All’uomo globale

Giuseppe Lembo

Nel mondo della globalizzazione c’è un oggetto simbolo del legame virtuale tra le diverse realtà umane del mondo; questo oggetto è il computer. Unisce idealmente, tramite internet, l’uomo in cammino, anche se povero o nuovo schiavo, con la Terra d’origine dalle pietre parlanti e con le famiglie lontane. Il primo anello della globalizzazione è stato quello dell’economia. L’economia globale, ha dettato le regole del governo dell’economia del mondo. Nel nostro paese, un aspetto di fare economia insieme, è stato quello dell’unità economica europea; si è espressa attraverso l’Euro, una moneta forte, oggi fortemente problematica; ha unito i destini di diversi paesi europei. Un’esperienza di unità imposta più che scelta e/o avvertita come propria dal cittadino europeo; come nel caso Italia, sono in tanti a rimpiangere la sgangherata moneta del proprio paese. Da noi, la gente vede le radici del proprio disagio economico nella cancellazione della lira; trasformata in euro, ne ha ridotto di fatto il potere d’acquisto reale (1 euro non è stato valutato nel suo valore di circa 2.000 lire, ma è stato ridotto al valore di sole 1.000 lire). La cosa, diffusa a macchia d’olio, con un adeguamento reale alla nuova moneta, ha creato una situazione di impoverimento soprattutto delle fasce deboli e non protette che, nei diversi paesi europei, hanno rimpianto la loro ormai tramontata moneta nazionale. Nel mondo c’è una profonda crisi del modello antropologico; è tale, soprattutto in Occidente, dove il globale ha significato un vuoto crescente di solidarietà umana ed una altrettanto crescente disumanizzazione del sociale, egoisticamente impegnato a difendere i propri privilegi e la propria appartenenza antropologica. L’Occidente nel mondo globale che avanza, rappresenta quella parte del pianeta Terra, indifferente all’altro; manifesta un grave deficit di solidarietà per l’altro. È sempre più attento a conservare per sé i beni materiali che rappresentano il simbolo di quell’umanità dell’apparire sempre più indifferente al proprio essere e sempre più protagonista (si fa per dire) nella società del benessere. Nel mondo globale che ha fatto i primi passi nel modello dell’economia globale, c’è una crescente e diffusa mancanza di solidarietà, di rispetto dell’altro, del darsi all’altro creando situazioni di difesa della vita per chi muore per fame, attraverso la riduzione degli sprechi e del superfluo sociale. Le esigenze consumistiche materiali non hanno niente in comune con i valori e l’umanità dell’essere, la cui etica condivisa non può che essere il frutto di comportamenti solidali. Questo è il mondo in cui vive l’uomo del Terzo Millennio. Ad una condizione diffusa di benessere e ricchezza si contrappone una condizione altrettanto diffusa di povertà. C’è chi ingrassando per l’eccesso di cibo ingerito, mentre soddisfa il proprio stomaco, si costruisce di fatto con le proprie mani, una grave condizione di sofferenza e di malattia del benessere che da individuale diventa profonda malattia sociale; c’è, invece, chi non ha il necessario per vivere e rassegnato, attende di morire per mancanza di cibo. Si tratta di un miliardo di persone dimenticate, destinate, dall’indifferenza del mondo, a morire di fame, di gente usata per morire senza avere un regolare corso della propria vita. La cosa più tragica e disumana è di tanti che muoiono nella prima infanzia, senza diventare mai adulti, senza conoscere niente della vita; una cosa la conoscono ed è la fame, l’arma letale che li accompagnerà sin da bambini fino alla morte, che arriva come liberazione dopo un percorso non lungo di una vita dimenticata ed indifferente a chi è in possesso dei privilegi del benessere ed egoisticamente se li gode tutti per sé. Nel mondo della globalizzazione, l’uomo globale, deve saper cercare l’altro; deve confrontarsi con l’altro; deve offrire all’altro il dono della sua diversità; deve camminare insieme agli altri per costruire un mondo migliore, con protagonisti senza se e senza ma, in quanto uomini. La globalizzazione vuole un’umanità aperta e libera di confrontarsi; l’umanità chiusa in se stessa, fatta di uomini