Lega vuole ancora tre repubbliche federali? Secondo me sbaglia. Otterrebbe migliori risultati richiedendo il ritorno dei Borboni.

  2. Si è fatto DI TUTTO perchè il Sud diventasse cosi. Il Sud è la vittima sacrificale a favore del Nord di una politica nazionale da 150 anni a questa parte.Dopo che ci hanno depredato di tutto hanno cercato di rubarci anche l’anima, cucendoci addossol’handicap di popolo affetto da una specifica patologia la “minorità”pur di giustificare ogni scelleratezza fatta nei confronti dei meridionali durante la CONQUISTA MILITARE(fatta senza alcuna dichiarazione di guerra)da parte del Piemonte . Certo che dobbiamo svegliarci, ma lo possiamo fare solo prendendo coscienza delle nostre possibilità e delle nostre radici storiche. Un grande contributo in questo senso ce lo dà Pino Aprie col libro TERRONI e io non mi stancherò mai di consigliarne la lettura.Lo legga, cara Lucia e poi ne riparleremo.
    Capirà chi erano i Borboni che lei usa solo in termini dispregiativi.I Borboni era una monarchia di “grande classe, cultura e civilà” se paragonata ai Savoia del PIemonte, indebitato fino al collo e arricchitosi poi grazie alle casse e alle ricchezze del sud che allora era la terza potenza industriale d’Europa, con una flotta navale che dava molto fastidio a francesi e inglesi che appunto appoggiarono la guerra di conquista del piemontese.E’ cominciato tutto allora e non è più finito, perchè adesso siamo diventati la vs discarica nazionale, deturpandoci nel fisico, nell’anima ed ora avvelenando anche i nostri territori con i rifiuti tossici delle industrie del ricco Nord. Noi non ci arrenderemo:volete la secessione? accomodatevei, ma prima saldiamo i conti di 150 anni di colonizzazione e poi siete liberi di andare con la nostra benedizione!

  3. Cara Civetta, un po’ di Storia la conosco anch’io e concordo sulle rapine piemontesi, sulle motivazioni del brigantaggio meridionale e su tanti punti che condivido e sarebbe lungo elencare. In sintesi: l’Italia non era forse pronta per una unificazione (pensiero personale).Ma stiamo parlando del passato e non del presente. Il presente mostra un sud parassita, che incendia bus urbani, che mostra solidarietà (a mio avviso solo formale)al Veneto ma non sa sbrogliarsi con la propria spazzatura, dove i diplomi si comprano, dove in ospedale si muore di una malasanità che altrove è contenuta. Il mio riferimento ai Borboni non era polemico. Probabilmente il Regno delle due Sicilie per conto suo sarebbe stato forse un modello per l’Europa d’oggi. Ma non posso crogiolarmi di ipotesi su una futuristica evoluzione del passato e vedo la squallida realtà presente. In Friuli, dopo il terremoto del ’76, se non sbaglio l’anno, tutto è stato ricostruito in tempi ragionevoli e nel Belice? forse non ce n’è stato bisogno perché le persone cui è crollata la casa sono già morte di morte naturale. Perché non sono stati stanziati i fondi o perché i politici locali li hanno “stornati” improrpiamente? Ma lei, così “innamorata” del sud considera “civile” una città dove si dà fuoco ai bus urbani? Scusi, ma se questa è l’anima dell’Italia, preferisco davvero un’Italia fatta di ragione, produttività e di Procure dove la giustizia sarà lenta ma funzionante.
    Con la mia stima e i miei saluti più cordiali.
    Lucia

  4. Alla simpaticissima e gentile Lucia Russo consiglierei anch’io, come ha ben fatto Civetta, di leggere il bel libro “I Terroni” scritto da PINO APRILE , ne rimarrà infinitamente sconvolta come meridionale per quello che ci racconta Aprile. Cordialità

  5. Ripeto: provi a leggersi,se ha coraggio, il lbro di PINO Aprile e troverà tutte le risposte ai suoi “perchè”.
    Io non giustifico, ma comprendo ; perchè il Sud lo conosco dal di dentro e non lo vedo con gli occhi della superiorità nordica, come fa lei che tra l’altro dal cognome non mi sembra nepppure di origine settentrionale, ma secosì fosse sarebbe una cosa abbastanza normale.La saluto amichevolmente.

