All’Italia, Paese della non memoria

Giuseppe Lembo

Il nostro Paese, è sempre più il Paese della dimenticanza. A tutti i costi si vuole cancellare la memoria delle cose e soprattutto degli uomini che tanto servono e tanto possono insegnare sia al presente che al futuro. Dimenticare, cancellare la memoria del nostro passato, è un atto grave; oltre ad essere il frutto idiota di comportamenti irresponsabili, è un vero e proprio atto da suicidio collettivo che ci fa drammaticamente vivere la triste condizione di un Paese alla deriva, di un Paese senza ideali, senza valori, poco attento ai saperi; di un Paese che vive di presente, di sublimazione delle cose presenti e di un egoistico godimento per il proprio appagamento di stomaci insaziabili, la prima e più importante ragione di vita dei tanti che vivono in un eterno presente, fatto di un egoistico pensare solo a se stessi ed ai propri insaziabili stomaci. L’Italia, il Paese del pensiero condiviso, del forte sentire poetico, del mecenatismo, del grande amore per l’arte, per la musica, per le scienze, per le invenzioni, per la creatività, è oggi un Paese chiuso in se stesso e non sa pensare al proprio futuro. Vive ostinatamente di presente, senza preoccuparsi del futuro che verrà. Purtroppo l’Italia è un Paese segnato dal prevalere di una invadente mercificazione in tutti i campi, compresa la cultura, la più pericolosa delle mercificazioni, in quanto si appropria delle libere coscienze, sottomettendole al potere invadente del bene consumistico e del godere subito fine a se stesso. Tra quei beni di largo consumo graditi alle masse, nel nostro Paese c’è anche un uso disumano e violento della droga, soprattutto nel mondo dei giovani, un mondo che vive nell’assoluta mancanza di stimoli di valori condivisi e di cultura del futuro da costruire insieme, pensando positivo. La nostra è una società impotente e rassegnata. Nessuno o pochi pensano positivo e pensando positivo, come insieme, si pongono il problema di salvare se stessi ed il mondo. Egoisticamente si vive di presente più virtuale che reale. Anche il comunicare per niente autentico, crea confusione; spesso crea addirittura sconcerto. Purtroppo, nel nostro Paese, l’attuale sistema di comunicazione, poco autentica, non è per niente la guida giusta ed illuminata, tale da essere capace di aiutare l’uomo a costruire con gli altri un normale percorso di vita. Non si riesce a fare una comunicazione autentica finalizzata ad essere un utile strumento di libertà sia individuale che collettiva e di non stravolgere negativamente la vita di ciascuno e con questa, l’insieme sociale, facendo chiacchiericcio e scandalismo gridato che interessa sempre meno la gente ed il pubblico sia della stampa che dell’invadente mediatico. Nel nostro Paese manca l’etica condivisa come fatto di cultura, come strada maestra che può essere costruita attraverso i comportamenti e l’agire responsabile ed intelligente di ciascuno. Quando c’è l’eccesso, l’abuso della libertà che diventa illiberale e quindi libertinaggio ed offesa dell’altro e/o dell’insieme sociale, allora, come sta succedendo al nostro Paese, è inevitabile che ci sia come riferimento un codice etico non ispirato al principio della libertà nel rispetto degli altri, ma il libertinaggio che crea confusione, sconcerto e priva la gente del pensiero positivo necessario all’uomo di tutti i tempi e soprattutto oggi, in quanto uomo globale ed universalmente interagente con il mondo degli altri uomini. La confusione che regna nel governo del Paese, nel sistema educativo, sempre meno capace di produrre conoscenza e la debolezza della stessa Chiesa, priva di autorità morale soprattutto sul territorio, in quanto espressione di apparati spesso poco credibili e di una rappresentanza in forte crisi nei rapporti con il mondo dei credenti, è tale da destare preoccupazione per il futuro del Paese e della società che non ha più le radici e l’identità locale, necessarie per non smarrirsi e per confrontarsi con le diversità del mondo globale. Cara Italia così non va! C’è in giro troppa confusione; troppi equivoci, troppa gente male abituata che pensa di poter vivere solo appellandosi ai diritti legittimi o meno che siano. La gente del nostro Paese ha cancellato la parola doveri; ancor più ha cancellato il valore dell’essere e di quell’etica senza la quale l’uomo si riduce sempre più ad essere un debole fantoccio impegnato ad apparire in mezzo ad un popolo di fanatici dell’apparire, del divismo, del vivere facile e di considerarsi rappresentanti eletti del consumismo e del consumare a crepapelle cibo, qualunque esso sia, crescendo a dismisura nel proprio peso e nel proprio corpo fatto di carne umana, senza cervelli, senz’anima e senza etica condivisa. Il nostro è, tra l’altro, un popolo di obesi, un popolo di protagonisti della solitudine che non credono più a niente e non sono per niente interessati al vero protagonismo dell’essere, fatto di valori, di amore per l’altro, di solidale rapporto umano con tutte le diversità della Terra. Oggi, ovunque nel mondo c’è l’uomo in cammino; anche da noi arrivano tanti disperati della Terra; ci portano a riflettere sulle condizioni dei nostri emigranti, un’altra Italia, fuori dai nostri confini, in tutto simili agli immigrati che vengono da noi, soffrendo lacrime e sangue e spesso un rifiuto ostinato per essere dei diversi in cammino per bisogno e sempre più privi delle certezze della vita, quali il “chi siamo” ed il “dove andiamo” tra gente poco solidale e spesso addirittura nemica. Italia mia rifletti e cambia!