chiusi ed indisponibili al dialogo, è destinata a finire; è destinata a subire la sudditanza di un protagonismo aggressivo che non fa sconti a nessuno e che cerca, ovunque siano, i sudditi da sottomettere, per accrescere e crescere nei propri privilegi. L’umanità globale richiede un’attenta conoscenza del sociale e dei comportamenti umani delle diverse società, non più ferme, non più stanziali, ma in cammino alla ricerca di esperienze nuove e di un mondo nuovo in cui a tutti sia dato il diritto alla vita, il diritto alla libertà, il diritto a vivere da “cittadini del mondo”, integrati agli altri uomini della Terra che devono saperli accogliere e farli diventare parti della comunità umana, senza distinzione alcuna, in quanto ogni distinzione è il frutto di discriminazioni pretestuose a fini di abusi e privilegi a danno degli altri. La prima regola del mondo globale è quella di sviluppare la socializzazione, il confronto; tanto è possibile, conoscendo gli altri. Il mondo globale ha per protagonista l’uomo globale; è fatto dall’insieme sociale in cui, nel proprio Io, che racchiude l’insieme di un Io globale, confluiscono le tante “diversità” degli altri. Caro uomo globale, con la tua dimensione di uomo globale, hai in dono una grande opportunità. È, in assoluto, la prima volta che l’uomo si può arricchire di saperi e conoscenza del mondo; è da qui che nasce la tua condizione di uomo globale; a nessun uomo della Terra, era stata mai data una tale opportunità antropica e sociale, come la stai vivendo Tu, uomo del Terzo Millennio. Un cambiamento dalle dimensioni enormi; non è facile capirne la portata. Non è, soprattutto, facile conviverci e ritrovare in se stessi l’equilibrio di una nuova vita per un mondo nuovo. È una condizione che produce tante incertezze, tante attese e nello stesso tempo, tante paure per le sfide quotidiane di nuove esperienze, di nuove conoscenze, di nuovi contatti con le “diversità” in cammino che si muovono da tutti i punti della Terra, realizzandosi e realizzando le attese umane legate al bisogno di conoscere le tante cose sconosciute, oggi sempre più facilmente conoscibili, essendo l’uomo un infaticabile scopritore di se stesso e degli altri. Obiettivo da raggiungere, l’umanità globale, l’umanità senza confini, attenta a costruire la società-mondo, portando alla gente il verbo che profuma di pace, di nonviolenza, di libertà e del sogno di un mondo nuovo.Per ridurre i conflitti e facilitare all’uomo globale il cammino della pace, è necessario che lungo le vie del mondo, l’uomo possa liberamente darsi la sua identità di culto; a tutti deve essere permesso di costruirsi la propria Chiesa intesa come diritto e non come privilegio di questo o quel popolo, di questo o quell’uomo. Chiesa cristiana o sinagoga non fanno la differenza; ogni aggregazione religiosa deve poter essere libera di pregare, di potersi spiritualmente incontrare con il proprio Dio. Il vincolo divino liberamente espresso, è un collante capace di rafforzare anche il vincolo dell’uomo. Se all’uomo manca la fede, una fede pura che non sconfini in fanatismo, non è un uomo completo; oltre a soffrirne, è causa di un profondo e continuo malessere che lo porta a ribellarsi, a diventare un ostinato nemico di chi gli sta a fianco, compromettendo quel dialogo, quel confronto, quello stare insieme solidale delle diversità che rappresentano un arricchimento per l’uomo globale, homo faber del proprio tempo; un tempo di grandi attese verso il futuro e dal proprio fare non solo per la propria vita, ma anche per la vita d’insieme, insieme agli altri. L’uomo è dentro di sé complesso; ancora più fortemente complesso è l’uomo globale; dall’insieme del suo pensiero e del suo fare, gli deriva la grande forza vitale, una risorsa che lo accompagnerà per tutta la vita, determinandone concretamente il corso legato al proprio fare, al proprio saper fare, all’insieme delle idee in cammino, alle proprie coraggiose idee che sono alla base di ogni percorso di vita e che possono trasformare, in senso globale, “quell’inferno terreno”, dei più in uno splendido mondo umano da vivere sulla Terra, nell’armonia di rapporti uomo/uomo ed uomo/natura.