  6. Ringrazio entrambi per il consiglio alla lettura. Osservo però che nessuna risposta mi viene, al momento, alle mie osservazioni/domande che pure il punto interrogativo lo hanno bene in evidenza. Cara civetta cosa significa “non giustifico ma comprendo”? Andando al “pratico” (che non ha ha che fare con nessuna superiorità nordista): comprendiamo i motivi dei bus bruciati, le spese per trasferire la spazzatura fuori regione, comprendiamo anche le pacifiche manifestazioni con le molotov volate assieme ai fuochi d’artificio, ma alla fine di sforzarsi di comprendere e di pagare si arriva a dire “basta”. Anche questo si comprende facilmente, no? Forse i risultati delle prossime elezioni potranno essere indicativi di come una Italia “bella senz’anima” considera i problemi di un sud “la cui anima pigra troppo s’aspetta”.
    Con la mia stima e i miei più cari saluti a lei, simpatica “Civetta” ed al caro Signor Alfredo ricco di umanità e di vita pienamente vissuta.
    Sinceramente Vostra Lucia

  7. Cara Civetta, suggerisco anche a lei la lettura dell’articolo culturale in primo piano sul Corriere della Sera di oggi. Tratta proprio del “Mezzogiorno rapinato” (un po’ da rivedere …). Personalmente diffido di storici e scrittori e preferisco i dati nudi e semplici come il rapporto tra gli analfabeti o quello tra i chilometri di linee ferroviarie. Le assicuro a mia volta la lettura di quanto mi propone, sforzandomi di arrivare fino in fondo.
    Con la massima stima e i miei più cari saluti,
    Lucia

  8. Dopo che ha letto il libro TERRONI provi a rilassarsi con il film “BENVENUTI AL SUD” è molto bello e divertente, perchè la sento molto tesa e nervosa. Non si può ragionare quando la mente è offuscata dalla rabbia e dal rancore.Amichevoli saluti

  9. Cara Civetta, la prego, non dia l’impressione di conoscermi così bene da arrivare ad ipotizzare rabbia e rancore offuscare la mia mente o di essere tesa o nervosa. Non mi sembra un atteggiamento corretto. Le posso assicurare che non mi lascio impressionare facilmente dai libri o dai film. Come le ho detto non ho difficoltà a leggere un libro, ma lei legga l’articolo sul Corriere di oggi. Per mia formazione culturale (e professionale) mi lascio impressionare solo dai fatti. Soprattutto evito ogni generalizzazione (che è razzismo) ma non mi impedisca la libertà di pensiero nel considerare incivile una comunità che ammette l’incendio dei propri bus urbani come “normale”. Lei su ciò non si è prudentemente pronunciata e aspetta che io legga un libro “non contenutistico” per riprendere il discorso? Mi scusi, cara civetta, ma mi sembra lei un po’ tesa, perché sui fatti che costituiscono reato non c’è molto margine per un dibattito. Discuta di fatti e non di film o libri atti a suscitare emozioni. Sono le emozioni i fattori che offuscano la mente da una disamina analitica dei fattori sociali di massa.
    Sempre caramente la saluto,
    Lucia

  10. Però si lascia volentieri impressionare da giornalisti del Corriere della Sera.Lei dice che dà più credito ad un giornalista che parla di attualità che ad uno storico. Mi sembra siano due professioni del tutto diverse o al massimo complementari, ma il giornalista nel fare il suo lavoro non è tenuto a conoscere la Storia,mentre uno storico potrebbe essere anche un bravo giornalista, a mio parere.Cercherò di leggere l’articolo cosigliato se lo trovo su internet perchè non sono una lettrice del Corriere,bensì del FATTO QUOTIDIANO. Sempre amichevolmente la saluto.

  11. Cara Civetta, di nuovo mi mette in bocca concetti non detti. Mi sa trovare nei commenti qui sopra dove sosterrei (secondo lei) che do più credito ai giornalisti che alla Storia? Scusi, ma legge o interpreta a ruota libera anche i miei pensieri più segreti? Mi sembra più che evidente che due giornalisti non sono Storici né hanno pretesa di rubare il lavoro agli Storici, però i dati che riportano sono in aderenza con quel po’ di Storia studiacchiata al Liceo e ripresa per motivi personali successivamente. Lei continua in una difesa di “non so cosa” senza prima avere il coraggio di ammettere “il fatto quotidiano” tanto evidenziato. Il fatto quotidiano lo si conosce a nord e a Sud lo conoscono bene tutti quelli che hanno coscienza di chi sono i Bassolino, le Iervolino e la logica che vuole l’Italia che produce P.I.L. risolvere i problemi di una regione incapace di autogestirsi e di spendere non in osservanza con le finalità con cui furono assegnati i fondi europei. E’ innamorata del sud? Le vanno bene i bus incendiati? le va bene la spazzatura a montagnole in città? Le va bene il “toglietemi la monnezza a spese vostre”? Non posso impedirle di pensarla così. Vedrò di non dare allo stato l’otto per mille, non vorrei fosse impiegato come fu impiegato per sanare le casse del comune di Catania.
    Non ho ancora capito cosa realmente vuole sostenere. Mi pare che chiosi su aspetti emozionali e non sostanziali. Ma soprattutto visto che gli scritti rimangono, li legga con maggiore attenzione prima di controbattere in modo, a mio avviso, irrazionale e inconsistente. Strix adrepit speculum?
    Le auguro una buona serata
    Lucia

  12. Un autobus incendiato non fa “inciviltà”come una rondine non fa primavera.Anch’io sono contraria a che si incendino autobus o a fare qualsiasi altro danno verso beni privati o pubblici che siano.Ma,se sta parlando di quanto sta succedendo a Terzigno e non solo, tutto ciò scaturisce da una situazione di esasperazione ormai insostenibile, nella quale è facile scadere in un atto provocatorio da parte di qualche testa calda mentre magari il resto della popolazione manifesta il proprio dissenso in modo pacifico, ma fermo.Bisogna vedere cosa un giornale o un telegiornale vuol far passare.Ma allora bisogna chiedersi perchè si arriva all’esasperazione. Come si sentirebbe lei se il territorio, anzi tutta la regione dove abita venisse continuamente stuprata costruendo discariche a cielo aperto? Dove a causa di ciò si registra un’impennata incredibile di tumori? Si deve chiedere chi è che vuole l’emergenza rifiuti. E ancora perchè queste discariche vengono “costruite ( è un eufemismo)proprio in quei comuni, guarda caso, dove si fa la raccolta differenziata , nei parchi o nelle riserve protette? Visto che lei ci tiene ai dati, è un dato che la “soluzione” del problema rifiuti in Campania è nelle mani della camorra la quale ha tutto l’interesse affinchè l’emergenza sia stabile.E la Camorra vive e prospera con la complicità della politica non solo locale ma anche nazionale e con un rapporto stretto ( documentato dalle intercettazioni telefoniche)con l’imprendtoria del nord che ha la necessità di “smaltire” i rifiuti tossici industriali, che sono i più pericolosi per la salute. Ora per me INCIVILE è uno Stato che permette tutto questo e non la povera gente del nord o del sud che sia, che in qualche modo deve trovare il modo di farsi ascoltare, certo… da orecchie sensibili . Il discorso potrebbe dilugarsi ,ma è tardi e la saluto sempre amichevolmente!

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